Trieste, la burocrazia nega la scuola al bimbo conteso

Sospesa la potestà ai genitori e manca ancora un tutore: così nessuno può autorizzare l’iscrizione alle prima elementare

TRIESTE Conteso dai genitori, più interessati secondo il Tribunale a portare avanti i propri conflitti personali, combattuti anche sul piano legale, che a tutelare il figlio. Una situazione che ha indotto i giudici a sospendere la patria potestà per evitare ulteriori ripercussioni sul percorso di crescita. Ma ora, il minore si ritrova bloccato in un limbo della burocrazia che rischia di fargli perdere l’inizio dell’anno scolastico. Perché in attesa della nomina di un tutore, nessuno può autorizzare, e far sottoscrivere, la sua iscrizione alla prima elementare.

È la storia, per molti versi paradossale, di un bimbo triestino di 5 anni il cui destino si deciderà in un’aula giudiziaria. Un caso-limite quello di Andrea, nome di fantasia che useremo per tutelarne la privacy e renderlo non riconoscibile.

All’inizio di agosto il Collegio del Tribunale per i minorenni di Trieste emette il decreto che nel confermare l’affidamento di Andrea al Comune dispone la sospensione dalla responsabilità genitoriale sia della madre che del padre. Il provvedimento viene trasmesso al Giudice tutelare per la nomina di un tutore. Secondo il Collegio la conflittualità che caratterizza il rapporto tra i genitori rischia di avere un impatto troppo pesante sulla serena crescita di Andrea. Nel frattempo si avvicina l’inizio della scuola, ma l’udienza per la nomina del tutore viene fissata non prima della seconda metà di novembre. Chi potrà autorizzare, allora, l’iscrizione del bimbo a scuola?

A quel punto l’avvocato Giovanna Augusta de’ Manzano, che difende la madre del bimbo, presenta al Tribunale per i minorenni un’istanza urgente. Viene chiesto di autorizzare Andrea a effettuare la vaccinazione antinfluenzale, a iscriversi a un corso di inglese e all’attività sportiva. Ma soprattutto, in attesa della nomina del tutore (potrebbero volerci mesi), si sottolinea l’urgenza di autorizzare la madre a firmare la documentazione scolastica così da consentire al piccolo di cominciare in tempo le lezioni: ci sono da compilare le autorizzazioni sulla privacy, su consegna e ritiro da scuola. E il tempo stringe.

La risposta, però, non è quella sperata: si afferma che i provvedimenti in questione non rientrano nella competenza del Tribunale, ma che sarà compito esclusivo del tutore rilasciare le autorizzazioni.

La preoccupazione della madre adesso sta crescendo giorno dopo giorno, perché difficilmente qualunque direttrice scolastica potrebbe mai accettare l’iscrizione di un minore senza le firme di chi ne esercita la potestà. L’avvocato de’ Manzano si è rivolta ora alla Corte d’Appello, contro la sospensione della responsabilità genitoriale e per impugnare la decisione con cui il Tribunale non ha accolto la richiesta sulle autorizzazioni necessarie. La richiesta è che la Corte possa sbloccare l’impasse. Ma i tempi sono al momento indefiniti.

Oggi si apre la settimana del ritorno a scuola, ma Andrea rischia di non esserci al primo suono della campanella. «Mi pare veramente grave – commenta de’ Manzano – che un minore venga lasciato in una fase di limbo, senza possibilità non solo di frequentare la scuola dell'obbligo, ma anche di potersi esprimere in attività essenziali per il proprio sviluppo psico-fisico, quali lo sport o un corso di lingue»

C’è un precedente che autorizza a sperare. Dieci anni fa de’ Manzano aveva vinto una doppia battaglia legale analoga: era il caso di un ragazzino di dieci anni che la mamma voleva portare con sé a Pordenone, staccandolo dalla scuola e dagli amici che aveva frequentato. Era riuscito a tornare a Trieste e a rientrare nella sua vecchia scuola, e poi il Tribunale dei minorenni gli aveva concesso anche di partecipare alle partite di calcio e agli allenamenti della sua squadra. —


 

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