Trieste, la banda dei farmaci antitumorali confessa
TRIESTE Dinnanzi a prove così schiaccianti non hanno potuto far altro che svuotare il sacco. «Sì, è vero. Siamo stati noi». I ladri di farmaci anti tumorali, autori del maxi furto del 13 febbraio 2019 all’ospedale Maggiore e finiti in manette nelle scorse settimane, hanno confessato. La banda di criminali - quattro napoletani tra i 39 i 64 anni - era stata arrestata dopo una lunga indagine della Squadra mobile e dei Carabinieri, coordinati dal pm Federico Frezza (attuale procuratore facente funzioni). Tre di loro (il quarto deve ancora essere interrogato) hanno ammesso le proprie responsabilità. Gli indagati erano in cella fino a qualche giorno fa, ma il Tribunale del Riesame ha appena concesso i domiciliari.
Non è ancora chiaro se i quattro sono gli autori di un analogo colpo messo a segno sempre al Maggiore.
Quel che è certo, al momento, è l’entità dei medicinali trafugati il 13 febbraio di un anno fa e il mercato clandestino a cui era destinata la refurtiva.
Dal deposito della farmacia, quel giorno, erano sparite ben 291 confezioni di medicinali per un valore di 400 mila euro, tra pastiglie, boccette e sacche per le chemio. Il bottino, come accertato dalla Procura, aveva però fruttato alla banda soltanto 40 mila euro.
Gli investigatori hanno scoperto che il blitz al Maggiore era stato commissionato da un’organizzazione criminale internazionale: un gruppo di matrice egiziana di base in Lombardia, specializzato nella ricettazione dei farmaci in Egitto, Francia e Turchia.
L’ultima fase dell’inchiesta è stata condotta anche in collaborazione con la Procura di Cremona, che aveva messo gli occhi su alcuni degli individui indagati dalla Procura di Trieste, in particolare sul gruppo di ricettatori egiziani. Il fenomeno dei furti di medicinali anti tumorali, in effetti, è esteso a tutta la Penisola.
A Trieste i criminali hanno agito come veri professionisti: prima il sopralluogo in ospedale e poi il colpo. Sono entrati in azione di notte, approfittando dell’oscurità e dell’assenza di personale sanitario. Hanno forzato porte e finestre. Per non lasciare tracce indossavano guanti e avevano il volto coperto da passamontagna.
La banda sapeva cosa prendere: i criminali hanno arraffato i medicinali oncologici di maggior valore per poi fuggire in auto verso l’autostrada.
Per risalire ai malviventi la Squadra mobile ha passato al setaccio i transiti autostradali e i filmati di videosorveglianza.
Gli agenti sono così risaliti a una Fiat Punto intestata a una società di noleggio: il veicolo, proveniente da Napoli, aveva raggiunto Trieste anche i precedenti 31 gennaio e 5 - 6 febbraio 2019, verosimilmente le date dei sopralluoghi.
Gli investigatori hanno poi analizzato i tabulati telefonici e installato dei trojan nei cellulari dei sospettati, in modo da captare dati, conversazioni e chat.
Gli arresti sono partiti tra Napoli e Melito, dove i quattro risiedono. —
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