Trieste, ingerisce decine di bacche velenose e finisce in Rianimazione a Cattinara

L’uomo, 37 anni, è stato salvato in extremis con la circolazione extracorporea. Aveva contratto anche la leptospirosi

TRIESTE Se il tasso è soprannominato “albero della morte”, un motivo ci sarà. L’ha scoperto a sue spese un triestino di 37 anni, ricoverato nel reparto di terapia intensiva di cardiochirurgia a Cattinara per una condizione sanitaria grave e inconsueta: l’uomo è rimasto intossicato dopo aver ingerito numerose bacche colte dall’albero letale. Di per sé sarebbe condizione più che sufficiente per giustificare un ricovero urgente, senonché le gravissime condizioni dell’uomo hanno lasciato perplessi i medici per giorni, finché ulteriori esami hanno rilevato che, oltre all’avvelenamento, il 37enne aveva contratto anche una leptospirosi, malattia derivante dal contatto con deiezioni di ratto.

La storia ha inizio circa due settimane fa, quando l’uomo ha ingerito un quantitativo non specificato - ma abbondante - di bacche di tasso, trovate su uno dei tanti alberi presenti in città. Il tasso è usato con frequenza a scopi decorativi, e lo si può vedere facilmente in parchi e giardini.

Le bacche del tasso sono di fatto commestibili, e volendo ci si può fare pure un’ottima marmellata. Quel che bisogna evitare è di mordere i grossi semi contenuti nel frutto: al loro interno si trova infatti una tossina, la taxina, che causa a chi la introduce nell’organismo problemi respiratori e cardiaci, nausea, vomito. In dosi importanti può portare alla nausea, al coma e alla morte.

Il 37enne è un esperto di piante e bacche, un appassionato di vita nella natura, escursioni e anche speleologia: quel giorno però qualcosa dev’essere andato storto e in qualche modo si è procurato un’intossicazione molto pericolosa.

A dispetto del dolore, l’uomo si è presentato al Pronto soccorso di Cattinara solo sabato scorso, camminando sulle proprie gambe, riferendo di aver mangiato dieci, quindici bacche.

Le sue condizioni sono peggiorate rapidamente, tanto che il giorno successivo è stato trasferito in rianimazione e intubato. Nonostante gli sforzi dei medici, il quadro clinico ha continuato a degenerare: nel giro di qualche giorno è stato trasferito nella terapia intensiva di cardiochirurgia, dove gli è stata applicata la circolazione extracorporea di supporto.

Una parabola talmente tragica che ai medici di Cattinara è sembrato impossibile derivasse “soltanto” dall’avvelenamento da tasso. Dopo essersi spremuti le meningi e aver effettuato un buon numero di esami, i dottori hanno svelato l’arcano: il 37enne non era soltanto vittima delle tossine, ma aveva contratto anche la leptospirosi.

La malattia, scoperta nel 1800, passa agli umani principalmente attraverso il contatto o l’ingestione di urine animali (o di liquidi che le contengono), ratti in primis. Impossibile sapere se il malcapitato triestino si sia pigliato il malanno ingerendo le bacche di tasso oppure durante qualche escursione.

Sia come sia, questa patologia inaspettata si è rivelata forse il nemico più pericoloso da sconfiggere, cagionando nel 37enne uno shock settico che ha coinvolto diversi organi interni. Ad un certo punto il paziente era vivo soltanto grazie al supporto delle macchine.

A dispetto della situazione disperata, però, nelle ultime ore le condizioni dell’uomo hanno cominciato a migliorare: il cuore ha ricominciato a funzionare autonomamente, rendendo superfluo il supporto extracorporeo, e l’infezione pare ormai avviata verso la soluzione.

Il paziente dovrà restare ancora nel reparto per precauzione, ma i medici sperano nei prossimi giorni di poterlo trasferire in un settore dedicato a malati meno gravi.

Si tratta insomma di un caso medico del tutto imprevedibile, in cui si combinano a sorpresa un grave avvelenamento e una patologia piuttosto inconsueta: solo gli sforzi incessanti dei medici, assieme alla forza e alla voglia di vivere del paziente, sono riusciti a fronteggiare un combinato disposto tanto pericoloso. Per il momento la prognosi rimane riservata, fa sapere l’Azienda sanitaria, anche se i medici si augurano che la fase più difficile sia passata. —


 

Riproduzione riservata © Il Piccolo