Trieste, il Pronto soccorso chiude le porte agli accompagnatori: partono le critiche
TRIESTE Post “velenosi” sui social e commenti critici scambiati dagli utenti nei corridoi dell’ospedale. Sta facendo discutere la scelta dei vertici dell’AsuiTs di bloccare l’accesso nelle sale del Pronto soccorso agli accompagnatori dei pazienti. In molti rivendicano infatti il diritto di stare accanto a parenti o amici, magari sofferenti e stesi su una barella, e dimostrano di non aver gradito la riorganizzazione della struttura nonostante il servizio, numeri alla mano, sia migliorato.
A maggio i vertici dell’AsuiT avevano deciso di intervenire in maniera importante vista l’impossibilità, causata dal blocco del cantiere, di procedere al trasferimento del Pronto soccorso in una struttura provvisoria, ma logisticamente migliore, nel piazzale. Si era quindi stabilito di procedere a una serie di interventi alternativi, tra cui l’istituzione delle Rau (le Rapid assestmant unit) - ovvero le unità che hanno il compito di velocizzare gli interventi dei codici bianchi e verdi non ortopedici -, una nuova disposizione interna e la creazione delle sale d’attesa dedicate agli accompagnatori, con una persona a fare da tramite e, a breve, dei monitor che forniranno nel rispetto della privacy alcune informazioni.
Alla base di queste scelte, spiegano dall’AsuiTs, una serie di criticità. In primo luogo le ridotte dimensioni dell’area dell’emergenza, inappropriata in rapporto al numero di utenti visitati ogni giorno - in media dai 170 ai 200 -. E poi ambulatori visita in comunicazione diretta con corridoi di passaggio aperti a pazienti, accompagnatori, studenti, utenti generici; aree utilizzate come deposito barelle e infine la continua e costante interruzione dell’attività dei sanitari da parte degli stessi accompagnatori. «L’assistenza diretta da parte dei parenti delle persone accolte in Pronto soccorso - spiegano da AsuiTs - non è stata negata in assoluto, ma filtrata tenendo conto dei bisogni del paziente e delle necessità funzionali interne. La sicurezza degli utenti all’interno dell’area d’emergenza è garantita dagli operatori sanitari presenti, supportati da un sistema di videosorveglianza per le aree aperte. A questo proposito tutto il personale è cosciente della necessità di mantenere un elevato livello di attenzione verso la comunicazione con gli accompagnatori o i familiari nell’interesse del paziente stesso».
L’azienda in ogni caso parla di poche segnalazioni ricevute in merito a difficoltà di comunicazione a fronte però di una migliorata privacy per i pazienti testimoniata da numerose lettere di ringraziamento. «I tempi di attesa dei codici verdi che rappresentano il 50% degli accessi - spiegano da AsuiTs - si sono ridotti di circa 40 minuti, senza alcun aumento delle risorse di personale, con una conseguente diminuzione dell’affollamento del Pronto soccorso». A questo si aggiunge la soddisfazione del personale che può operare in tranquillità nell’area delimitata dalle porte automatiche e non come in precedenza quando la zona delle emergenza era aperta a chiunque con il continuo passaggio anche di persone esterne.
«L’equipe del Pronto Soccorso - rimarca l’azienda - ha condiviso i cambiamenti con la Direzione e, alla luce dei buoni risultati, intende proseguire nella strada intrapresa». «In ogni caso - garantisce il commissario Antonio Poggiana - siamo aperti a suggerimenti costruttivi. Allo stesso tempo però siamo determinati a proseguire il lavoro di rinnovamento con l’obiettivo di fornire al cittadino un servizio di emergenza migliore, in grado di garantire sicurezza ed efficacia di trattamento per il paziente e soddisfazione del personale». —
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