Trieste, impegnative mediche da rifare: tutti in coda dal dottore
Il sindacato dei medici di base denuncia il caos prescrizioni. «I Cup non accettano le vecchie prenotazioni di Tac, ecografie e visite e i pazienti corrono a rifarle». Riccardi: «Risolveremo»
TRIESTE Sballottati dal Cup al medico di medicina generale, costretto a fare i salti mortali per star dietro a tutte le richieste di pazienti che si presentano in ambulatorio per ottenere una nuova prescrizione di visite specialistiche ed esami strumentali come ecografie, Tac e risonanze. Un vero e proprio “caos impegnative”, segnalato dal Sindacato nazionale autonomo medici italiani (Snami), deciso appunto a denunciare la situazione estremamente critica esplosa al termine dell’emergenza Covid-19.
«Con la riapertura delle prenotazioni - spiega il presidente regionale Stefano Vignando - è emersa una situazione di grossa difficoltà, resa ancora più critica dall’assenza di chiarezza sulle disposizioni trasmesse dalle Aziende ai cittadini. I pazienti si sono sentiti dire dagli operatori dei Cup che le prescrizioni per esami e visite prenotati in passato, e poi sospesi causa coronavirus, non erano più valide né utilizzabili. Il consiglio degli operatori è stato quello di rivolgersi ai medici di medicina generale per rifare l’impegnativa o per modificarla. I dottori si sono quindi trovati con un numero decisamente importante di pazienti negli studi. Molti colleghi non hanno una segretaria e, oltre al lavoro ordinario, si ritrovano quindi a dover gestire anche questa situazione. Il paradosso è che molte delle ricette, secondo gli operatori dei Cup “scadute”, erano state emesse dai colleghi specialisti».
Come moto con l’esplosione della pandemia le Aziende sanitarie avevano sospeso le visite non urgenti, quelle di tipologia P (programmata) e D (Differibile) e le visite di controllo già programmate. Il lockdown è durato circa 70 giorni e con la fase due l’attività è ripresa attraverso la riprogrammazione delle visite sospese. Solo nell’Azienda sanitaria universitaria Giuliano Isontina si parla di quasi 68 mila appuntamenti. Sono poi riprese le prenotazioni della minoranza delle B (Brevi) le quali unitamente alle U (Urgenti) non erano mai state interrotte. La quasi totalità delle ricette per visite specialistiche e altre prestazioni erano state però prescritte nel periodo antecedente il lockdown. Quel tipo di impegnativa ha una scadenza che varia sulla base dell’urgenza: B prevede una prenotazione entro 4 giorni, D entro 15 e P entro 60. L’erogazione dei servizi di tipo B devono avvenire entro 10 giorni dalla data di prenotazione, le D entro 30 giorni per le visite e 60 per gli accertamenti diagnostici e le P entro 120 giorni. La regione Piemonte per ovviare a questo problema ha emesso una nota nella quale si invita il personale a «evitare il rinvio del paziente al prescrittore» inteso come medico di medicina generale, pediatra o specialista.
Il sindacato inoltre lamentata uno scarso confronto con la Direzione centrale salute. «Ricordiamo - aggiunge Vignando - che in tema di durata della validità delle impegnative e di procedure e percorsi, altre Regioni sono già intervenute. Ci saremmo aspettati anche dalla Direzione centrale salute puntuali e precisi indirizzi. Forse ci saranno anche state ma né alle organizzazioni sindacali, né ai medici di medicina generale è arrivato nulla. Eppure i pazienti si sono rivolti proprio ai loro dottori di riferimento per conoscere i tempi delle nuove visite. I medici di famiglia, non avendo ricevuto istruzioni o comunicazione, non sapevano però cosa rispondere. Cosa avremmo dovuto dire ai pazienti, di andare a cercarsi da soli le risposte sui giornali?».
Il vicepresidente della Regione Riccardo Riccardi, dal canto suo conferma di essere a conoscenza della situazione: «Stiamo lavorando per individuare la soluzione». —
Riproduzione riservata © Il Piccolo
Video