Trieste, la seconda vita degli ombrelli distrutti dalle raffiche di bora

Vecchi parapioggia abbandonati nei cestini diventano aquiloni, fresbee e sacche grazie ai laboratori di riciclo della Sartoria sociale Lister organizzati all’ex Opp

Trieste, la seconda vita degli ombrelli distrutti dalla bora

TRIESTE Non è raro che Trieste, specialmente dopo le giornate di pioggia e bora forte, venga “invasa” da ombrelli rotti o danneggiati dalla forza del vento. I cestini delle immondizie, in quelle giornate, finiscono inevitabilmente per riempirsi di resti di parapioggia. È proprio a partire da questa considerazione che la Sartoria sociale Lister ha deciso di sviluppare un progetto per recuperare gli ombrelli che, abilmente trasformati, diventano shoppers, aquiloni, frisbee, mantelline da pioggia - anche per gli animali - e da barbiere.


L’iniziativa ha un nome che è tutto un programma, progetto Ombrele, e ha un duplice obiettivo: attivare percorsi di riciclo e tutelare l’ambiente, recuperando appunto i rifiuti. La Lister è attiva dal 2009 come cooperativa nel Parco di San Giovanni, dopo aver sviluppato altrove nei tre anni precedenti la propria attività. Da sempre, però, la storia della coop è legata all’ex Opp e alla rivoluzione di Franco Basaglia. Si occupa di sartoria, maglieria e arredo, con la particolarità di impiegare esclusivamente materiali tessili riciclati, coinvolgendo all'interno dei propri percorsi gli studenti delle scuole, i tirocinanti, i volontari e i richiedenti asilo e promuovendo progetti di inclusione lavorativa con la collaborazione del Comune e del Dipartimento di salute mentale. La Lister promuove inoltre piani di inserimento attraverso le borse di lavoro.



«Non sempre le cose rotte o danneggiate vanno buttate via a prescindere, spesso è possibile utilizzarle per produrre altri strumenti. E così è stato con “Ombrele” - spiega Pino Rosati, membro storico della Sartoria Lister di cui è tuttora vicepresidente -. Naturalmente non è stato difficile trovare i materiali, dopo le giornate di pioggia e bora abbiamo iniziato a trovarci per recuperare gli ombrelli rotti e abbandonati in città. C’è da dire anche che molte persone, venute a conoscenza dell’iniziativa, hanno portato di loro spontanea volontà gli ombrelli».

Prosegue Rosati: «Come sempre nelle nostre attività puntiamo a coinvolgere le competenze e le conoscenze delle persone con cui lavoriamo, e valorizzarle in progetti riferiti ai temi dell'attualità, che in questo caso sono il rispetto dell'ambiente e l'importanza del riciclo».



Fondamentale, secondo Rosati, il coinvolgimento dei ragazzi delle scuole: «Abbiamo organizzato diversi laboratori con gli studenti, che si presentavano nella nostra sede con gli ombrelli per mettersi al lavoro - racconta -. Con loro abbiamo ripercorso le varie fasi della lavorazione: la selezione, il lavaggio, lo smontaggio. È importante che i più giovani siano consapevoli della centralità della lotta agli sprechi, specialmente in un momento storico come questo in cui lo smaltimento dei rifiuti è sempre più complesso e in molte zone del nostro paese rappresenta un problema non da poco». In particolare, per la realizzazione del bordo dei frisbee, sono stati utilizzati dei fagioli come rinforzo.

«Riteniamo che questa iniziativa possa essere utile prima di tutto sul piano della sensibilizzazione, perché riferita a una situazione di cui in molti a Trieste sono a conoscenza - sostiene Rosati -. Allo stesso tempo progetti come questo vanno inquadrati anche in un'ottica di inclusione lavorativa e sociale. Lo scopo della nostra realtà - conclude il vicepresidente - è restituire la dignità alle persone attraverso il lavoro, mettendo al centro la qualità dei prodotti realizzati e il rispetto».

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