Trieste, imprenditore veneto in visita a impianti e terreni della Colombin

Attenzioni anche da Milano. E la srl 1894 che aveva affittato gli asset della società si fa sentire 
Protesta dei sindacati davanti al Tribunale di Trieste
Protesta dei sindacati davanti al Tribunale di Trieste

TRIESTE Mattinata intensa ieri in via dei Cosulich. C’è un importante imprenditore veneto che sembra interessato alla Colombin: ieri mattina, insieme al curatore fallimentare Mario Giamporcaro e al direttore di Confindustria Venezia Giulia Paolo Battilana, ha visitato lo stabilimento e le aree che lo circondano. Il curatore ha preferito non fare nomi, limitandosi a un generico riferimento alla “plurisettorialità” delle attività coltivate.

A seguire, Giamporcaro ha effettuato un sopralluogo con la vicepresidente di Coselag (ex Ezit) Sandra Primiceri. E’bene sottolineare - come si rileva nella relazione preliminare approntata dal perito Deborah Ovadia - che la proprietà Colombin si estende per ben 55.757 metri quadrati ed è dotata di una strada interna in concessione demaniale per ulteriori 3000 mq che divide il lotto in due porzioni, a nord la parte “Colombin” a sud la “ex Veneziani”. La superficie coperta ammonta a 20.582 mq. Da evidenziare che l’intero compendio è svincolato dal Sito inquinato, sia nazionale che regionale. Il curatore si sta muovendo su più direzione per trovare un compratore seriamente intenzionato e attrezzato: una ventina di giorni fa aveva dichiarato che avrebbe preso contatto anche con Amorim, grande gruppo portoghese nel comparto del sughero, che ha una filiale italiana a Conegliano.

Segnali anche dalla Lombardia, dove un commercialista milanese, Giorgio Laganà, ha scritto via-mail al giudice Daniele Venier per ottenere da Giamporcaro la documentazione necessaria «a predisporre in tempi brevi una proposta di concordato fallimentare, al fine di poter salvaguardare gli interessi occupazionali del territorio e valorizzare al massimo gli assets aziendali e immobiliari». Laganà scrive di rappresentare, come consulente, un gruppo di investitori.

Sulla vicenda Colombin interviene con una nota articolata su 5 punti il consiglio di amministrazione della “1894”, la srl che aveva affittato gli asset della società-madre. Il comunicato insiste sul fatto che il blocco del conto corrente dal 4 settembre ha determinato problemi operativi all’azienda, che si è mossa in sede giudiziaria per recuperarne la disponibilità. Per esempio, gli emolumenti di settembre - riporta la nota - sono stoppati dall’impossibilità di adire al conto, nonostante i cedolini siano stati regolarmente emessi.

Le materie prime per la produzione - prosegue - sono state pagate anticipatamente, «altrimenti i fornitori non le avrebbero consegnate», mentre le fatture nei confronti della “Colombin e figlio spa” non sono ancora scadute. Il cda contesta che venga addebitato lo stato di insolvenza alla “1894” e che ne venga richiesto il fallimento, quando basterebbe riattivare il conto corrente bloccato per far fronte alle posizioni aperte. Lo stesso cda - composto da Roberto Bergamo, Andrea Causin, Alessandro Monti - smentisce infine la sua “latitanza” e ribadisce «la completa disponibilità collaborativa» nei confronti della curatela. —

Magr
 

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