Trieste, il tempio dei motorini si trasforma in casa della solidarietà
TRIESTE Quello che in via San Francesco 66 fu il tempio della Vespa e dei motorini Ciao e Bravo verrà trasformato, entro due mesi, nella casa della solidarietà. Moto Shop 1 sparisce dal mercato. L’attività è già confluita nel punto vendita di via Giulia. Ma quegli spazi non verranno declinati ad un'altra attività commerciale, bensì ad un punto dove chi ha la possibilità può portare generi alimentari, abiti, piccoli elettrodomestici da destinare a chi invece sta attraversano un periodo di difficoltà.
Una decisione maturata da Fabio Scoccimarro – proprietario dell’immobile – negli ultimi mesi, anche a fronte della crisi generata dalla pandemia. L’imprenditore, già presidente della Provincia di Trieste e oggi assessore regionale all’Ambiente, non è più operativo nell’azienda dal ’97, «ma quando abbiamo deciso di chiudere quel punto vendita, – spiega –pensavo a come poter dare un valore diverso a quegli spazi: da qui l’idea di renderli un emporio della solidarietà». Lì, nel tempo troveranno casa anche della associazioni di volontariato. «Quelle porte – indica Scoccimarro – saranno aperte per dare aiuto, senza badare troppo alla burocrazia, l’Isee o altri dati, ma guardando le persone negli occhi e contando sulla buona fede. Oggi abbiamo bisogno di fidarci gli uni degli altri». Un angolo del locale sarà riservato alla raccolta di cibo o accessori per cani e gatti. «Ci sono persone in difficoltà che hanno bisogno di sfamare anche il loro piccolo amico, – sostiene – e daremo una risposta anche a questa esigenza». In quei locali di via San Francesco negli anni sono passate intere generazioni. Il negozio ha aperto nel 1980, inizialmente solo come rivendita di accessori per Vespa, ma diventando due anni dopo punto vendita Piaggio con i motorini Ciao o il Bravo, concessionario esclusivo Yamaha, e poi Honda, Bmw, Aprilia, Malaguti e Peugeot. Scoccimarro fin da giovanissimo aveva la passione per il commercio. «A 19 anni – ricorda – con Almerigo Grilz gestivo Portobello Road in via Rossetti. Poi ho vinto un concorso per entrare in banca e un altro come ufficiale dell’Aeronautica, ma ho rinunciato a quelle opportunità per dare sfogo alla mia vena imprenditoriale».
Così era nato Moto Shop. La sua appartenenza politica era già nota a tutti. Allora militava nel Msi. «Temevo qualche angheria contro il negozio, non erano anni facili, – sottolinea – e feci ogni tipo di assicurazione. Invece, con sorpresa, mi ritrovai tra i clienti molti esponenti anche della sinistra triestina». «Allora il sogno di ogni quattordicenne era quello di avere il motorino – ricorda Scoccimarro – . Negli anni Novanta vendevamo più di mille motocicli all’anno. Chiunque ricorderà le distese di motorini fuori dalle scuole, che ora non si vedono più. Il mercato è cambiato: i più giovani usano più volentieri la bicicletta elettrica e quello delle moto di più importante cilindrata diventerà un mercato di nicchia».
Dai 15 dipendenti degli anni d’oro, l’impresa oggi si regge su 4, contando molto sul socio di Scoccimarro, Giorgio Zampa e su Cristiana in quell’impresa dagli anni Ottanta. «Vista la chiusura del locale, – conclude Scoccimarro – e tenendo conto del mio impegno pubblico ormai da decenni, ho deciso di destinare quegli spazi agli altri, a punto di incontro tra generosità e necessità: sono certo Trieste ci darà una mano a riempirlo di gesti di solidarietà».
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