Trieste, il segretario di Casa Pound “cacciato” dalla Direzione salute dopo il blitz in aula

L’agenzia Ranstad sospende, su richiesta degli uffici regionali, l’impiegato interinale che ha guidato l’azione neofascista 
Un momento del blitz di Casa Pound il 4 agosto in Consiglio regionale
Un momento del blitz di Casa Pound il 4 agosto in Consiglio regionale

TRIESTE Il segretario provinciale di CasaPound Francesco Clun non tornerà a fare l’impiegato in Regione, dopo il blitz compiuto in Consiglio regionale con altri tredici neofascisti. Clun

Il segretario provinciale di CasaPound Francesco Clun
Il segretario provinciale di CasaPound Francesco Clun

ha ricevuto ieri notifica del provvedimento di sospensione da parte dell’agenzia Ranstad, da cui dipende e che lo aveva collocato fino a settembre come interinale nei ranghi della Direzione centrale Salute. La contestazione prevede la sospensione per gravi inadempienze contrattuali e, considerando che il rapporto scadrà a settembre, Clun concluderà anzitempo la sua presenza nella pubblica amministrazione.

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La Ranstad si è mossa su richiesta della Direzione centrale Funzione pubblica della Regione. Normalmente è la Direzione a comminare sanzioni ma, trattandosi di un interinale, il compito è demandato all’agenzia. Nella lettera firmata dalla direttrice Gabriella Lugarà, vengono circostanziati i fatti di martedì, le violazioni del contratto del Comparto unico e le punizioni applicabili per comportamenti che la Regione giudica di gravità assoluta. Clun potrà presentare memoria difensiva, ma non si sa a quali argomentazioni possa aggrapparsi per scongiurare il provvedimento, invocato per primo dall’assessore alla Salute Riccardo Riccardi.



Il presidente del Consiglio regionale Piero Mauro Zanin convocherà intanto per i primi giorni della settimana (probabilmente lunedì) l’Ufficio di presidenza, che dovrà esaminare la falla della sicurezza e la posizione del consigliere leghista Antonio Calligaris, che durante il confronto verbale con i neofascisti si era lasciato andare a inquietanti ammissioni, con la frase «io sono uno di quelli che gli sparerebbe a quella gente lì (i migranti, ndr)». Calligaris è irreperibile da due giorni, mentre Zanin ha dato mandato ai suoi uffici di approfondire se le dichiarazioni possano portare alla sospensione del consigliere, come domandato formalmente dal Pd.

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Da quanto trapela, la burocrazia regionale sta considerando con un certo bizantinismo il fatto che le parole siano state dette a seduta sospesa e dunque in un contesto non ufficiale. In valutazione ci sarebbe inoltre anche l’alterco tra Furio Honsell e Pierpaolo Roberti, con il primo che ha accusato l’assessore all’Immigrazione di essere a conoscenza dell’incursione di CasaPound.



L’altro tema è quello della sicurezza e Zanin spiega di aver «inviato alle società che si occupano della guardiania (Sts e Sicuritalia, ndr) la richiesta di una relazione sull’accaduto e di proposte per evitare il ripetersi di simili episodi». Dopo aver assicurato la possibilità di parlare con un proprio portavoce, Sts si è poi negata al telefono. Al momento l’ipotesi dei tornelli pare superata, perché si tratta di strutture facilmente scavalcabili e gli uffici propenderebbero per la chiusura della seconda entrata di servizio e l’installazione all’ingresso di porte doppie come quelle delle banche, con obbligo di identificazione in portineria, dove già oggi siedono due guardie giurate armate.

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La Lega sottolinea con Stefano Mazzolini «la necessità di controlli più severi, dopo che sono entrate 14 persone: bisogna capire come sia successa simile vergogna, ma le due guardie alla porta non potevano fare molto. L’azione violenta di CasaPound è da condannare o è il Far West». Il dem Cristiano Shaurli si concentra sul caso Calligaris: «Ci vorrebbero le dimissioni e ribadiamo la richiesta di sospensione più lunga possibile. Ci aspettiamo sia il presidente Zanin a farsi carico di quanto avvenuto, prendendo una decisione a nome di tutte le forze politiche». —



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