Trieste, la candidatura Unesco “insabbiata”

La Trasparenza indaga sui motivi per cui si è arenato l’iter sulle piazze Unità, Borsa e Verdi approvato in aula tre anni fa
Piazza Unità in versione “by night”
Piazza Unità in versione “by night”

TRIESTE Fare in modo che l’area che racchiude il cuore del centro storico di Trieste, per il suo prestigio storico, architettonico e culturale, possa essere inserita nella lista del patrimonio mondiale dell'Unesco. Detta così, non ci sarebbe nulla da eccepire. Anzi.

Il problema è che non stiamo parlando di una semplice ipotesi, ma di una delibera di iniziativa consiliare che è stata presentata nell'autunno del 2011 e che, un anno più tardi, nell'ottobre del 2012, è stata approvata dal Consiglio comunale. All’unanimità. E poi? Poi non se ne è saputo più nulla. Ecco che allora sulla questione ha voluto far chiarezza la Commissione trasparenza che si è riunita ieri.

Tre piazze di Trieste patrimonio Unesco
Lasorte Trieste 01 11 03 - Per Archivio - Piazza Unità

Cosa è emerso? Che da quel giorno di tre anni fa è accaduto ben poco. Praticamente nulla. Il documento per qualche oscuro motivo è rimasto intrappolato nelle maglie dell'apparato burocratico. Tanto che dal palazzo municipale non è mai uscita alcuna richiesta di candidatura in tal senso.

«Si tratta di una pratica che ho soltanto acquisito e non seguito personalmente - ha spiegato in Commissione l'assessore comunale alla Cultura Paolo Tassinari, in carica peraltro da poco più di un anno -. Mi risulta che la pratica sia stata attivata, che siano state acquisite delle informazioni accompagnate dalle relative consulenze, ma che la stessa non sia giunta a conclusione».

Il che tradotto significa che non è stato completato nemmeno il primo passo di un iter che già di per sé prevede dei tempi lunghissimi, che passano prima attraverso l'esame della Commissione Nazionale per l'Unesco e poi quello dei vari uffici ministeriali.

Trieste nel Patrimonio Unesco Sì bipartisan in Consiglio
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Ma se il documento si arena in partenza, allora le cose si complicano ulteriormente. La delibera in questione denominata “Candidatura all'inserimento nella Lista del patrimonio mondiale e culturale dell'Unesco del sito Trieste - piazze Unità d'Italia, Borsa e Verdi” era stata presentata dall'allora gruppo consiliare del Pdl ed era stata poi integrata da un emendamento presentato dai consiglieri di maggioranza Barbo e Karlsen, che avevano chiesto che nell'oggetto venisse aggiunto anche il patrimonio architettonico Neoclassico cittadino, del quale Trieste «rappresenta uno degli esempi più compiuti in Europa». Emendamento a sua volta approvato all'unanimità.

«Va detto che quantomeno uno dei punti è stato disatteso e cioè che la giunta avrebbe dovuto informare periodicamente il Consiglio comunale sullo stato di avanzamento della candidatura - ha osservato il presidente della Commissione Trasparenza Paolo Rovis (Trieste Popolare) -. Un atto che ha una forza esecutiva rilevante perché esprime una volontà precisa dell'aula».

Inevitabili sulla vicenda i commenti al vetriolo da parte dei consiglieri. «Se dovessimo analizzare tutti gli atti non andati a buon fine dovremmo riunirci ogni giorno per i prossimi vent'anni» ha ironizzato Marino Andolina (FdS), mentre per Piero Camber (Fi), Michele Lobianco (Impegno Civico), Carlo Grilli (Gruppo Misto) e Alfredo Cannataro «è inammissibile che non sia stato fatto ancora nulla, né prodotta alcuna relazione riguardo una delibera votata all'unanimità».

«Il Neoclassico sia un patrimonio Unesco»
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Alessia Rosolen (Un'Altra Trieste) ha chiesto che «venga fornito un quadro completo di tutti gli atti del Consiglio che per volontà politica o inghippi tecnici sono finiti nel dimenticatoio». Severo il giudizio di Roberto Decarli (Trieste Cambia): «Questa è una delibera di iniziativa consiliare e quindi ha un valore diverso rispetto alle altre: non sempre però le responsabilità sono da imputare alla politica, ma in alcuni casi riguardano dirigenti e funzionari dei vari uffici».

Infine per Giovanni Barbo (Pd) e Patrick Karlsen (Cittadini per Trieste): «È evidente che la pratica si sia arenata: chiediamo una relazione scritta di quanto è stato fatto». Poi l'impegno di Tassinari: «Mi attiverò affinché la pratica venga portata a termine nei tempi più brevi possibili. Le domande vanno presentate entro la fine di febbraio: ritengo che questa volta si possa rispettare i tempi». Sarebbe già un primo passo. Meglio tardi che mai.

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