Trieste, impegnative mediche da rifare: tutti in coda dal dottore

Il sindacato dei medici di base denuncia il caos prescrizioni. «I Cup non accettano le vecchie prenotazioni di Tac, ecografie e visite e i pazienti corrono a rifarle». Riccardi: «Risolveremo»

TRIESTE Sballottati dal Cup al medico di medicina generale, costretto a fare i salti mortali per star dietro a tutte le richieste di pazienti che si presentano in ambulatorio per ottenere una nuova prescrizione di visite specialistiche ed esami strumentali come ecografie, Tac e risonanze. Un vero e proprio “caos impegnative”, segnalato dal Sindacato nazionale autonomo medici italiani (Snami), deciso appunto a denunciare la situazione estremamente critica esplosa al termine dell’emergenza Covid-19.

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«Con la riapertura delle prenotazioni - spiega il presidente regionale Stefano Vignando - è emersa una situazione di grossa difficoltà, resa ancora più critica dall’assenza di chiarezza sulle disposizioni trasmesse dalle Aziende ai cittadini. I pazienti si sono sentiti dire dagli operatori dei Cup che le prescrizioni per esami e visite prenotati in passato, e poi sospesi causa coronavirus, non erano più valide né utilizzabili. Il consiglio degli operatori è stato quello di rivolgersi ai medici di medicina generale per rifare l’impegnativa o per modificarla. I dottori si sono quindi trovati con un numero decisamente importante di pazienti negli studi. Molti colleghi non hanno una segretaria e, oltre al lavoro ordinario, si ritrovano quindi a dover gestire anche questa situazione. Il paradosso è che molte delle ricette, secondo gli operatori dei Cup “scadute”, erano state emesse dai colleghi specialisti».

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Bonaventura Monfalcone-28.05.2012 Inaugurazione nuovi posti letto-Ospedale San Polo-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura


Come moto con l’esplosione della pandemia le Aziende sanitarie avevano sospeso le visite non urgenti, quelle di tipologia P (programmata) e D (Differibile) e le visite di controllo già programmate. Il lockdown è durato circa 70 giorni e con la fase due l’attività è ripresa attraverso la riprogrammazione delle visite sospese. Solo nell’Azienda sanitaria universitaria Giuliano Isontina si parla di quasi 68 mila appuntamenti. Sono poi riprese le prenotazioni della minoranza delle B (Brevi) le quali unitamente alle U (Urgenti) non erano mai state interrotte. La quasi totalità delle ricette per visite specialistiche e altre prestazioni erano state però prescritte nel periodo antecedente il lockdown. Quel tipo di impegnativa ha una scadenza che varia sulla base dell’urgenza: B prevede una prenotazione entro 4 giorni, D entro 15 e P entro 60. L’erogazione dei servizi di tipo B devono avvenire entro 10 giorni dalla data di prenotazione, le D entro 30 giorni per le visite e 60 per gli accertamenti diagnostici e le P entro 120 giorni. La regione Piemonte per ovviare a questo problema ha emesso una nota nella quale si invita il personale a «evitare il rinvio del paziente al prescrittore» inteso come medico di medicina generale, pediatra o specialista.

Il sindacato inoltre lamentata uno scarso confronto con la Direzione centrale salute. «Ricordiamo - aggiunge Vignando - che in tema di durata della validità delle impegnative e di procedure e percorsi, altre Regioni sono già intervenute. Ci saremmo aspettati anche dalla Direzione centrale salute puntuali e precisi indirizzi. Forse ci saranno anche state ma né alle organizzazioni sindacali, né ai medici di medicina generale è arrivato nulla. Eppure i pazienti si sono rivolti proprio ai loro dottori di riferimento per conoscere i tempi delle nuove visite. I medici di famiglia, non avendo ricevuto istruzioni o comunicazione, non sapevano però cosa rispondere. Cosa avremmo dovuto dire ai pazienti, di andare a cercarsi da soli le risposte sui giornali?».

Il vicepresidente della Regione Riccardo Riccardi, dal canto suo conferma di essere a conoscenza della situazione: «Stiamo lavorando per individuare la soluzione». —


 

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