Trieste, in vendita due terzi di Palazzo Carciotti

Il Comune inserisce nel piano delle alienazioni la cessione per 17 milioni di euro dei due terzi dell’immobile. L’ipotesi hotel
Di Massimo Greco
Un'immagine di Palazzo Carciotti a Trieste (foto Silvano)
Un'immagine di Palazzo Carciotti a Trieste (foto Silvano)

Valorizzazione: la voce è di recente conio ed è volutamente un po’ flou. A questa voce, nella delibera dedicata al Piano delle alienazioni lungo il triennio 2015-17, il Comune iscrive la vendita parziale di palazzo Carciotti per la somma di 17 milioni di euro, a valere nel 2016.

L’indirizzo dell’Amministrazione, in verità, è ancora piuttosto generico e lascia aperte varie soluzioni praticabili: l’intendimento è di mantenere in mano comunale la testata anteriore (ovvero la parte verso il mare) equivalente a circa un terzo del grande edificio, mentre per i 2/3 posteriori (ovvero la porzione verso via Cassa di risparmio) si studiano modalità d’utilizzo in grado di attrarre risorse private.

Potrà essere la vendita pura e semplice, potrà trattarsi di project financing: Andrea Dapretto, assessore ai Lavori Pubblici, ritiene prematuro esprimersi con una risposta certa, perchè molto dipenderà dalle condizioni e dalle prospettive del mercato immobiliare. Anche perchè il “cantiere” del Carciotti non è una bazzecola: Dapretto parla di un intervento da 30 milioni di euro, destinato a protrarsi per parecchi anni: servono interlocutori robusti, serve un progetto integrato, capace di compenetrare le esigenze pubblico-private nei 4 corpi che compongono il palazzo, tenendo conto dei vincoli artistico-architettonici presidiati dalla Soprintendenza. Il Municipio da solo non reggerebbe la “redenzione” di una struttura così grande e impegnativa. Da Stato, Regione, fondi Ue non c’è da attendersi granchè: del vecchio finanziamento Aster da 1,6 milioni, gestito dalla Soprintendenza, Dapretto non ha notizie da oltre un anno.

Ma il Comune non sembra muoversi al buio, tant’è che Dapretto accenna a contatti avvenuti con gruppi imprenditoriali che operano nel comparto alberghiero: «Un hotel di fascia qualitativa elevata - dice a margine della IV commissione consiliare svoltasi ieri mattina - sarebbe una risposta adeguata per definire il futuro del Carciotti». «Certamente - mette le mani avanti - non pensiamo a sistemarci un supermercato. Il livello dell’investimento privato non deve prescindere dalla storia e dal sito». Albergo, piccolo commercio, residenze: in questa triade l’assessore immagina il destino del palazzo, voluto alla fine del XVIII secolo da Demetrio Carciotti, progettato da Matteo Pertsch, seguito nella costruzione da Giovanni Righetti.E che il Piano regolatore situa in zona A0. La parte anteriore, che resterà proprietà comunale, sarà probabile appannaggio della Cultura municipale, espositiva e/o museale.

Il “caso Carciotti” ha monopolizzato la discussione in commissione, dove all’ordine del giorno c’era la delibera sul Piano delle alienazioni e valorizzazioni. Ma le comunicazioni di Dapretto sullo storico palazzo e sulla parziale dismissione hanno scatenato le reazioni dell’opposizione di centrodestra. «Basito», si è proclamato Paolo Rovis (Tp), «allibita» si è detta Alessia Rosolen (Uat). «Trattate il Carciotti come una cantina», ha incalzato Rovis, mentre la Rosolen accusava sindaco e giunta di disattendere gli impegni assunti in Consiglio. Giacomelli (FdI) martellava Dapretto per sapere se i 17 milioni incassabili dalla parziale vendita finanzieranno il restauro della parte comunale o, avvicinandosi le elezioni 2016, verranno dirottati sulla realizzazione di altre opere pubbliche. A quest’ultimo rilievo Dapretto ha replicato che l’assenza di un puntuale riscontro contabile entrata/uscita sul Carciotti è dovuta al fatto che non è stata ancora precisata l’entità del ripristino da eseguirsi nella testata del palazzo. Più possibilista il grillino Patuanelli, convinto che solo un partneriato privato serio possa consentire il recupero del palazzo.

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