Trieste, la pistola che uccise il tassista era di Fiore

La perizia balistica disposta dal giudice conferma la tesi del pm: «Impronte compatibili». Il 6 dicembre si torna in aula
La vettura di Bruno Giraldi sotto sequestro dopo l’omicidio a fine 2003
La vettura di Bruno Giraldi sotto sequestro dopo l’omicidio a fine 2003

TRIESTE Ieri mattina il colpo di scena: la pistola che ha ucciso tredici anni fa il tassista Bruno Giraldi è proprio quella riconducibile ad Antonio Fiore, 43 anni, indagato dall’agosto del 2014 per la morte dello stesso Giraldi e conosciuto nel giro dello spaccio con il soprannome di “Anton”.

Trieste, taxista ucciso: perizia sulla pistola
La vettura in cui è stato ucciso il taxista Bruno Giraldi

Per l’omicidio in questione Fabio Buosi, unico condannato, ha espiato una condanna a 18 anni. Fiore è difeso dall’avvocato Giovanna Augusta de’ Manzano. La perizia disposta nello scorso aprile dal gip Giorgio Nicoli e affidata a Luigi Bombassei De Bona, un tecnico considerato tra i maggiori esperti d’armi, non lascia spazio a dubbi e soprattutto consente - dopo mesi e mesi di stagnazione - un’accelerazione consistente delle indagini dei pm Federico Frezza e Lucia Baldovin.

La pistola è una Beretta 7.65, ed era stata trovata dai carabinieri nell’ambito di un’indagine di droga pochi mesi prima dell’identificazione di Fiore. I militari e i pm Frezza e Baldovin sono sempre stati convinti che quella fosse stata l’arma usata per l’assassinio del tassista. Ma fino a quel momento non era mai emerso nulla di certo.

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Il taxi di Bruno Giraldi sotto sequestro dopo l’omicidio del 2003

Da qui la decisione del giudice Nicoli di disporre per l’appunto una perizia balistica d’ufficio proprio per attribuire con certezza la proprietà della Beretta a Fiore e, di conseguenza, stabilire che quella è stata l’arma che ha ucciso Bruno Giraldi.

Le analisi, si legge nella relazione dell’esperto, «hanno dimostrato che il bossolo calibro 7,65 mm Browning (quello che ha ucciso Giraldi, ndr) proviene dalla pistola semiautomatica Beretta modello 70 calibro 7.65 oggetto della perizia. Quindi il bossolo è stato esploso da quell’arma». E, poi, ancora: «Il confronto effettuato tra il proiettile repertato in occasione dell’omicidio e i proiettili ottenuti sperimentalmente ha permesso di verificare la compatibilità delle impronte».

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L’indagine dei pm Frezza e Baldovin era partita nel febbraio del 2013, successivamente alla condanna di Buosi, da una perquisizione effettuata dai carabinieri del Nucleo investigativo nell’ambito di una storia di droga nella casa di Silvano Schiavon, 44 anni, vecchia conoscenza delle forze dell’ordine.

Ma solo nell’estate dello stesso anno, dopo agli accertamenti dei carabinieri del Ris di Parma, era stato possibile collegare - ma in quel periodo solo ipoteticamente - l’arma all’omicidio di Giraldi. Quali accertamenti fossero stati effettuati in quell’occasione, non era mai stato chiarito. Poi era partito il processo in abbreviato. Con Antonio Fiore, accusato di omicidio volontario, che è tuttora libero in forza di un provvedimento del Riesame.

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Fabio Buosi

Il 23 febbraio scorso il pm Baldovin aveva chiesto la condanna a 16 anni per Anton, ritenuto il secondo responsabile della morte del tassista, tenendo sostanzialmente conto degli unici due elementi emersi nel corso dell’istruttoria: la testimonianza del suo ex amico Alfonso Forgione, e proprio la pistola, riconducibile allo stesso Fiore.

Elementi questi ritenuti tuttavia per nulla convincenti dai giudici della Cassazione che, lo scorso anno, avevano confermato la decisione con cui il Riesame a fine 2014 aveva annullato appunto il provvedimento di custodia cautelare in carcere chiesto dai pm.

Ora però è arrivata la perizia balistica. Che offre un micidiale assist alla Procura. Sarà discussa il prossimo 6 dicembre. Poi - in una data non ancora definita - la sentenza. Che necessariamente dovrà tener conto proprio di questa perizia.

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