Trieste, la nuova moschea a due passi dal Maggiore

TRIESTE Un luogo di raccoglimento e incontro per i tanti fedeli musulmani della città. Questo diventerà lo stabile di via Maiolica 17, acquistato lo scorso 14 ottobre dal Centro culturale islamico triestino, con un atto di compravendita stipulato davanti al notaio Roberto Comisso.
L’immobile - che fa angolo con via Tarabocchia e un tempo ospitava al piano terra un frequentato negozio di dischi - è stato comprato per 500mila euro dalla famiglia Levi, proprietaria anche dell’Emporio Fiorentino lì accanto. Per far fronte all’impegno economico il Centro culturale islamico che ha la propria sede legale in via Pascoli 45, ha stipulato con il Monte dei Paschi di Siena un mutuo di 350mila euro, pari al 70% del valore del palazzo. L’atto di compravendita è già stato trascritto all’Ufficio tavolare.
La destinazione dell’edificio è messa nero su bianco nel verbale dell’assemblea dei soci della onlus “Centro culturale islamico di Trieste e della Venezia Giulia” riunitosi lo scorso 28 agosto. Verbale che cita appunto all’ordine del giorno la voce “Progetto moschea - varie ed eventuali”. Nessun maximinareto in arrivo, comunque, come assicura il presidente del centro Saleh Igbaria, al quale l’assemblea ha dato mandato di sottoscrivere gli atti di compravendita e di mutuo dell’immobile di via Maiolica.
L’operazione, precisa Igbaria, consisterà essenzialmente nella creazione di un centro culturale: «La parola moschea inserita nel verbale? I fratelli tendono a chiamare “moschea” ogni centro di preghiera, anche un buco umido sottoterra».
«Le nostre ambizioni - spiega ancora il leader della comunità islamica cittadina, Igbaria - vorrebbero la costruzione di una realtà più importante, come quella di Fiume ad esempio, che comprenda anche il supermercato, la palestra, gli ambulatori e altre attività. Per realizzare un progetto simile, però, servono finanziamenti dai Paesi arabi e tempi molto più lunghi».
La comunità musulmana di Trieste, invece, non può più aspettare. «Anche a seguito dell’arrivo di molti profughi - precisa Igbaria - non riusciamo più a contenere tutti i fedeli nel centro di via Pascoli: è troppo piccolo, siamo ridotti a pregare in cortile, nell’atrio. Il venerdì arrivano anche 350 persone. Per questo abbiamo deciso di acquistare con i nostri mezzi economici lo stabile di via Maiolica, che cercheremo di aprire, almeno parzialmente, entro quattro mesi».
A Trieste la comunità musulmana conta oggi 6mila fedeli (nel 2013 erano 3mila) ed è in costante crescita. L’edificio che diventerà la loro futura “casa” si sviluppa su tre piani e conta circa mille metri quadrati, ed era sul mercato da tempo. I lavori per trasformarlo in centro di preghiera sono già iniziati.
«Inizieremo sistemando il piano terra per creare subito un luogo di preghiera più grande - chiarisce Igbaria -. Forse rimetteremo a posto anche qualche stanza al primo piano. Tutto il resto verrà dopo: per restaurare gli altri ambienti e rifare tetto e facciate servono tempo e soldi. Piano, piano». Alla comunità islamica piacerebbe ricavare nello stabile anche un ricovero per bisognosi e una mensa per i poveri, oltre a una sala convegni e una biblioteca.
Le forze di polizia sono già state informate del progetto dai vertici del Centro culturale islamico, con i quali da anni mantengono un ottimo rapporto. Il Centro, del resto, è una presenza consolidata e perfettamente integrata in città: costituito formalmente il 27 settembre del 2002, dopo aver fatto domanda alla Regione, è entrato nel Registro del volontariato organizzato come onlus.
Con l’acquisto del nuovo edificio, dunque, termina la ricerca avviata tempo fa dai musulmani di Trieste. A fine 2014 la comunità islamica aveva presentato al Comune una richiesta per avere uno spazio o un immobile da sistemare. L’amministrazione aveva raccolto la richiesta, incontrato i rappresentanti e indicato come possibili opzioni le ex officine Holt di via Gambini e un fabbricato nel complesso dell’ex fabbrica macchine in Campi Elisi.
Ma non se ne fece nulla. In passato si era parlato di un possibile interesse per l’area dell’ex albergo Obelisco e di un foro commerciale a Valmaura, dove un tempo c’era una sala bingo. Ma il presidente della comunità, Igbaria, e Nader Akkad, l’imam di origine siriana, ingegnere e ricercatore all’Ictp, hanno sempre espresso la loro preferenza per un immobile sobrio in una zona centrale della città, facilmente raggiungibile.
Caratteristiche, appunto, alla fine trovate nel palazzo di via Maiolica. «Avremmo voluto inaugurarlo con una grande festa a cui invitare l’intera città per dare un segnale di apertura e coinvolgimento - conclude Igbaria -. Purtroppo, però, abbiamo fretta e poche risorse economiche: inizieremo quindi con un’apertura parziale».
Una prospettiva vista non di buon occhio da Franco Bandelli, consigliere comunale di Un’Altra Trieste, che «chiede a tutte le istituzioni cittadine di intervenire immediatamente e non concedere l’autorizzazione a trasformare in luogo di culto l’immobile appena acquistato dall’associazione culturale islamica». «La libertà di culto è un diritto sancito dalla Costituzione - afferma - ma la politica deve saper contestualizzare l’esercizio di tale diritto, specie in un periodo come questo, in cui alcune moschee hanno evidenziato collusioni con il terrorismo internazionale».
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