Trieste, infanticidio: si indaga per scoprire se qualcuno sapeva

TRIESTE. Sono due le indagini parallele aperte sulla tragedia di via Costalunga. Un fascicolo è in mano alla Procura dei minori e vede la sedicenne indagata per l’infanticidio.
L’altro è quello aperto dalla Procura della Repubblica che si muove in due direzioni: da un lato si vuole accertare se c’era qualcuno a conoscenza del fatto che la ragazzina fosse incinta e, nel caso, «se chi sapeva ha taciuto o ha mal consigliato la sedicenne», come ha dichiarato ieri il procuratore capo Carlo Mastelloni.
Dall’altro lato si vuole trovare il padre della neonata morta domenica anche se la sedicenne sinora non avrebbe voluto rivelarne l’identità. Gli inquirenti, ricostruendo pezzo per pezzo il microcosmo della vita della ragazzina e battendo ogni pista possibile, stanno quindi cercando in queste ore il misterioso padre.
Le domande La sedicenne ha fatto tutto da sola? O qualcuno l’ha aiutata a partorire o, peggio ancora, a gettare quel corpicino dalla finestra? Insomma, ci sono stati dei complici? Sono le domande a cui gli investigatori della Squadra mobile, che hanno identificato già l’altra sera la ragazza accusata di omicidio volontario aggravato, stanno cercando di dare una risposta nell’ambito delle indagini coordinate dal sostituto procuratore del Tribunale Cristina Bacer.
Il procuratore capo «Si sta lavorando su due binari - spiega lo stesso Mastelloni che, sin dalle prime battute, ha seguito passo passo la vicenda - nel senso che bisogna vedere se ci sono complicità e istigazioni o responsabilità di maggiorenni.
La notizia di reato ci deve ancora arrivare per conoscenza per quanto riguarda gli attenti accertamenti che ha fatto la Squadra Mobile di Trieste che si è dedicata al caso». Molti gli interrogativi ancora aperti. «Adesso - aggiunge Mastelloni - bisogna capire perché la ragazzina ha fatto una cosa del genere e anche perché una famiglia tutto sommato abbastanza acculturata, non abbandonata a se stessa, abbia potuto fare da scenario ad un gesto così disperato.
Lei è una giovane che lavora e che fa la scuola per cuoca e anche la madre è cuoca. Ripeto, sono perplesso di come una cosa del genere sia potuta accadere di questi tempi in una famiglia triestina. Forse poteva succedere in una Sicilia degli anni Quaranta. Veramente sono perplesso e mi addolora anche il fatto che sia potuto avvenire in una città civile come questa».
La dinamica Tutto è accaduto domenica mattina. La ragazza ha partorito e poi ha gettato dalla finestra del bagno della sua abitazione il corpicino della bambina: un volo di almeno tre metri. Ha trovato anche la forza di mettere placenta e corpicino in un sacchetto di nylon.
Possibile che abbia fatto tutto da sola? La piccola è finita a terra, fra le pietre, su un lato di un giardinetto di via Costalunga. A trovare la neonata - era ancora viva - tre donne che attorno alle 14 erano andate a passeggiare con i cani.
L’autopsia Il fascicolo a carico della sedicenne è stato aperto dal pm del tribunale dei minori Francesco Verderese che ha intanto disposto - su indicazione del procuratore Leonardo Tamborini che ha spiegato che la ragazza «ha una situazione familiare non disagiata» - l’autopsia sul corpicino della neonata per verificare le cause della morte. Un atto dovuto.
L’autopsia eseguita domani nelle forme giuridiche dell’incidente probatorio e quindi sarà utilizzabile in dibattimento. Il pm Verderese ha anche ordinato che la ragazza sia sottoposta a una perizia psichiatrica per capire la capacità di intendere e di volere.
Il ricovero La sedicenne è ricoverata al Burlo da domenica alle 14 quando si è presentata al pronto soccorso, accompagnata dalla madre, per una violenta emorragia conseguente al parto. Al Burlo la ragazza ha affermato che credeva di aver espulso un corpicino morto.
Per questo - ha continuato - ha deciso di disfarsene. Ma in realtà la neonata era viva. Respirava ancora quando è stata trovata. I due familiari della sedicenne, interrogati dagli investigatori della Mobile, hanno confermato che non sapevano nulla della gravidanza. Probabilmente, secondo gli investigatori, erano stati tratti in inganno dalla struttura fisica massiccia della sedicenne. Ma anche dal fatto che la ragazza viene descritta come solitaria e indipendente.
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