Trieste, la Lega cancella il nome della Sala matrimoni

TRIESTE Il consigliere comunale Fabio Tuiach l’ha definita «una piccola soddisfazione». Lunedì sera in aula un blitz della Lega Nord a fine seduta ha privato la stanza comunale affacciata su piazza Unità della denominazione di sala matrimoni.
La mossa è arrivata dopo che Roberto Dipiazza aveva annunciato che, in seguito alla sentenza del Tar di Brescia, anche lo spazio nel cuore della città sarebbe stato aperto alle unioni civili. Una decisione che aveva fatto esultare più di qualcuno, ma che non era piaciuta al gruppo del Carroccio.
Mentre la seduta proseguiva, dopo l’annuncio di Dipiazza, il capogruppo leghista Paolo Polidori ha preparato la sua mozione per il gol della bandiera: visto che la legge impone di concedere la sala matrimoni anche alle unioni civili, è il succo del testo, allora bisogna togliere il riferimento ai matrimoni nel nome della sala.
Polidori ha esposto con enfasi le sue tesi: «Prendendo a pretesto una finta discriminazione (che sarebbe la restrizione delle unioni civili a palazzo Gopcevich, ndr), si è andati a creare una vera discriminazione verso chi vuole unirsi in matrimonio».
Secondo il capogruppo c’era un doppio fine: «Non si è pensato, o anzi si è pensato in modo ponderato, che in questo modo si sarebbe tolto il diritto ad avere una sala destinata ai matrimoni, che ora non ha più senso di esistere, perché una sala matrimoni è laddove si celebrano esclusivamente matrimoni».
Poco importa che nello spazio di piazza Unità fino a ieri si facesse di tutto un po’, pure conferenze stampa. La Lega ha chiesto di ritirare la denominazione: «Tutti quelli che si sposeranno dovranno ringraziare per questo chi ha voluto questa legge discriminante nei loro confronti».
Ha rincarato la dose Tuiach: «Anche nelle fila dell’opposizione siedono cristiani, ma mi chiedo se abbiamo letto bibbie diverse», ha esordito. Il pugile-scrittore ha sottolineato che per lui «Dio viene prima della politica» e definito appunto «una piccola soddisfazione» l’essere riusciti a togliere la denominazione. Infine ha concluso il suo intervento con un raffinato calembour, proponendo di chiamarla «sala culimoni». Prodezza linguistica che, a dire il vero, non è farina del sacco di Tuiach, ma rientra tra le uscite di Vittorio Sgarbi.
La “battuta” non è piaciuta all'opposizione. «Chissà se anche Lista Dipiazza e Forza Italia condividono la valenza creativa e linguistica del nuovo nome coniato per la sala matrimoni dal collega Tuiach - commentano i consiglieri Pd, che al momento del voto hanno lasciato l'aula -, oppure se iniziano a domandarsi seriamente se qualcuno sia degno o meno di rappresentare i cittadini e le istituzioni».
Secondo gli esponenti del Pd «si tratta di esternazioni gravi. Per l'ennesima volta Tuiach si è espresso in maniera offensiva e irrispettosa nei confronti del Consiglio e delle persone, della città. Lo ha fatto, stavolta, con espressioni inqualificabili che confermano l'assoluta indegnità alla carica istituzionale che ricopre».
L'ex sindaco Roberto Cosolini ha notato come i consiglieri di Fi e diversi esponenti della Lista Dipiazza abbiano lasciato l'aula (anche se le ragioni erano un contrasto con la Lega su altri temi): «Al di là delle volgarità indegne per chi siede nelle istituzioni, la cosa ridicola è che la sala non ha mai avuto una denominazione ufficiale e ha sempre avuto diversi utilizzi oltre ai matrimoni (corsi, conferenze, spazi per eventi speciali...). Ma pretendere che lo sappiano è troppo. A questo punto aspettiamo di vedere se il sindaco dirà qualcosa su questa inaccettabile e rozza deriva leghista».
Prende le distanze anche la consigliera della Lista Dipiazza Barbara Dal Toè, espressione del movimento Rivolta l'Italia: «Le leggi e le decisioni vanno rispettate senza offendere perché non condivise, e io voglio rispettare le regole, quindi mi dissocio dai comportamenti tenuti da Tuiach. Il Padreterno ci ha dato la facoltà di ragionare prima di parlare, bisognerebbe quindi pensare a non offendere le persone colpendo la loro sensibilità. Il rispetto verso il prossimo è fondamentale».
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