Trieste, invasione dei gabbiani: 10% in più ogni anno. Di chi è la responsabilità?

Gli esemplari in città sono oggi fra i duemila e i 2.500. Disagi e aggressioni Il Comune: «È la Regione che deve intervenire». La replica: «Non ci spetta»
Un gabbiano volteggia sulla città. Foto: Lasorte
Un gabbiano volteggia sulla città. Foto: Lasorte

Gabbiani a Trieste, +10% l'anno. Di chi è la colpa?

 

Trieste è destinata a trasformarsi in una colonia per gabbiani. Può far sorridere, ma gli esemplari nel capoluogo aumentano incontrollati, al ritmo del 10% in più l’anno. E senza un intervento o uno straccio di provvedimento capaci di fronteggiare il fenomeno. Ne abbiamo circa tra i duemila e i 2.500, ad oggi, che volteggiano sopra le nostre teste.

I gabbiani si specializzano nel furto di panini e brioches
Gabbiani in volo nello scatto di Francesco Bruni

A differenza di cinghiali e di altre bestie selvatiche, non c’è istituzione che se ne occupi. Nessuno fa nulla. Con buona pace di chi abita ai piani superiori dei condomini e si trova sul tetto nidi e uova. I concerti mattutini, all’alba, non sono particolarmente graditi.

 

 

Tanto più se capita ogni giorno. Per non parlare degli assalti al cibo, anche questi ampiamente documentati, su chi passeggia impugnando panini, toast, gelati o brioche. Accade in zona Rive, negli stabilimenti balneari (al Pedocin ne sanno qualcosa), in viale XX Settembre e in svariate piazze del centro città: piste di atterraggio per i volatili. In più di un’occasione qualcuno ha rischiato di rimetterci le dita, finendo al pronto soccorso.

 

Trieste, un gabbiano si gusta una frittella rubata ad una ragazza

 

Cosa sta succedendo? Semplice, sono otto anni che mancano interventi adeguati. Peggio: la questione ora è anche nel mezzo di un palleggiamento di responsabilità tra enti. La Provincia, l’ultima ad aver tentato una soluzione, non esiste più. La Regione, che dovrebbe averne assunto le competenze, non ne sa nulla. Il Comune invece chiama in causa la Regione. Siamo ormai alla “guerra dei cocai”?

«Gabbiani in centro città a Trieste, da anni il problema è trascurato»
Lasorte Trieste 24/05/13 - Via Rossetti 52, Luzzatto Fegiz, Gabbiani sul Tetto

«Non sono a conoscenza di alcun programma attuale a riguardo - spiega Gianfranco Urso, coordinatore regionale dell’Enpa, ex presidente della sezione di Trieste ed ex responsabile del “progetto gabbiani” -. L’ultima iniziativa portata avanti assieme a Provincia e Comune, con l’intervento del ministero della Salute e dell’Università di Trieste - ricorda Urso - risale al 2009. Avevamo fatto una sterilizzazione di cento esemplari, ma tutto poi è naufragato nelle liti tra enti perché uno era di destra e l’altro di sinistra. In precedenza, nel 2007 - precisa -, una ditta si è incaricata di bucare le uova sui tetti, sempre per conto della Provincia. Adesso mi risulta che la competenza sia passata in mano alla Regione, però non so altro.

Il tetto spande causa nido. Ma a Trieste i gabbiani non si toccano
Lasorte Trieste 24/05/13 - Via Rossetti 52, Luzzatto Fegiz, Gabbiani sul Tetto

Ma il problema qual è? Che nidificano sui tetti? Che fanno troppo rumore? Sono anni che se ne parla e comunque la “riduzione” del numero è vietata per legge: l’abbattimento non è permesso, così come la presa dei nidi e dei piccoli. Chi lo fa compie un reato. Comunque, ripeto, la gestione degli animali che possono creare molestie era delle Province, che avevano attuato all’epoca quel piano, l’unico autorizzato dall’Istituto nazionale per la fauna selvatica. Era un esperimento di foratura delle uova. Ma - fa notare Urso - questa pratica è stata poi fortemente criticata dal mondo scientifico perché ritenuta gravemente lesiva. Infatti si sono fermati».

Un gabbiano sbircia da un cornicione. Foto: Lasorte
Un gabbiano sbircia da un cornicione. Foto: Lasorte

Nel 2009, come accennato, si è tentata la sterilizzazione delle coppie adulte, ma negli anni successivi tutto si è bloccato e la questione resta tutt’ora in sospeso. «Le competenze di polizia ambientale, che era quella provinciale, sono passate alle Regione», puntualizza pure l’ex assessore di palazzo Galatti Igor Dolenc.

Ma ben due assessorati della Regione, Territorio (Mariagrazia Santoro) e Caccia (Paolo Panontin), smentiscono: non spetta a loro.

Stratagemma delle uova finte Gabbiani in diminuzione
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È davvero così? Assolutamente no, a detta del Comune, consapevole dei disagi che l’incremento della popolazione di gabbiani può comportare. «La riforma della giunta Serracchiani ha sciolto le Province - fa notare l’assessore Michele Lobianco - e tutto è andato in mano alla Regione. Quindi la gestione degli animali selvatici spetta a loro. Mentre noi ci occupiamo di quelli d’affezione, che significa 22mila cani e 600 colonie feline. Occuparsi dei gabbiani è quindi un effetto della riforma», rileva. «La mia non è una polemica - sottolinea Lobianco - ma una constatazione di un dato di fatto: fanno le riforme e allora se ne assumano le responsabilità fino in fondo. Perché anche il problema dei gabbiani, così come i cinghiali, è un tema serio».

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