Il conto della gestione per così dire “allegra” e “spensierata” delle Coop operaie lo hanno idealmente presentato ieri mattina. Sono infatti 108 gli ex soci che hanno depositato davanti al gip Laura Barresi, tramite l’avvocato Stefano Alunni Barbarossa (per 107 danneggiati) e l’avvocato Alice Spaventi (per il 108.mo), l’atto di costituzione di parte civile nei confronti di chi aveva soffiato nell’enorme bolla delle Coop di casa nostra che però, alla fine, era scoppiata provocando un devastante passivo valutato in corso di indagine in 37 milioni di euro, a causa del quale erano state svuotate le casse societarie e migliaia di risparmiatori, nel momento del commissariamento giudiziario dell’ottobre 2014, si erano trovati con un pugno di carta straccia. Parte civile nei confronti di chi aveva fatto una scommessa e l’aveva persa – bisogna ricordarlo – sulla pelle di 600 dipendenti oltre che, appunto, su quella dei risparmiatori.
Lo scopo dell’atto formale di costituzione di parte civile è quello di aggredire i patrimoni personali degli imputati ma è chiaro che i danneggiati potranno avere soddisfazione solo se verranno definite in giudizio le responsabilità. Insomma, tutto - eventualmente - dopo le sentenze. I nomi dei citati sono noti. Sono quelli di Livio Marchetti e di Pierpaolo Della Valle, rispettivamente, all’epoca dei fatti, finché cioè il giudice non li aveva sbattuti fuori, presidente del Consiglio di amministrazione e direttore generale (nonché, per un lungo periodo antecedente, presidente del Collegio sindacale). Ma, nell’atto depositato alla cancelleria del gip e notificato ai difensori (gli avvocati Alfredo Antonini, Gaetano Insolera, Marco Bianca, Salvatore e Filippo Capomacchia, Federica Fantuzzi e Giovanni Borgna), compaiono anche i nomi di Rodolfo Pobega, di Tiziana Seriau e di Michela Raffaelli, componenti in periodi diversi del Collegio sindacale: per la Procura avevano controllato conti e bilanci ma non avevano trovato nulla di anomalo. In sostanza sono accusati di non essersi accorti degli ampi squarci – mascherati con plusvalenze fittizie – che sempre più velocemente si formavano nella chiglia della nave che stava inesorabilmente affondando mentre nel salone principale (leggasi le assemblee dei soci) i responsabili aprivano le danze dicendo a chi aveva messo tutti i propri risparmi nel salvadanaio bucato delle Coop che tutto andava bene.
Da aggiungere che Raffaelli aveva avuto l’incarico nel 2013 appena per nove mesi. Mentre Pobega e Seriau per quattro e tre anni. Parte offesa sono le Cooperative operaie in concordato preventivo, nella persona dell’amministratore giudiziario, l’avvocato Maurizio Consoli. Marchetti e Della Valle sono anche accusati di aver fatto i banchieri senza esserlo, e soprattutto senza limite. E cioè di aver esercitato abusivamente l’attività di raccolta di risparmio tra il pubblico, in violazione delle disposizioni di legge. E in particolare di aver proseguito la raccolta del denaro dei soci sottoscrittori (i risparmiatori) nonostante eccedesse i limiti previsti dalla norma. Come dire, senza garanzie sufficienti rispetto al totale del patrimonio societario che si stava assottigliando. Ma c’è di più. Oltre alla richiesta di risarcimento del danno patrimoniale subito, i 108 ex soci chiedono al giudice anche che venga riconosciuto loro il danno morale. Ovvero quello «conseguente – così si legge nell’atto – alla lesione di interessi inerenti la persona».
La risposta del giudice Barresi alla pesante richiesta arriverà solo nell’udienza fissata per il 10 novembre. Dirà se i 108 hanno il diritto a pretendere quei risarcimenti. Poi è chiaro che il processo innescato dalle indagini del pm Federico Frezza e Matteo Tripani – ancora nella fase dell’udienza preliminare – andrà avanti. Fino all’eventuale rinvio a giudizio o alla definizione dei riti alternativi . Certo è che bisogna fare in fretta. Perché sull’intera vicenda processuale incombe l’incubo della prescrizione, dell’impunità di chi eventualmente dovesse essere, alla fine, considerato effettivamente colpevole della fine delle Coop operaie.