Trieste, in via della Sorgente la nuova casa di ABC per ospitare i parenti dei bambini malati
TRIESTE Riccardo è un ragazzo di sedici anni, forte e sensibile, con uno sguardo profondo verso il mondo. Osservare oggi la fotografia che lo ritrae con il viso pieno di tubicini, quando aveva appena pochi giorni, può sembrare la prova di un miracolo. La notizia della malformazione tumorale, diagnosticata prima della nascita, arrivò con tutta la sua violenza. Eppure, dopo anni di cure e di tanto amore, Riccardo è guarito.
Di strada ne è stata fatta molta da quando sua mamma Giusy Battain, assieme al marito Luca Alberti, grata ai medici che avevano salvato il loro figlio, decise di dare un senso a quella sofferenza provata, creando l’Associazione A.B.C. per i Bambini Chirurgici del Burlo onlus che domani mattina, giovedì 10 settembre, a Trieste, taglierà un nuovo traguardo. Verrà inaugurata, in via della Sorgente, la quarta casa destinata all’ospitalità delle famiglie che provengono da tutta Italia per accompagnare i figli in lunghi e complessi percorsi chirurgici all’Irccs di via dell’Istria.
«La struttura - spiega Battain, che è direttrice di A.B.C. - fa parte del progetto “Sentirsi a casa” e vuole sgravare le famiglie da un peso organizzativo e soprattutto emotivo, offrendo uno spazio sereno in cui trascorrere il difficile periodo del ricovero. L’appartamento è stato donato da un signora triestina attraverso un lascito testamentario. Un gesto prezioso, scelto da tante persone, che viene celebrato con la “Giornata internazionale del lascito solidale” che cade proprio domenica prossima».
L’abitazione permetterà di rispondere, a turno, ai bisogni di ulteriori 30 nuclei, in aggiunta ai 70 sostenuti grazie ad altri tre alloggi di A.B.C., già in funzione.
«I bambini che incontriamo - continua Battain - hanno bisogno di cure nel tempo e per questo ritornano a Trieste, sia per interventi sia per controlli. Ci siamo resi conto che il bisogno era maggiore ed è capitato di non riuscire a ospitare tutte le famiglie. Vogliamo ricordare che il modello A.B.C. è incentrato sul dono: tutti i nostri progetti sono gratuiti e i nostri volontari, adeguatamente formati, donano il proprio tempo».
Dalla sua fondazione, nel 2005, la onlus si è strutturata professionalmente e quest’anno è stato redatto il primo bilancio sociale. «Sappiamo che per resistere nel medio e lungo periodo e per avere un impatto di valore, i programmi hanno bisogno di figure professionali specifiche. Il nostro gruppo di lavoro comprende dieci persone», aggiunge Battain.
I progetti, resi possibili grazie a tantissimi finanziatori (aziende, fondazioni, enti, scuole e istituzioni), vengono costantemente monitorati da iniziative di ricerca.
«La nostra attività è suddivisa in due macroaree - racconta ancora Battain -: quella diretta alle famiglie e ai bambini ricoverati al Burlo, come l’accoglienza nelle case, il supporto psicologico, la presenza dei volontari nei reparti e l’aiuto economico, e quella destinata direttamente alla ricerca scientifica e al reparto di Chirurgia dell’ospedale infantile», con l’acquisto di strumentazione, borse di studio e fondi per la formazione.
«Crediamo che ogni bambino abbia il diritto di essere felice - conclude la mamma di Riccardo -. E desideriamo che lo siano tutti i genitori, anche quelli che si trovano ad avere dei carichi enormi e a passare momenti davvero difficili, con paure e preoccupazioni che ricordano quelle che abbiamo superato noi». —
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