Trieste, la beffa dei contributi contro gli sfratti
TRIESTE Solo 21 domande soddisfatte e oltre 683mila euro inutilizzati da restituire alla Regione. È il pasticciaccio brutto, o quantomeno sgradevole, in cui un severo legislatore nazionale ha infilato il Comune di Trieste: lo Stato ha varato infatti una legge che prevede un sostegno finanziario ai casi di morosità incolpevole, le tante persone che non riescono a pagare l'affitto per oggettive difficoltà economiche.
Peccato che il criterio scelto per individuare i beneficiari sia troppo avaro e intercetti soltanto una minima parte dei potenziali interessati. Ecco perché quest'anno il Comune è riuscito a stanziare soltanto 132mila 950 euro rispetto ai 816mila 468 euro ottenuti da Stato e Regione a questo scopo. E ora si trova a dover restituire quanto avanzato.
Si tratta di un problema non tanto per l'ente, che così come li ha avuti i soldi li può anche restituire, quanto per i potenziali beneficiari. Hanno ottenuto i fondi, dicevamo, soltanto 21 persone o famiglie. Ma in teoria potevano essere molti di più. Quanti? Basti pensare che nel 2014 i servizi sociali comunali, che si occupano del problema seguendo criteri molto meno prussiani di quelli nazionali, hanno registrato 165 posizioni che potremmo definire di morosità non colpevole.
Vista la situazione economica non proprio brillante del 2015, è probabile che i possibili interessati si sarebbero attestati su una quota simile anche quest'anno. Commenta l'assessore alle politiche sociali Laura Famulari: «I soldi che lo Stato destina a questo servizio sono parte del finanziamento nazionale del piano casa, che prevede aiuti alla morosità incolpevole sulla base della cosiddetta Legge Lupi - dice -. Purtroppo questi criteri mal si adattano alla situazione triestina, perché prevedono che i fondi possano essere dati alle famiglie destinatarie soltanto quando è stata avviata in sede legale una procedura di sfratto e questa ha raggiunto un certo livello di maturazione».
Per un motivo o per l'altro, uno può essere a tutti gli effetti moroso senza colpa e non necessariamente esser già finito in tribunale. Questo rende in buona parte inefficace il sistema di aiuti nazionale: «Siamo riusciti a rispondere soltanto a 21 domande perché da noi le persone si rivolgono ai servizi ben prima di arrivare alla procedura di sfratto, e il Comune interviene solitamente proprio per impedirla. Paradossalmente, un buon lavoro che finisce per cozzare con il testo di legge nazionale».
Come risolvere la vicenda? Dice Famulari: «Lo strumento così com'è non è abbastanza elastico per rispondere alle esigenze del territorio. Abbiamo chiesto alla Regione che il prossimo anno si rivedano i criteri, almeno per la parte che riguarda il finanziamento regionale. Gli uffici dell'assessore Mariagrazia Santoro hanno capito e c'è stato un dialogo proficuo, sicché contiamo di poter ovviare al problema».
Il direttore dell'area servizi e politiche sociali del Comune, il dottor Mauro Silla, riepiloga così la vicenda: «A rigor di legge si ha una posizione di morosità incolpevole soltanto quando è in corso un procedimento e l'avvocato del proprietario chiede la convalida di sfratto al giudice. Che poi la convalida ci sia stata o meno non importa, serve però che il proprietario l'abbia richiesto attraverso i suoi legali. Ciò significa che se questa procedura non è stata avviata nei confronti di una famiglia, quella famiglia non ha nemmeno accesso ai fondi destinati dalla legge nazionale alla morosità incolpevole». È fondamentale quindi quella che in gergo si definisce «messa a ruolo della convalida di sfratto».
I 21 beneficiari che quest'anno sono riusciti a ottenere i fondi hanno avuto un massimo di 8mila euro ciascuno. Oltre alla messa a ruolo, la legge richiedeva loro anche un Isee di massimo 26mila euro. Chiosa Silla, che ha partecipato agli incontri volti a dirimere la questione: «C'è stato un confronto in prefettura al quale ha partecipato anche la Regione. Il problema è stato analizzato e l'ente regionale ha manifestato sensibilità. Si cercherà quindi un nuovo sistema di riparto che non crei un ostacolo a chi di fatto è moroso non colpevole, e quindi meriterebbe un sostegno, ma ora non può accedervi soltanto perché il proprietario non gli ha fatto causa». Da parte sua il Comune aiuta questi nuclei già con fondi propri: nel 2014 sono stati stanziati quasi 200mila euro.
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