Trieste, la pista della vendetta dietro all’esplosione di piazza Perugino
TRIESTE Il gesto inconsulto di un folle. Un tentato furto. O, piuttosto, una vera e propria vendetta? Non ha ancora risposte certe, né tanto meno indagati, l’esplosione dell’altra notte in piazza Perugino all’ingresso del supermercato “Le Beccherie”. Ma la polizia, confermano ambienti della magistratura, sta prendendo in particolare considerazione la pista della ritorsione. Chi ha posizionato l’ordigno rudimentale davanti alla porta del market, utilizzando alcune bombolette di gas, altro materiale infiammabile e spazzatura, potrebbe averlo fatto con una motivazione precisa. È questo che gli inquirenti stanno cercando di capire.
Indaga la polizia, sotto la direzione di un magistrato. Ma il proprietario del negozio, Eligio Bozieglav, giura di non avere nemici. Né adesso, né in passato. «Non credo...», dice. «Sono uno che ha sempre aiutato tutti - osserva - non ho mai trattato male nessuno. Ormai regalo anche da mangiare a chi ruba, visto che qui viene gente di tutti i tipi: poveri, balordi, alcolizzati e drogati. Qui c’erano tanti che si prendevano ogni giorno qualcosa, chi la banana, chi il pane, chi il brodo o la bottiglia di vino. A un certo punto ho detto, “ma perché rubate? Ve la do io la spesa”. Quindi non ho davvero problemi con nessuno». La figlia, Giada Bozieglav, dal canto suo giura che il padre non ha e non ha mai avuto i conti in sospeso con nessuno. «I fornitori e i dipendenti sono sempre stati pagati regolarmente - assicura - anche prima delle scadenze».
Dunque il movente. Perché qualcuno dovrebbe aver avuto bisogno di compiere un gesto simile? L’esplosione ha creato un botto fortissimo nel cuore della notte, che molti residenti hanno sentito. E poteva andare peggio, molto peggio. Le fiamme, che si sono alzate fin sopra le tende del supermarket, con un filo di vento avrebbero potuto intaccare pure le bocchette di areazione poste all’esterno dell’edificio. I due buchi si trovano proprio all’altezza del controsoffitto del negozio, costruito con polistirolo e legno: bastava che una vampata raggiungesse quel punto e sarebbe stato il disastro. Avrebbe preso fuoco l’intero palazzo. I proprietari ne sono consapevoli. «Sì, sarebbe stato un disastro», sospira Eligio Bozieglav.
La polizia ha anche altri strumenti investigativi per tentare di risalire al responsabile: i sistemi di videosorveglianza dei negozi circostanti, a cominciare da quello della vicina banca. Almeno uno dei dispositivi elettronici potrebbe aver immortalato con più precisione il bombarolo di piazza Perugino. Anche perché le immagini attualmente disponibili, quelle riprese dalla telecamere delle “Beccherie”, non rivelano molto. Il filmato, certo, è lungo: si vede una sagoma che armeggia per terra e che si muove avanti e indietro nelle vicinanze dell’ingresso. Poi la fiammata. Ma il volto di quell’individuo è assolutamente irriconoscibile. L’uomo probabilmente indossava una felpa con cappuccio e, stando a chi ha analizzato con precisione le sequenze, pure una specie di casacca catarifrangente, simile a quelle utilizzate da chi lavora di notte in strada, come gli operatori della nettezza urbana. Un modo per non destare sospetti, forse.
Sembrano esclusi, al momento, eventuali collegamenti con altri episodi avvenuti nella zona. Il caso sarebbe isolato. Una ritorsione, come si sospetta. E per questo ancora più inquietante.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo