Trieste in vetrina a Graz a spese degli austriaci
TRIESTE Nel 1382, quando decise che forse era meglio trovarsi un angelo custode che non fosse la detestata Venezia, Trieste bussò all’Austria e chiese la protezione dei potenti vicini in quel di Graz (e il quadro che immortala la “Dedizione” è esposto al Revoltella); quando l’ultimo governatore austriaco tergestino - e con lui l’intera burocrazia asburgica - nel 1918 lasciò la città ormai italiana, se ne andò a Graz; a Graz nacque l’erede al trono Francesco Ferdinando che da Trieste partì via mare per raggiungere via terra Sarajevo e qui tornò in una bara (nel 1914); il fratello di Joyce, Stanislao, fu deportato in un lager vicino a Graz; il Zeno Cosini di sveviana memoria studiò a Graz; i vagoni del tram di Opicina furono fabbricati a Graz e la stazione centrale eretta da un’impresa di Graz; in piazza della Borsa, prima della riqualificazione, potevate ammirare un monumento donato dal municipio di Graz a Trieste in onore dell’antico gemellaggio del 1973 (dal post-riqualificazione è opportuno rivolgersi a “Chi l’ha visto”).
Quanta Graz c’è a Trieste. Tanta, tantissima. Quanta Graz c’è nel cuore e nel portafoglio di chi amministra - in ogni ordine di grandezza - questa città? Poca, pochissima a sentire gli austriaci (e non solo loro). Ma il capoluogo della Stiria, insiste, eccome se insiste. Tanto che da oggi a domenica organizza le “Triesttage”, le Giornate triestine: cinque giorni pieni zeppi di appuntamenti (e seguiti da migliaia di fedelissimi), uno spot incredibile per la nostra città. Perché alle Giornate si discute di tutto: cultura (argomenti: i caffè storici, Joyce, letture da “Il mio Carso” di Slataper, la Trieste slovena, e poi una mostra fotografica di Photo Imago e la proiezione di “In giro da vicino”, video dell’Orf, la tv di Stato austriaca, dedicato proprio a Trieste, e la conferenza di un triestino “doc” come Veit Heinichen su “Diversità è ricchezza”), natura (mostra fotografica), folclore (un bel piatto di jota a tutti i presenti e un “condimento” di canzoni della Grande Guerra accanto al “pop” più tradizionale, come quello de “La strada ferrata”: guarda caso, si parla della Meridionale che da Trieste, attraverso Graz, portava a Vienna). E poi c’è la gastronomia, con i vini di Zidarich e l’olio extravergine di Sancin. Cinque giornate interamente sponsorizzate dagli austriaci: da Trieste partiranno due pullman, e per chi lavora quei giorni in Stiria saranno “stipendiati”. Cosa chiedere di più? «Risorse, triestine però» ammicca Andrea Gilli, presidente del Forum europeo italo-austriaco di Trieste e una delle anime di queste giornate in salsa italiana assieme a Ervino Curtis, ex funzionario dell’allora Ente Porto che negli anni Novanta si inventò le Giornate triestine in base a una felice collaborazione tra porto appunto e Stadtmuseum di Graz.
«I fondi per la cultura sono sempre più irrisori, espressione della superficialità degli amministratori che vanno a finanziare eventi che spesso non stanno in piedi da soli mentre noi curiamo i rapporti culturali con l’Austria. Non poco, se pensiamo che più della metà dei turisti ospiti di Trieste arriva da quel Paese» rincara Gilli. In più o meno 25 anni, infatti, non c’è stata la coda per sostenere e sponsorizzare i rapporti tra Trieste e la Stiria con questo ed altri eventi: 450 euro qualche anno fa assegnati al Forum dalla Regione, e un contributo del Comune in era Illy.
Un’elemosina che avrebbe smontato chiunque. Non Gerhard Dienes, responsabile dei progetti internazionali dell’Universalmuseum Joanneum di Graz, la testarda anima austriaca del progetto. Che ascolta, parla con gli occhi, e non vuole dire nulla se non un laconico «Ci sentiamo abbandonati». «Ha una coscienza europea, ecco tutto: ci dev’essere sempre un animale alfa, possiamo solo essergli grati» lo difende Veit Heinichen. «Vogliamo far venire la voglia agli austriaci di visitare Trieste, vogliamo che esplorino questo nostro territorio così vario. Eppure non intravediamo iniziative ufficiali, eppure sulle pagine delle Segnalazioni c’è molta nostalgia dell’Austria... Ma dobbiamo presentare anche l’oggi, la splendida contemporaneità di questa provincia». Quindi, istituzioni bocciate? «Sono le persone a essere importanti. Se poi le abbiamo dentro le istituzioni, meglio».
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