Trieste, il verdetto del giudice Nicoli: «Serracchiani incompetente»
TRIESTE. «Credo che era meglio se la Serracchiani non fosse entrata in politica... L’incompetenza non ha colore. Ma se anche lo ha, non cambia niente: danneggia tutti da destra a sinistra. Ma questa presidente supponente e inconsistente lascerà dopo di sé il vuoto assoluto e credo che nessuno la rimpiangerà. Un errore della Storia e basta».
La storia con la esse maiuscola, per intendersi. Giorgio Nicoli, giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Trieste, ha emesso questo giudizio senza appello domenica sera attorno alle 23. L’ha fatto su Facebook, dopo avere ascoltato la settima di Mahler diretta da Anton Nanut, rispondendo alla “domanda difficile” postata dall’avvocato Claudio Giacomelli (Fratelli d’Italia) attorno alle 20: «Per voi quale tra le terribili leggi della Serracchiani è la più dannosa? Uti, Sanità o Ater?». L’imbarazzo della scelta per il magistrato triestino, che non vanta simpatie di destra e che da gup ha gestito la vicenda della rimborsopoli regionale. Per lui qui non è una questione di leggi: è la governatrice a essere dannosa. Fine della storia (con la esse minuscola). Nulla di personale nei confronti dell’avvocato Serracchiani. Alle europee del 2009, quando l’esordiente Serracchiani ha surclassato Berlusconi, l’ha persino votata.
Alle regionali del 2013, invece, non è sicuro: «Non mi ricordo se ho votato. Sicuramente non avrei scelto Tondo. In ogni caso ho visto con favore l’elezione della Serracchiani», spiega Nicoli che ieri, quasi pentito, ha provveduto a cancellare il suo commento sotto il post di Giacomelli. Un giudizio uscito di getto, ma non di “senno”. «In ogni caso non parlavo in veste di giudice - spiega Nicoli -. Non faccio politica. È stato uno sfogo». Ad approfondire non è però che il giudizio sulla politica regionale cambi di molto. «Conosco molti medici che danno un giudizio pessimo sulla riforma sanitaria. La mia non è una valutazione sulla Serracchiani come persona, ma sulla politica attuale che permette a persone di essere elette in posizioni apicali senza aver avuto precedenti esperienze amministrative. È il trionfo dell’inesperienza: Riccardo Illy, per esempio, aveva perlomeno fatto il sindaco e si è circondato di persone di livello».
E la supponenza? «Il principale sbaglio della Serracchiani è stato quello di tenere il doppio incarico: nel partito e nell’istituzione. La presidenza della Regione è un incarico totalizzante. Stare un po’ a Roma e a Trieste non ha aiutato ed è all’origine delle pessime politiche. Riforme buttate lì. La supponenza della Serracchiani è stato quello di mantenere il doppio incarico».
Il 20 febbraio scorso, nel momento della scissione del Pd, Nicoli aveva postato una «riflessione personalissima di un politicamente “senza-patria” pensando alla «mia patria», ricordando con nostalgia gli anni giovanili passati nel ventre della Balena Bianca. «Se il Pd nel suo complesso avesse recepito la cultura politica della Democrazia cristiana non sarebbe mai arrivato a questo punto. La Dc è finita ma non è implosa, queste scissioni dimostrano che il vuoto politico non si maschera con la cartapesta ma viene riempito a poco a poco, sempre e fatalmente, da “materiali inerti” collegati ad un timer programmato per la deflagrazione. Mentre sul ponte del Titanic i balli continuano». La politica non lo tenta minimamente. Lo sfogo domenicale sulla Serracchiani non prelude a una discesa in politica di Nicoli, che vanta 18 anni da giudice più altri otto da pm alle spalle. «Non mi passa neppure per la mente, anche se mi proponessero un posto da assessore o da sindaco a parità di stipendio. La politica ha perso il valore di una volta. Non mi piace questo clima di scontro perenne. Inconcludente. Manca quella spinta ideale che c’era persino nella vecchia Dc».
Tranchant pure il commento della governatrice Serracchiani: «Chi ricopre ruoli che danno grande potere sulla vita delle persone non dovrebbe gettare nessuna ombra di parzialità sul suo operato. Quando ciò accade, come in questo caso, si erode la credibilità di un intero sistema, e di ciò mi rammarico prima di tutto». Oltre il rammarico c’è la certezza che la cosa non resterà confinata sui social. E, anche se la Serracchiani sostiene Renzi al congresso del Pd, non si esclude un coinvolgimento dell’altro candidato alla segreteria, Andrea Orlando, ministro della Giustizia.
Riproduzione riservata © Il Piccolo