Trieste, in carcere “per necessità”: ma ora ha una casa

Aveva chiesto di restare in cella: «Non ho un alloggio né da mangiare». L’Ics gli assicura ospitalità: concessi i domiciliari
Silvano Trieste 16/08/2017 Casa Circondariale di Trieste
Silvano Trieste 16/08/2017 Casa Circondariale di Trieste

TRIESTE. Aveva domandato, anzi implorato, di poter restare in carcere. «Non ho una casa, non ho da mangiare, non so dove andare... tenetemi qui per favore, sono troppo povero», così si era rivolto al giudice qualche settimana fa il trentottenne sloveno, originario di Capodistria, arrestato a Trieste dai Carabinieri per detenzione e spaccio di stupefacenti. Il gip Massimo Tomassini, a malincuore, aveva accettato disponendo la detenzione al Coroneo. Anche se per quella tipologia di reato avrebbe voluto concedere i domiciliari.

Ma la situazione ora si è sbloccata: grazie all’intervento dell’Ics (il Consorzio italiano di solidarietà), il trentottenne ha trovato ospitalità in una struttura di accoglienza cittadina dove potrà stare ai domiciliari. La onlus, che come noto si occupa della gestione dei migranti, si è fatta avanti non appena la vicenda è stata pubblicata dal Piccolo.

Lo straniero era finito in cella nelle scorse settimane in seguito al ritrovamento di quasi un chilo di marijuana in un appartamento di largo Barriera. Un blitz scattato dopo che i Carabinieri avevano sorpreso due individui mentre si scambiavano alcuni grammi in strada.

Il trentottenne, in quei giorni momentaneamente ospite in quell’alloggio di largo Barriera, aveva ammesso tutto, togliendo dai guai gli altri due sospettati, inizialmente implicati nell’indagine: «La droga è mia». Quattrocentottanta grammi di marijuana custoditi in un armadio assieme ad alcune buste per il confezionamento, spuntati durante la perquisizione nell’appartamento. Con prove del genere l’incriminazione era inevitabile. Il gip Tomassini aveva valutato la possibilità di applicare la detenzione ai domiciliari per l’indagato. Ma senza una casa non era possibile.

«Non ho nessuno nella vita - aveva detto il detenuto al giudice nel corso dell’interrogatorio -, non ho una casa e non ho da mangiare. Sono povero. Mi tenga qui». Nei giorni successivi i responsabili dell’Ics avevano contattato il legale dello sloveno, l’avvocato Gianluca Rossi, mettendo a disposizione uno spazio ad hoc.

L’avvocato si era dato da fare preparando un’istanza di sostituzione della misura cautelare in modo da spostare il proprio assistito ai domiciliari. Proprio in questi giorni il gip Tomassini ha autorizzato il trasferimento.
Il passaggio non è stato però semplicissimo. Il primo appartamento individuato (un alloggio di via dei Moreri) non era adatto: si tratta infatti di una struttura riservata alle persone già condannate in via definitiva.

Il trentottenne sloveno è stato quindi portato in una casa di accoglienza per richiedenti asilo di Fernetti. Lì può ora scontare gli arresti domiciliari. «Ho detto al ragazzo che il giudice gli ha dato fiducia e lui ha capito», commenta l’avvocato Rossi. «Sono contento che il gip abbia concesso la sostituzione della misura cautelare alla persona. Adesso siamo in attesa di definire la sua posizione dal punto di vista processuale». 


 

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