Trieste, invasione di “noci di mare” sotto costa: innocue per l’uomo, non per l’ecosistema
Si tratta di colonie gelatinose aliene il cui sviluppo è favorito dal riscaldamento globale. Tante anche le meduse uovo

Lasorte Trieste 11/09/20 - Grignano, Meduse
TRIESTE Sono tanti i bagnanti che negli ultimi giorni hanno notato una sorta di distesa gelatinosa sotto costa. C’è chi è uscito rapidamente dall’acqua, temendo fosse un ammasso di meduse. Ma non si tratta di un accumulo anomalo di esemplari, e a chiarirlo è anche una nota dell’Area marina protetta di Miramare sulla sua pagina Facebook.
«Potremmo dirvi di non preoccuparvi- si legge - perché loro, in effetti, non vi pungeranno: si tratta di una fioritura di ctenofori, organismi gelatinosi innocui al tatto come possono essere dei batuffoli di cotone. Eppure sbaglieremmo a rassicurarvi. Perché le cosiddette “noci di mare” (Mnemiopsis leidyi), specie aliena arrivata nei nostri mari con le acque di zavorra delle navi, sono divoratrici di uova e larve: indebolendo la capacità riproduttiva di molte specie e sottraendo cibo a molti altri organismi che si cibano di plancton come loro, rappresentano una seria minaccia per l’intero ecosistema marino. Favoriti dal riscaldamento globale, che ne sta allungando il periodo riproduttivo, e dalla sovrappesca che elimina i loro predatori naturali, meduse e ctenofori rischiano di rappresentare il vero futuro dei nostri mari». Nulla di dannoso per l’uomo, quindi. «Ma lo sono per l’ecosistema», precisa Saul Ciriaco, ricercatore dell’Area marina: «Negli ultimi anni stiamo assistendo a una presenza sempre crescente di questi esemplari, che in altre zone hanno creato parecchi danni. Distruggono tutto il “reclutamento” del pesce azzurro e, quando il cibo manca, si possono assistere anche a fenomeni di cannibalismo. Si mangiano a vicenda, anche se – sottolinea – ciò avviene solo se le risorse sono davvero poche».
Miriadi di meduse a Trieste, esemplari nel porticciolo di Grignano
E intanto continua a registrarsi anche la presenza di meduse nel golfo, in particolare delle “meduse uovo”, chiamate così perché sembrano un uovo all’occhio di bue. «Sono gli esemplari di Cassiopea (Cotylorhiza tuberculata), che abbondano in questi giorni perché è il loro periodo – spiega ancora Ciriaco – oltre alle Rhizostoma, che ormai la gente sa riconoscere. E che non sono pericolose come la “medusa scatola”, avvistata qualche giorno fa, anche se si tratta di un fenomeno non frequente». Il ricercatore si riferisce a un esemplare fotografato ai Filtri di Aurisina, una specie piuttosto rara e dalla quale è meglio tenersi a distanza: la “medusa scatola” o “medusa cubo” (Carybdea marsupialis) è l’unico cubozoo presente nel Mediterraneo, ha un ombrello dalla forma cubica su cui sono presenti molte cellule urticanti. Di solito si muove rapidamente e durante le ore serali viene attratta verso riva dalle luci della costa.
A giugno invece era stata avvistata la più grande e la più rara fra le meduse del Mediterraneo, al largo di Miramare, la Drymonema dalmatinum, urticante, della classe delle “scifomeduse”, un esemplare di una cinquantina di centimetri di diametro. —
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