Trieste, il risveglio miracoloso dopo anni di buio

Franco De Stefani, triestino di 49 anni, è guarito da una malattia rara: «Non ricordo nulla della mia prima vita»
Franco De Stefani, 49 anni, nel giardino della casa di riposo di Borgo San Mauro
Franco De Stefani, 49 anni, nel giardino della casa di riposo di Borgo San Mauro

TRIESTE Ha vissuto per trenta mesi con gli occhi chiusi, in stato di semi incoscienza, respirando grazie alle macchine che lo aiutavano. Poi, all’improvviso, quando una bambina si è rivolta a lui, mentre era disteso in un letto della casa di riposo Fratelli Stuparich” di Borgo San Mauro, dicendogli «Franco, svegliati», si è miracolosamente ripreso. È tornato a una vita pressoché normale, sorprendendo per primi i medici, che a tutt’oggi, a quattro mesi distanza, non riescono a dare una spiegazione scientifica a questa guarigione che ha dello straordinario.

È la storia incredibile di Franco De Stefani, triestino di 49 anni, al quale nel 2010 fu diagnosticata una malattia rarissima: la sindrome di Arnold-Chiari. Così chiamata in onore di Julius Arnold e Hans Chiari, i due medici che la descrissero, la sindrome è una malformazione della fossa cranica posteriore che normalmente contiene il tronco encefalico e il cervelletto. Se la fossa è poco sviluppata le strutture encefaliche escono dalla loro sede naturale ed entrano nel canale spinale.

Prima di scoprire di essere ammalato, Franco aveva lavorato dapprima come elettrauto, poi come esattore delle tasse, quindi al garage Regina, al castello di Miramare, come trimestrale nei mesi estivi. In seguito, per molti anni, aveva prestato servizio alla Saba Italia parcheggi che, quando Franco si è ammalato, ha assunto sua moglie Susanna per aiutare la famiglia.

«Ma tutto questo, io lo so soltanto attraverso le parole di Susanna, vedendo le foto di tanti anni fa, ascoltando i racconti dei miei ex colleghi che vengono a trovarmi - spiega Franco, mentre gode il fresco del parco della casa di risposo dov'è tuttora ricoverato, in attesa di riprendere il peso forma, dopo anni vissuti in stato di incoscienza, nutrito con le sonde - perché della mia prima vita non ricordo nulla. Per me tutto è cominciato è ricominciato lo scorso 2 maggio, quando quella bambina mi ha chiamato».

Franco ha vissuto anni terribili, una prima operazione all’ospedale di Cattinara e due a Barcellona, per cercare di risolvere il problema. «Avevo spesso crisi respiratorie dovute alla malattia - ricorda il quarantanovenne - . Non riuscivo a incamerare aria per minuti se non aiutato dalle macchine. In quelle fasi vedevo una luce molto intensa in fondo a un tunnel. Poi, nel corso di una delle crisi, qualcuno mi ha ha detto che non era ancora giunto il mio momento di morire, e che dovevo tornare indietro. Infine l’episodio decisivo è stato quello della bambina che mi ha detto di svegliarmi».

La prima ad accorgersi del risveglio è stata un’infermiera, Licia. «Ricordo che, quando ho aperto gli occhi dopo due anni e mezzo di buio, ho visto per la prima volta l’infermiera che mi accudiva e ho esclamato: “Ma sei bionda”. Lei si è voltata, incredula, e ha visto che ero di nuovo sveglio. A quel punto sono corsi tutti nella mia stanza è più d’uno è scoppiato in lacrime».

«Scientificamente, al momento, questa guarigione non si spiega» affermano alla direzione della casa di riposo di Borgo San Mauro, aggiungendo di aver inviato i referti medici a numerosi specialisti in tutta Europa, alla ricerca di risposte. E ancora: «Siamo felicissimi per Franco che adesso deve riprendersi fisicamente e sottoporsi ovviamente a una serie di controlli, perché vogliamo che torni nel pieno della forma».

Franco, riabbracciati la moglie e i due figli, Romina di 12 anni e Francesco di 10, salutata Lilli, la cagnetta che lo ha riconosciuto dopo anni al primo sguardo, festeggiato il ritorno alla coscienza con una bella cena nel vicino ristorante dell’amica Silvia, il “San Mauro", ha fatto una promessa. «Voglio tornare come volontario nella casa di risposo dove sono stato accudito in maniera perfetta. Sarà il mio modo per dimostrare gratitudine a tutti».

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