Trieste, ingressi in quattro orari e corse dei bus riadattate per il ritorno in classe
TRIESTE Massimiliano Fedriga chiede che si ritorni alla scuola in presenza alle superiori con la certezza di terminare l’anno scolastico. E la risposta degli attori alla ricerca di un difficile incastro tra trasporti, personale e famiglie è concorde: «Lavoriamo per questo». Un obiettivo, quello del 75% di studenti in classe dal 7 gennaio (con mezzi pubblici che si possono però riempire per non oltre il 50%), per il quale lavorano la Regione, l’Ufficio scolastico Fvg, gli istituti, le aziende del Tpl e pure i prefetti, secondo indicazione governativa. Proprio ieri è partito il confronto a Trieste, stamattina toccherà a Gorizia, la prossima settimana a Udine e Pordenone.
Un protocollo per il rientro? Per garantirlo, hanno chiarito gli assessori regionali alle Infrastrutture Graziano Pizzimenti e all’Istruzione Alessia Rosolen nel vertice in videoconferenza convocato dal prefetto Valerio Valenti, presenti pure la direttrice dell’Usr Daniela Beltrame, i rappresentanti di Trieste Trasporti, il sindaco di Trieste Roberto Dipiazza e gli amministratori dei comuni limitrofi, «è necessario che le scuole scaglionino gli orari di ingresso e di uscita dei ragazzi, in particolare nelle aree urbane, così da evitare il sovraffollamento dei mezzi».
In un confronto aperto su più fronti (Rosolen domani incontrerà il collega alla Salute Riccardi sul tema sanitario), i contenuti vanno tradotti in un’agenda di ingressi scaglionati che Pizzimenti intende diversificare tra Trieste e il resto della regione.
«Nel capoluogo – spiega – il trasporto è sostanzialmente solo urbano e dunque si potrà prevedere l’arrivo e l’uscita a scuola nell’arco di un’ora, massimo un’ora e mezza. Nel resto del territorio gli spostamenti avranno tempi più ampi, fino alle due ore». Di certo, prosegue Pizzimenti, «serviranno le corriere private, come minimo 140-150». A Trieste non ci sarà questa necessità, fa sapere Aniello Semplice, amministratore delegato di Trieste Trasporti, Arriva Udine e Tpl Fvg: «La nostra offerta, 6 mila corse al giorno, è già alta. Si tratterà di renderla più flessibile, in modo da rispondere alle esigenze di scuole e famiglie». Sul tavolo, per una città in cui il 95% degli istituti ha gli studenti in arrivo tra le 8 e le 8.10, c’è uno scaglionamento in quattro tappe: alle 7.45, alle 8.05, alle 8.25 e alle 8.45.
«Se la scuola dirà che sono troppe, valuteremo un’alternativa – prosegue Semplice –. Quello che conta è scongiurare gli assembramenti tra i ragazzi, il solo modo per evitare di dover richiudere di nuovo». All’assessorato Pizzimenti, prosegue l’ad «va dato atto di un lavoro incessante per trovare un punto di equilibrio».
Di «impegno totale», parla anche la presidente di Apt Gorizia Caterina Belletti: «Abbiamo iniziato a lavorare da metà novembre per preparare il rientro e la cabina di regia continua a muoversi perché sia tutto a posto per il 7 gennaio. Dopo di che, l’evoluzione del contagio non dipende da noi». Il piano per l’Isontino? «Il vizio del Paese è agire per comparti. L’impegno sarà di unire le richieste di tutti, senza dimenticare che ci sono mamme che lavorano al mattino, altre al pomeriggio. Nella consapevolezza che la didattica a distanza ha più di un limite, faremo sintesi e tareremo le scelte, fermo restando che non si fanno le nozze con i fichi secchi e che da Roma dovranno arrivare risorse».
Una parola importante, naturalmente, è quella dei presidi. Ma qualche perplessità sul metodo c’è. «La nostra disponibilità è massima, ma ci sembra di essere gli ultimi invitati a pranzo – dice Oliva Quasimodo, dirigente del Carducci-Dante di Trieste –. L’importante è che in questa fase le parti collaborino e che si tenga conto delle voci di tutti prima di dare aspettative, che possono diventare illusioni, di un rientro agevole». «È un’altra sfida – aggiunge Cesira Militello, dirigente del Petrarca – e faremo di tutto per vincerla. Già a settembre ci siamo organizzati con una presenza al 50%; se ci verrà chiesto di salire al 75%, ci proveremo, ma con la sicurezza come priorità».
Un altro attore è il sindacato. Adriano Zonta, segretario Cgil Flc del Fvg, non è molto ottimista: «Vedo una Regione impreparata sui trasporti, non basterà dire ai ragazzi di andare a scuola scaglionati. Una proposta? Utilizziamo i pullman dell’esercito». Ugo Previti, segretario Uil Scuola, ha pure una sua linea: «Tocca al Tpl collaborare con la scuola, non viceversa. E, visto che solo una parte degli studenti prende corriera o autobus, noi li vogliamo tutti a scuola alla stessa ora. In istituti dotati di un presidio medico». —
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