Trieste, la diocesi “scomunica” la scuola senza presepe
TRIESTE L’albero sì, ma il presepe no. Le vacanze sì, eccome, ma i canti (preferibilmente) no. Il Natale laico, quello con renne e Babbi ma senza bue e asinelli, è una regola ben consolidata a Melara. L’istituto comprensivo Iqbal Masih di via Forlanini, un’unica grande struttura per materne, elementari e medie, ha abolito da tempo ormai qualsiasi riferimento alla Natività. Circostanza che non sfugge – e irrita molto – la diocesi che, mentre già si respira un clima natalizio, parla di «fatto grave, gravissimo».
Ma su, in periferia, l’aria che tira è piuttosto serena. Chiudere la porta a Gesù Bambino, Maria, Giuseppe e Re Magi, non semina discordia. È un fatto normale. Non come l’anno scorso quando qualche insegnante aveva tentato di riportare in auge le usanze della tradizione cattolica e si era visto bocciare dal Consiglio d’istituto l’azzardo. Il dirigente scolastico, Andrea Avon, ne parla con tranquillità: «Da quando siamo sorti come istituto comprensivo abbiamo varato una Carta dei servizi. Il documento contiene una parte specifica su questo: si dice che i messaggi di carattere confessionale possono avere luogo solo durante le lezioni di religione o al di fuori dell’orario, come la messa di inizio anno».
Il motivo è semplice: in Italia non vige alcuna religione di Stato. Avon lo dice e lo ripete fino alla nausea a docenti, familiari e a chi glielo domanda. «La scuola non ha né un credo da proporre, né un agnosticismo da privilegiare», puntualizza il preside. «Non me lo sto inventando io, questo è un passaggio che si trova nei programmi ministeriali dell’85. Per questo istituto – rimarca – è un punto di riferimento, un aspetto che abbiamo voluto inserire nella Carta dei servizi. In questi anni c’è stato chi si è opposto. Ma il Consiglio di istituto ha confermato la linea. Qui si insegnano valori di convivenza più importanti di un presepe...».
Sono 850 gli iscritti a Melara, un centinaio gli insegnanti, con una media di stranieri «al di sotto di quella regionale», ci tiene a evidenziare il dirigente. Il problema, quindi, non è la “multiculturalità” o il timore di mancare di rispetto ad altri credo. «No – precisa il professor Avon – è un discorso di laicità. È giusto e importante studiare i fenomeni religiosi e la libertà di professare la propria fede, ma questa è una scuola laica. L’albero? Ha una matrice storica diversa, se non sottende messaggi confessionali non lo vieto. Non ci opponiamo ad Halloween, al Carnevale e dunque neppure al Natale». Nessun problema a fermarsi per le vacanze: «Perché vi pare che il Natale sia una vacanza religiosa? Si sta a casa per un motivo religioso? Si sta a casa per riposarsi, stare in famiglia... Se le ferie fossero a fine gennaio saremmo contenti uguale» risponde Avon.
Ma giù, in Cavana e dintorni, hanno già trascritto il nome del preside nel librone dei cattivi. Una “scomunica” che porta la firma di monsignor Ettore Malnati, vicario episcopale. «Il presepio – ammonisce il parroco di Sion – è un segno della nostra cultura. Sono anni che a Melara di fanno lotte su questo, questa è la testardaggine dei laicisti. Stanno propugnando una società che non tollera alcuna religione. Ma noi, se vogliamo dialogare con musulmani, ebrei e buddisti, dobbiamo tutelare le nostre radici cristiane. Pensiamo a quanta arte del nostro Paese si ispira alla Natività. Negare lo spirito del Natale a scuola è molto grave, gravissimo. Impedire i richiami alla cultura cristiana è un’imposizione».
L’assessore all’Educazione Antonella Grim non scende nella polemica. «Ogni scuola – si limita a dire – ha una sua propria autonomia e ogni scelta è decisa dai singoli istituti. Nel mio incarico di assessore non ho fatto il censimento di chi fa l’albero e chi il presepio, ma devo dire che nelle mie visite negli istituti ho trovato tante feste, tanti presepi e tanti canti di Natale. La politica non deve interferire nella comunità scolastica. Deve entrare in punta di piedi».
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