Trieste, la Cartiera Burgo licenzia 153 operai
TRIESTE «Il mercato è profondamente cambiato, ma senza la linea 2 verrà chiuso tutto lo stabilimento e questo la Rsu non lo permetterà: Duino non si tocca». Sarà un autunno caldo, caldissimo, quello che d’ora in poi investirà la Cartiera Burgo di San Giovanni di Duino.
Nella giornata di ieri la rappresentanza sindacale unitaria, con un documento firmato dalle tre sigle sindacali Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil, ha annunciato l’apertura di una lotta serrata con la proprietà dopo l’annuncio del licenziamento in blocco di 153 lavoratori sui 372 totali. Un annuncio che conferma, nel peggiore dei modi possibile, i timori emersi già giovedì.
La comunicazione fornita alle rappresentanze sindacali da parte della direzione aziendale è stata glaciale: «Chiusura della linea 2 dello stabilimento e conseguente licenziamento di 153 maestranze». Un pugno giunto diritto allo stomaco di oltre 150 famiglie, residenti soprattutto tra il Monfalconese e il Carso triestino, che dall’oggi al domani stanno per trovarsi senza lavoro.
La proprietà ha dunque dato solo ieri la comunicazione ufficiale di avvio della procedura di “licenziamento collettivo per riduzione del personale”. Ma la notizia, già trapelata il giorno prima, da diverse settimane stava allarmando gli operai. Ora ci sarà un esame congiunto tra le parti in causa al quale faranno seguito 45 giorni per trovare un accordo.
Fondamentale la presa di posizione da parte della politica, soprattutto della Regione. Non appena arrivata la notizia la reazione dei sindacati, come facilmente intuibile, è stata durissima.
«La comunicazione della proprietà della Cartiera è irricevibile perché da quasi un anno, ovvero da dopo lo sciopero generale (nel novembre 2014, ndr), si chiede allo storico Gruppo cartario, attraverso un incontro al ministero dello Sviluppo economico, la chiarezza di un piano industriale relativo a tutti gli stabilimenti, utile a pianificare il futuro dell’azienda e dei lavoratori» spiegano i delegati delle Rsu Mauro Benvenuto, Andrea Pulitanò e Alessandro Matteacci per la Fistel Cisl, Simone Cumin e Fabio Candotto per Slc Cgil e Luca Mian per Uilcom Uil.
Non basta. Le potenzialità dello stabilimento, «ubicato in un luogo logisticamente attrezzato tra i più importanti d’Europa, strategico e ricco di professionalitàm non possono essere disperse in nome delle banche che, al di là delle logiche speculative, altro non sono in grado di comprendere».
Alla presunta crisi le organizzazioni sindacali replicano seccamente che «negli ultimi mesi l’azienda ha lavorato a pieno ritmo, linea 2 compresa, con organici ridottissimi con sacrifici enormi dei lavoratori», evidenziando poi che la politica aziendale adottata negli ultimi anni è stata quella di «sfogliare il carciofo, distribuire le pene, infliggendo ai singoli stabilimenti cure da “cavallo”, ricche di tagli di personale e agli emolumenti conquistati dalle maestranze in anni di trattative». Non manca la chiosa finale: «Riteniamo che in un Gruppo sia pur indebitato una delle poche cartiere non monolinea sia un opportunità per l’abbattimento dei costi fissi».
Risulta a questo punto «indispensabile» l’intervento della politica regionale «nella sua massima rappresentanza che sino ad oggi ha seguito di passo in passo le vicende aziendali che prosegua nella sua diplomatica attività di soluzione a questo gravissimo declino della nostra situazione aziendale».
La giunta Serracchiani, chiamata in causa, ha fatto sapere tramite il vicepresidente della Regione Sergio Bolzonello che già ieri, subito dopo l’annuncio dei licenziamenti, è stato convocato il tavolo di crisi per venerdì 13 con tutte le parti interessate». Intanto però Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil, oltre a respingere la decisione aziendale, preannunciano una giornata di sciopero generale dell’intero stabilimento fissata per giovedì 12 novembre con un’assemblea aperta a tutti i lavoratori.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo