Trieste, la matrigna si tiene a casa i resti del papà. Ma il figlio le fa causa
TRIESTE. Suo padre se n’è andato il 9 luglio del 2017. Da allora Luca, 22 anni, non ha avuto la possibilità di piangere sulla tomba del papà. Perché i resti, le ceneri di Massimiliano Tomasini, operaio della Ferriera mancato improvvisamente una notte all’età di 50 anni, sono conservate all’interno di un quadro sistemato su una parete dell’abitazione dove risiede la seconda moglie del defunto. È una storia complessa, che mette in gioco diritti e dolore, e che a breve approderà in un’aula del Tribunale.
La triste vicenda ha inizio poche ore dopo la morte di Tomasini, divorziato dalla mamma di Luca e risposato con un’altra donna. Tra la nuova moglie e il figlio, come talvolta accade, i rapporti non sono mai stati idilliaci. «Tra me e mio padre invece c’era un bel rapporto, ci sentivamo spesso e ci incontravamo, ma non in presenza della sua nuova moglie», ricorda il figlio.
Nell’estate del 2017, Tomasini viene colto da infarto e muore. Il figlio lo viene a sapere il mattino seguente. Per lui è un colpo terribile, una perdita che si porta dietro anche il dolore di quel rapporto vissuto un po’ a metà dopo la separazione dei genitori.
Nei giorni successivi vengono presi gli accordi con l’impresa di onoranze funebri. Si dispone che Massimiliano venga cremato. Il figlio partecipa alle spese per le esequie. Ma dopo l’avvenuta cremazione «vengo a scoprire – spiega Luca – che la moglie ha dato indicazioni affinché le ceneri vengano poste all’interno di un quadro, successivamente sistemato su una parete nella casa dove vive, e non in cimitero. Da allora io non ho potuto piangere mio padre su una tomba, non posso avere un momento di intimità, di raccoglimento accanto ai suoi resti. E come me, i suoi amici e i suoi colleghi. Vengo privato del diritto che va riconosciuto a ogni figlio».
Luca, per far valere i suoi diritti, si è rivolto a un legale, l’avvocato Mersedes Giuseppin, che per mesi ha tentato una soluzione bonaria della situazione. «Nel momento in cui noi abbiamo richiesto un risarcimento del danno, visto che il mio assistito non può osservare il culto, non può recarsi deliberatamente a pregare accanto ai resti del padre – precisa Giuseppin – la controparte ha risposto che la signora concede libero accesso all’abitazione. Ma quest’atteggiamento, al cliente, appare strumentale visti anche i rapporti non buoni tra le parti».
Al di là del fatto che tra i due non scorra buon sangue, Luca non ha le chiavi di quella casa, e pertanto non può accedervi autonomamente. Per far visita ai resti del padre dovrebbe prendere, ogni volta, una sorta di “appuntamento”.
La casa dove sono conservati i resti di Massimiliano, è in comproprietà tra la seconda moglie dell’uomo e lo stesso Luca. La donna, ad ogni modo, gode di un diritto di abitazione sulla casa che era residenza coniugale. «Ritengo corretto che le ceneri del mio papà vengano conservate in una tomba, in un loculo, dove io possa accedere senza dover chiedere permesso a nessuno, e visto che attraverso le vie bonarie non ho potuto veder riconosciuto questo mio diritto, ora sarà il Tribunale a stabilirlo».
«Ho già avuto mandato dal mio cliente per procedere dinanzi al Tribunale per tutelare le sue ragioni», conferma l’avvocato.
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