Trieste, in marzo decessi cresciuti del 36%. Ma calano i nuovi positivi
TRIESTE Il coronavirus ha alzato la mortalità a Trieste del 36% rispetto agli anni passati. Le statistiche rivelano inoltre che, ogni tre decessi attribuibili al Covid-19 nel mese di marzo, uno è sfuggito ai dati ufficiali dei pazienti positivi e non è entrato dunque nelle stime ufficiali. L’analisi si basa sui numeri dell’Anagrafe del Comune di Trieste, che a marzo ha registrato 317 morti contro i 232 del marzo dell’anno scorso. La giornata di ieri segna intanto una frenata dei nuovi contagi, che sembrano ormai concentrarsi per lo più a Trieste (16 su 24, comunque in diminuzione). Nel capoluogo i morti sono saliti a 108, mentre un’ispezione dei Nas ha portato alla chiusura della casa di riposo “La Primula”, i cui 36 ospiti positivi sono stati ad ogni modo già trasferiti in altre strutture.
La notizia di giornata riguarda però l’aumento delle persone scomparse a Trieste. Stando alle cifre dell’Anagrafe, a marzo i decessi sono stati 317: 85 in più rispetto ai 232 del marzo 2019. Si tratta del 36,6% di morti in più rispetto ai tempi pre coronavirus.
L’incidenza è importante ma, in confronto ad altre province, Trieste si attesta su percentuali più contenute: basti pensare al +77% di Genova, al +55% di Bolzano, al +49% di Torino e al +44% di Trento, mentre non ci sono nemmeno paragoni possibili con i casi lombardi, se Bergamo segna addirittura il +340%, seguita da Brescia con il +195% e Milano con il +87%. Inferiore l’impatto in Veneto, come attesta il +33% di Verona e il +15% di Venezia.
Secondo il professor Fabio Barbone, epidemiologo a capo dell’équipe scientifica che affianca la Regione, il dato più circoscritto di Trieste si spiega con la tendenza all’alta mortalità che caratterizza anche in tempi normali una città con elevata presenza di grandi anziani. Il coronavirus starebbe cioè anticipando decessi quasi sempre prevedibili comunque in tempi molto brevi.
«La percentuale triestina è una delle più basse del Nord Italia, dove in media l’aumento della mortalità è del 50% circa», dice il medico, ma la spiegazione non va cercata in bassi livelli di incidenza dell’infezione, che a Trieste sta colpendo anzi piuttosto duramente, bensì nell’età molto alta della popolazione. Per Barbone, insomma, «quando ci sono epidemie respiratorie o ondate di calore accade spesso che si verifichi un’anticipazione di decessi di persone che hanno ad ogni modo speranza di vita molto breve. Si anticipano cioè morti attese al massimo qualche mese dopo».
Colpisce anche un secondo aspetto ricavabile dalle cifre. Il 31 marzo ha segnato per la città 85 morti in più dell’anno precedente, ma i decessi ufficiali per coronavirus a quella data erano 60. Venticinque persone in più sono venute a mancare, senza entrare nel conteggio dei morti dovuti all’epidemia: all’interno della crescita dei decessi figura un 30% di persone probabilmente non sottoposte a tampone. Questo conferma quanto emerso anche nel resto d’Italia e cioè la presenza di una quota di scomparsi per effetto del coronavirus, ma sfuggiti al conteggio dei positivi. Rapportando questo trend ai dati di ieri, si può azzardare a dire che i decessi da coronavirus a Trieste potrebbero in realtà aver superato di poco le 150 unità, con una frazione rimasta sommersa. Il dato trova anche conferme impressionistiche, viste le proteste da parte di famiglie che sostengono di aver perso un proprio caro in una delle case di riposo cittadine, senza che la persona fosse sottoposta a tampone.
Salgono intanto a 2.544 i casi accertati dall’inizio dell’emergenza. Brusca la frenata dei nuovi positivi, che si limitano a 24 persone rispetto al giorno precedente: Trieste raggiunge i 961 infettati (+16), Udine 891 (+1), Pordenone 557 (+6) e Gorizia 130 (+1). Salgono ancora i guariti, che arrivano a 938. Il numero dei decessi si porta a 212, con altri 6 morti da registrare: 108 a Trieste (+2), 60 a Udine (+1), 41 a Pordenone (+3) e 3 a Gorizia. Scende il dato degli ospedalizzati: in terapia intensiva si trovano al momento 24 pazienti (-4) e altri 163 (-3) sono ricoverati in reparti Covid-19, mentre le persone in isolamento domiciliare sono 1.207.
La situazione delle residenze per anziani va aggiornata in seguito alla decisione dei Carabinieri del Nas di Udine di chiudere “La Primula”, i 36 ospiti (tutti positivi) sono stati trasferiti in altre strutture nei giorni scorsi. Sulla casa di riposo triestina la Procura ha aperto un fascicolo e l’Azienda sanitaria monitora la situazione del condominio, dove quattro residenti sono risultati positivi al virus. Le forze dell’ordine hanno controllato una quindicina di residenze in regione e disposto la sospensione dell’autorizzazione della sola struttura triestina dopo aver rilevato gravi carenze organizzative. L’operazione di controllo ha riguardato 600 realtà in tutta Italia: un centinaio ha evidenziato mancato rispetto delle norme e per 15 sono scattati i sigilli e il trasferimento degli utenti.
Da registrare infine la chiusura della Seconda Medica all’ospedale di Pordenone, dove sono stati trovati positivi numerosi sanitari. —
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