Trieste, la pipa e il bastone “restituiti” a Saba

TRIESTE. C’è voluta un’intera giornata di lavoro per restituire alla statua di Saba l’integrità perduta oltre dieci anni or sono, a seguito dei ripetuti furti della famosa pipa, e successivamente per la duplice rottura del bastone.
Impegnati nel delicato intervento, che ha comportato la saldatura di due pezzi aggiuntivi sul bavero, della pipa e il fissaggio del bastone (nonchè le necessarie rifiniture), due scultori incaricati dalla ditta di restauri “Mauro Vita” di Roveredo in piano.
Luciano De Tommaso, anche fonditore, e Alberto Fiorin hanno iniziato di buon mattino, osservati per diverse ore da tanti passanti che transitavano in via Dante e in via San Nicolò. A seguire con attenzione l’opera dei due artisti, la direttrice dei Musei civici di storia ed arte, Maria Masau Dan, e il titolare dell’impresa di restauri.
Per la verità, la nuova pipa e il bastone erano pronti per essere rimessi al loro posto già due mesi fa, ma al momento di ricollocarli era sorto un dubbio sulla robustezza del punto di fissaggio della pipa. «Il punto in cui è attaccata alle labbra - spiega Masau Dan - è largo circa un centimetro. Ho pensato che il giorno dopo non l’avremmo trovata più, per l’ennesima volta. L’alternativa era tra il progetto iniziale o la sua modifica, che poi non è risultata sostanziale. Per non ritrovarci al punto di partenza, abbiamo quindi deciso di creare un secondo punto d’appoggio, alzando il bavero».
In effetti, l’intervento precedente non aveva dato grandi risultati. La pipa, poi rubata, era stata infatti fissata con un perno metallico e della resina. Per rifarla, tra l’altro, non esistendo più il calco originario si è dovuto rimodellarla. Fortunatamente erano disponibili alcune immagini molto dettagliate, che hanno facilitato il lavoro.
A fine marzo, così, lo scultore Alberto Fiorin è ritornato a Trieste, e ha modellato sulla statua, con il gesso, alcune “aggiunte” al bavero, una dal lato della pipa, per disporre appunto di un secondo punto di fissaggio, e l’altra dalla parte opposta, per dare simmetria al bavero.
Scelti i modelli finali assieme a Masau Dan, e dopo aver ottenuto il via libera dalla vedova dello scultore Spagnoli, Luciano De Tommaso ha proceduto alla fusione delle parti che ieri sono state saldate alla statua. Partendo dai calchi in gesso, De Tommaso ha realizzato prima i calchi “negativi” in gomma, quindi i calchi in cera, per procedere poi alla fusione del bronzo con il metodo della “cera persa”.
Tra l’altro, in laboratorio è stata anche eliminata l’anima in gesso del bastone (ulteriore motivo di fragilità) e lo stesso è stato irrobustito eliminando tre punti critici costituiti da “soffiature”, zone di natura spugnosa createsi durante la fusione originaria. Nel corso dell’intervento di ieri, poi, è stata anche “bonificata” l’anima in gesso della mano, anche questa residuo della fusione.
Durante le tante ore di lavoro, che si sono concluse con la levigatura e la l’applicazione di quello che gli addetti ai lavori chiamano “fegato di zolfo”, per uniformare la tinta delle nuove parti a quella dell’intera statua, tanta gente si è fermata ad osservare i due artisti. «Ho avuto l’impressione - commenta Masau Dan - che la statua sia stata “adottata” dai cittadini. Ho percepito un’attenzione benevola, con commenti negativi sui vandalismi di cui la statua stessa è stata oggetto. È venuto anche Mario Cerne (titolare della storica e vicina libreria di Saba, ndr), contento per l’atteso restauro, che contribuisce a valorizzare quel particolare punto della città. Direi - conclude - che l’operazione ha raggiunto l’obiettivo di riportare la statua alla sua integrità, anche nel rispetto dello scultore Nino Spagnoli».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo