Trieste, il wi-fi “alcolico” dei Becchiar e le tombe con vista sull’Istria VD-FT

Nel cimitero sotto all’ospedale riposano famiglie storiche: dai Gherdol ai Pecar. Balli di gruppo, tombole sociali e street art animano il maxi comprensorio Ater

TRIESTE Miliara, Becchiar e Schillani. Tre toponimi modificatisi nel tempo, fagocitati nel vortice urbano del cemento e nella rispettiva scomparsa di campagne che nessuno coltiva più. Non può rappresentare una sintesi, ma Cattinara e Melara sono anche questo.

Il pretesto per immergere la contemporaneità nel passato lo regala una cartina ottocentesca della zona, appesa alla parete della Trattoria da Gelmo. Sul muro dietro al bancone campeggia un “noi non abbiamo wi-fi ma abbiamo un buon vino che dopo 3 bicchieri vi fa navigare in Internet che è una meraviglia”.

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«La zona dei Becchiar viene indicata proprio qui dove siamo noi», riporta Giorgio Bisiacchi, capomastro della terza generazione di ristoratori. «Il mio bisnonno prese in mano l’attività nel 1926. In tutte le fotografie dell'epoca si nota la dicitura “da Pecchiari”, che era la famiglia che gestiva l'attività prima di noi. È simbolica perché l'immagine evidenzia il pennone con la bandiera giallo e nera, colori della monarchia asburgica».

Si sente il profumo del paese tutt'attorno. La bora soffia sulle case e leggera riporta a qualche anno fa, quando vicino alla trattoria esisteva ancora un muro di cinta costruito in un passato molto lontano. «L’hanno buttato giù senza porsi tante domande - racconta Giorgio con un pizzico di rammarico -. Chissà dove sono finite tutte quelle pietre».

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Lasorte Trieste 25/01/17 - Rione S.Giovanni, Corte Fedrigovec, Via S.Donato, Via S.Felice

La pietra che resiste a Cattinara è invece quella del muro del cimitero. L'entrata è regolamentata da orari invernali e estivi, in italiano e in sloveno. Ada Cok abita non lontano. «Vengo spesso perché i miei genitori sono sepolti qui» afferma, sistemandosi il cappuccio di un eskimo verde militare.

Le lapidi del campo santo riportano cognomi storici della zona: Gerdol, Kobec, Glavina, Bizjak, Kjuder, Lavrencic e ancora Grahonja e Pecar, come quel Svetko che venne fucilato ad Opicina nel 1944 a cui oggi è intitolato il Circolo di Cultura di Cologna.

«Le sepolture riguardano famiglie della zona di Cattinara, Longera e dintorni, anche se negli ultimi anni gli estranei sono cresciuti», prosegue Ada, che racconta come «una volta, fino a meno di vent'anni fa c’era un custode. Poi probabilmente rappresentava un costo e l'hanno tolto».

Un vecchio cipresso protegge la cappella. Le famiglie che riposano qui a Cattinara godono di una compagnia invidiabile rispetto ad altri cimiteri: la vista a sud verso l’Istria è, assieme alle lapidi di fine Ottocento, l’immagine più suggestiva di tutta la zona.

Scendendo verso l’ospedale ci si imbatte in quello che da tutti gli abitanti del rione - e da qualsiasi automobilista che debba transitare per questa strada - viene definito l'incrocio peggiore della città. In effetti i sensi di marcia sembrano britannici visto che, per chi proviene dall'ospedale, per poter svoltare verso la Grande viabilità si gira alla seconda uscita e non alla prima come regola vorrebbe.

Nell'altro senso di marcia è lo stesso. Tuttavia sembra che il progetto di riqualificazione della zona presentato dalla giunta Cosolini e fatto proprio da quella dell'attuale sindaco, possa finalmente riportare serenità al tr. affico. In questo caso, attendere l'apparizione di San Tommaso è obbligo che una certa scaramanzia non solo rionale impone.

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Lasorte Trieste 03/02/17 - Rione S.Luigi, Via Aldegardi, Frutta e Verdura Slavica

I triestini si sa, amano l'ironia. E allora in un bar di fronte all’ospedale il bagno tramuta il suo nome in Clinica Urologica. C'è un calcetto in fondo alla sala. Una signora sostiene la sua personale tesi sulle nuove leggi del moto: «no posarte che se me alzo finiso che me ribalto».

All'uscita dal bar svoltando a destra si arriva verso quella che fino al 2014 è stata una pista di sci d'erba di livello internazionale. I Tre camini, come la chiamano tutti, oggi ospita gare di mountain bike. Risalendo verso la scuola c'è la villa pompejana, la scuola media con lingua d'insegnamento slovena, e la lunga discesa verso il comprensorio di Melara.

Per entrare a contatto con la memoria della zona - e di conseguenza con il suo presente - bisogna immaginare come l'ospedale e le case popolari di Melara abbiano modificato in maniera irreversibile quest’area. Chi migliora quotidiamente l'aria del rione è il Circolo Auser.

Giorgio Roberti ne è il presidente. «Svolgiamo una ventina di attività diverse tra escursioni, ginnastica per anziani, corsi di informatica, la tombola sociale e, in convenzione con l’Azienda Sanitaria, anche il trasporto di persone dal loro domicilio presso diversi ambulatori medici. In totale siamo 385 soci». Il circolo è intitolato a Pino Zahar, «un vecchio amico e sindacalista delle Ferrovie dello Stato».

Spesso l'aggregazione viene data per scontata da chi l'ha sempre vissuta come tale. «Non lo è». racconta Roberti. «Riuscire a portare la gente fuori dagli appartamenti e farli stare assieme non è operazione semplice». Tuttavia l'Auser dimostra, da 17 anni, di svolgere un ruolo sociale di primo piano.

Come la Microarea, dove l’impegno è di casa. Sul manifesto all’entrata si può leggere: balli di gruppo, supporto compiti dopo scuola, magazzino abiti usati, bricolage, carte e la lettura di quotidiani. Lorella Postiferi è la referente.

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Lasorte Trieste 26/01/17 - Rione Valmaura Giarizzole, Via Inchiostri, Trattoria al Velocipede

«Questo è un luogo dove la creatività è di casa, perché essa significa anche uscire dalle proprie abitazioni e mettersi in gioco, diventando parte di una cerchia di persone che in certi momenti diventa la tua famiglia, se per qualche motivo la famiglia non c'è».

All'interno della Microarea trovano spazio anche i volontari del Servizio Civile Solidale, dedicato agli under 18. Sofja, Sara e Angelica svolgono qui il loro servizio e sono contente. «È la prima esperienza di volontariato - spiega Sofja -e sono sicura che continuerò».

Federico Duse fa parte dell'Associazione MelArt, associazione nata nel 2009 per volontà di un collettivo di giovani impegnati nel mondo della street art assieme anche agli abitanti del comprensorio di Melara. La Riqualificazione Artistica dello Spazio Costruito è uno dei tanti progetti che Duse e gli altri portano avanti.

«Abbiamo riqualificato 1000 metri quadrati di spazi e stiamo completando i secondi 2500 grazie a decorazioni di alta qualità». In effetti girare per il comprensorio oggi segna il passo rispetto al passato. Murales con le espressioni tipiche dei ragazzi di Melara ma anche lavori fatti per la Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, illuminano il comprensorio di una luce che brilla soprattutto grazie a chi non ha mai smesso di combattere per il proprio quartiere.

(5 - continua. Le precedenti puntate sono uscite il 7 e 3 febbraio, e il 27 e 29 gennaio )

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