Trieste, la Lega benedice Dipiazza ma ha l’asso nella manica: spunta l’outsider Rosolen
TRIESTE Un anno e mezzo è un’era geologica nella politica italiana, ma ad oggi Roberto Dipiazza è di fatto il candidato del centrodestra triestino per le elezioni comunali del 2021. Dopo l’endorsement arrivato venerdì dalla nuova area moderata composta da Forza Italia e Progetto Fvg, il primo cittadino ha ricevuto ieri l’appoggio della Lega, con cui i rapporti non sono sempre stati idilliaci. Nel Carroccio, allora, da una parte si benedice e dall’altra si studiano piani B, con il nome di Alessia Rosolen che spunta fra i papabili come candidata indipendente.
L’investitura a Dipiazza arriva intanto dal segretario provinciale leghista Pierpaolo Roberti. E ha il suo peso specifico, perché l’assessore regionale alle Autonomie locali non ha mai nascosto il desiderio di correre. «Il centrodestra – dice Roberti – ha fatto bene fin qui e vuole continuare a lavorare assieme. Con il sindaco non c’è nessun problema: se oggi c’è la disponibilità di Dipiazza, molto presumibilmente la Lega dirà di sì». Lo spazio di ripensamento c’è e suona sibillino, ma ambienti vicini a Massimiliano Fedriga fanno sapere che il presidente ritiene inutile arrischiare cambi in corsa se Dipiazza intenderà davvero giocarsi il quarto mandato. Cosa che ha dichiarato di voler fare dopo le rivelazioni sul sondaggio che il Carroccio ha commissionato sul gradimento suo e di altri nomi di centrodestra e centrosinistra.
La rilevazione di Swg ha fatto emergere il vulcanico primo cittadino come il più apprezzato della coalizione e, se le dichiarazioni ufficiali non sono solo pretattica, il candidato sarà lui.
Dipiazza ci tiene d’altronde a sfondare ogni record di permanenza in carica, ma sa pure che nel prossimo quinquennio non potrà contare sul segretario generale Santi Terranova, prossimo alla pensione e considerato vero sindaco ombra. Ma Dipiazza non si mostra preoccupato e apparecchia un 2020 di campagna elettorale: «Abbiamo un menù incredibile. Galleria di Montebello, ex caserma di Roiano, centro congressi e piscina terapeutica». Più la chiusura della Ferriera che sarà agitata come una bandiera.
I primi ad aver chiesto un impegno a Dipiazza sono stati i forzisti, che mesi fa lo hanno sollecitato a una convinta e rapida discesa in campo: un modo per anticipare possibili mosse della Lega e schierare la nuova federazione moderata come lista del sindaco, che avrebbe anche dato disponibilità a correre il primo turno in proprio qualora la Lega si metta di traverso: possibilità che gli azzurri non escludono, visti i rapporti non sempre facili tra il Carroccio e Dipiazza. Ma Roberti scaccia ogni timore: «Non correremo separati, tutto sarà deciso prima».
La Lega attende e benedice: quanto convintamente lo dirà il tempo. I salviniani lavorano però sottotraccia per farsi trovare pronti, perché ci sono diverse possibilità che il Dipiazza quater sfumi. Da una parte, non sono in pochi nel Carroccio a pensare che il sindaco stia bluffando e alzi la posta per poi farsi da parte e ottenere in cambio il ruolo di presidente del consorzio di gestione che si occuperà della ricostruzione del Porto Vecchio. Dall’altra parte, non mancano i falchi che nella Lega spingono per un ricambio che consenta di prendersi Trieste, dopo aver assunto sempre più potere in Comune grazie a una serie di cambi di casacca.
Che i fili li muova Fedriga è fuori discussione: il governatore rimarrà in sella fino al 2023 e difficilmente l’astro della Lega si appannerà nel giro di un anno. L’alternativa più gettonata a Dipiazza è Roberti, che ha tappezzato la città di grandi manifesti pubblicitari per magnificare i risultati della sua azione di assessore a favore del territorio. Roberti ci tiene, ma si è sempre conformato alle decisioni del partito, l’età gli permette di attendere ed è ritenuto meno interessato di un tempo: è d’altronde assessore di peso nella giunta Fedriga e ha ottime possibilità di un bis, chance di un salto in Parlamento e qualche segreta speranza di poter proporsi per subentrare all’amico governatore in caso di chiamata a Roma.
La Lega starebbe allora covando un’opzione eretica e che darebbe a Trieste la possibilità di eleggere il primo sindaco donna. Nel suo sondaggio il Carroccio ha misurato la possibilità della candidatura indipendente di Alessia Rosolen, assessore regionale al Lavoro che gode della stima di Fedriga. L’ipotesi è concreta e cresce nelle valutazioni dei leghisti, perché Rosolen si è avvicinata al cerchio magico del presidente, si è dimostrata fra gli assessori più credibili e gode di apprezzamento trasversale. Cresciuta nella destra sociale, già candidata di bandiera a sindaco con un raggruppamento civico nel 2016, non dispiace nemmeno ai sindacati ed è stata capace nel tempo di ritagliarsi un’immagine non legata a un partito. Puntare su di lei significherebbe inoltre liberare un posto in giunta (i pretendenti non mancano) e riservarsi l’eventuale possibilità di sottrarre la Lega alle responsabilità di quella che ad ogni modo sembra oggi un’improbabile sconfitta.
Su Rosolen peserebbe però il veto di Forza Italia: il partito non ha più il peso per porre veti, ma l’ex senatore Giulio Camber ha dimostrato di saper giocare a perdere contro candidati sgraditi. Alla Lega resterebbe a quel punto un’ultima carta da giocare: quella Federica Seganti, che i ben informati descrivono tuttavia come molto soddisfatta di essersi ritagliata un ruolo di tecnico all’interno di Friulia e nel cda di Hera. —
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