Trieste, la crisi fa lievitare la “fame” di welfare

Cresce la spesa sociale del Comune tra bonus affitti, contributi bollette e sostegni al reddito. Seguiti 11mila casi. Rafforzati i controlli anti “furbetti”
Di Gianpaolo Sarti

La perdita improvvisa del posto di lavoro, la mancanza di prospettive e di autonomia economica. La solitudine e l’isolamento. O padri divorziati, che si trovano a pagare gli alimenti, il mutuo e l'affitto per un nuovo appartamento, a dover gestire cioè la propria vita insieme a quella della famiglia precedente. Vecchie e nuove povertà: italiani e stranieri, non fa più differenza. Trieste è sotto il peso schiacciante di una spesa per il sociale crescente.

La spesa

Per far fronte a quella che ormai appare sempre più come un’emergenza stratificata, di cui non si conosce il punto di caduta, il Comune ha stanziato 3,9 milioni di euro nel 2011, quasi 4,3 nel 2012 e ben 4,9 nel 2013. Nel giro di un paio d’anni, dunque, le necessità sono aumentate di un milione di euro. La cifra nel 2014 è però scesa a 4,4 milioni (poco più di 1 milione, intanto, i fondi per questi primi mesi del 2015), visto che la domanda sulle misure urgenti anti-povertà è calata lievemente, passando dai 3.447 richiedenti del 2011 ai 3.055 del 2014. Un segnale di miglioramento? «No, non è così purtroppo», dice l’assessore municipale con delega alle Politiche sociali Laura Famulari. Più che altro i controlli sulle dichiarazioni Isee di chi bussa alle porte per un sussidio si sono fatti molto ma molto più stringenti, anche grazie all’intervento della magistratura su più di qualche furbetto. È quindi la massa di gente si è un po’ sfoltita.

Il disagio

Ma la crisi, le imprese che chiudono i battenti, le famiglie sul lastrico e le difficoltà di inserimento e integrazione degli immigrati nel tessuto cittadino, permangono eccome. Il disagio è «crescente e multiproblematico», è l’analisi dei report in mano all’assessorato, con l’effetto «dell’impoverimento di larghi strati della popolazione, che incrementa la domanda sociale in termini di complessità». Sono persone senza reddito per cui non bastano più contributi “una tantum”. Il 30 per cento degli aiuti erogati, ad esempio, se ne va per mantenere la casa.

Le tensioni sociali

Una vera e propria tensione sociale, a leggere le relazioni in mano all’assessorato: «Sono frequenti gli episodi di aggressività e di minacce verso gli operatori territoriali, laddove non riescono a dare le risposte attese», tali da rendere necessario «l’intervento delle forze dell’ordine». E non ci sono solo le “povertà”, perché tra minori, anziani e disabili, il Comune ha sul groppone circa 11 mila persone. Oggi, a fronte di 3.055 bisognosi, risultano 8.091 domande complessive. Ciò significa che una stessa persona ha necessità di più misure. Bolletta, affitto, mensa e spesa al supermercato, ad esempio. Infatti i contributi procapite salgono: dai 1.174 del 2011 ai 1.479 del 2014.

La “fame” di alloggi

L’emergenza abitativa è uno dei fronti più inquietanti: il 10 per cento dell’intera popolazione triestina vive in alloggi Ater e chi si mette in lista per un contributo per l’affitto, anche nel mercato privato, ha un reddito sotto i 10.100 euro annui. Il Comune si affianca pure per il pagamento delle bollette, grazie a un protocollo siglato con AcegasApsAmga ed Estenergy anti- morosità. Il fabbisogno è crollato, passando dai 516 utenti del 2012 ai 122 del 2014; così come la spesa complessiva, da 239 mila a 64 mila euro. «Ciò perché, proprio a causa della morosità, molti alla fine scelgono di cambiare gestore - afferma Famulari -. E poi ora, per chi non ce la fa a pagare, si applica il metodo della rateizzazione - chiarisce ancora l’assessore - quindi molte persone riescono a gestire i debiti direttamente con l’AcegasApsAmga o Estenergy, senza ricorrere al sostegno comunale. Per questo il numero risulta in diminuzione».

I bonus affitti

Il trend è in discesa pure sulle domande per il contributo affitti: 2532 nel 2012, 1245 nel 2013, con una spesa ridotta a 241 mila euro (636 mila nel 2012). Anche qui, a incidere, sono le verifiche a tappeto su Isee ed autodichiarazioni, avviate per scongiurare il rischio che le già risicate risorse finiscano per andare a chi non ne ha realmente bisogno. Verifiche che hanno scoraggiato i disonesti: gli uffici analizzano la documentazione anche con il supporto dei carabinieri e della Guardia di Finanza.

I controlli anti “furbetti”

E proprio a fine 2013 la Procura della Repubblica di Trieste, in seguito alla pubblicazione delle graduatoria definitiva relativa agli affitti, ha passato al setaccio quanto presentato dai potenziali beneficiari. Dalle indagini erano emerse numerose attestazioni fasulle, che non corrispondevano alla reale situazione patrimoniale. Preparate proprio per ottenere indebitamente un punteggio utile necessario a portare a casa il contributo.

Il trend in aumento

Però la spesa per il sociale è destinata comunque a salire, anche perché il target che si rivolge ai servizi per un sostegno economico, «è sfiduciato e non prefigura una condizione di autonomia personale e indipendenza nel breve e medio termine». E - si osserva nella relazione dell’assessorato comunale ai Servizi sociali - sono famiglie senza reddito, conseguente a perdita dell’impiego, con una situazione di impoverimento recente e spesso senza prospettive di soluzione per un possibile reinserimento nel mondo del lavoro».

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