Trieste, la colf dalle mani lunghe patteggia due anni

Due anni di reclusione e 600 euro di multa: è la pena patteggiata da Grazia Cimador
Immagine simbolo di una colf in una casa
Immagine simbolo di una colf in una casa

TRIESTE Due anni di reclusione e 600 euro di multa. È questa la pena che ha patteggiato Grazia Cimador, 53 anni, la collaboratrice domestica dalle mani lunghe, accusata di aver rubato alcune banconote dalla casa in via Risorta del proprio datore di lavoro, Gianluca Giuman, titolare di un’azienda di commercio del pesce.

L’accordo, che sarà ratificato con la sentenza dal gip Laura Barresi il prossimo 29 giugno, è stato definito tra il difensore, l’avvocato Roberto Corbo, e il pm Massimo De Bortoli. E intanto la donna che era in carcere è stata liberata.

La data è quella dello scorso 14 maggio. I carabinieri, d’intesa con il proprietario della casa Gianluca Giuman, il quale aveva denunciato più volte i furti subiti, avevano installato - dopo l’ok del pm De Bortoli - una minitelecamera nascosta in camera da letto con l’obiettivo puntato proprio sul letto dove erano stati lasciati apposta un paio di pantaloni nelle cui tasche c’erano quattro banconote da 50 euro l’una, i cui numeri di serie erano stati segnati.

La colf che rubava rimane in carcere
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Insomma era proprio un’occasione troppo ghiotta per la sospettata. Infatti la donna - questo si vede dalle immagini - non aveva resistito. E ovviamente, senza minimamente immaginare che la sua azione sarebbe stata filmata in diretta dai carabinieri, aveva preso i pantaloni di Giuman e, con la scusa di rimetterli a posto su un appendino, aveva messo le mani nelle tasche prendendo le banconote. Che poi erano finite dritte dritte nella sua borsetta.

Terminate le sue ore nell’appartamento di via Risorta, Grazia Cimador era uscita regolarmente per andare a casa sua. Ma dopo pochi metri era stata fermata dai carabinieri. Che le avevano chiesto di aprire la borsetta e poi il portafoglio all’interno del quale c’erano proprio le quattro banconote da 50 euro ognuna, i cui numeri di serie erano stati precedentemente annotati.

La donna era stata subito arrestata dai militari e accompagnata al Coroneo. E dopo poche ore il gip Laura Barresi aveva emesso, su richiesta del pm, un’ordinanza di custodia cautelare in carcere.

Nell’interrogatorio di garanzia, Grazia Cimador aveva dichiarato che il suo intento era quello di esibire le banconote a Giuman per dimostrargli, nel caso avesse opposto un rifiuto a pagare il suo lavoro per mancanza di liquidità, che aveva i soldi. E che le sue erano solo scuse per non pagarla. Ora la vicenda si conclude con un patteggiamento.

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