Trieste, il portinaio assenteista non è più ai domiciliari ma è stato sospeso dall’Università

Sequestrati intanto i 171 mila euro trovati nella sua abitazione. L’interrogatorio davanti al pm Frezza: «Spiegherò tutto»
La portineria dell’edificio “M”. Foto Lasorte
La portineria dell’edificio “M”. Foto Lasorte

TRIESTE L’Università ha sospeso Alfredo Rustia, il portinaio dell’edificio “M” di piazzale Europa indagato per assenteismo e arrestato dai carabinieri nei giorni scorsi. Il provvedimento è stato disposto in seguito a quanto emerso dall’inchiesta del pubblico ministero Federico Frezza: l’uomo abbandonava il posto di lavoro per ore, lo faceva spesso e talvolta per l’intera giornata. Il rettore Roberto Di Lenarda ha confermato la decisione della sospensione. Non si escludono altri procedimenti disciplinari. Rustia, sessantaquattrenne triestino dipendente dell’ateneo da anni, è accusato di truffa.

Dopo l’arresto è finito ai domiciliari. Mercoledì 10 marè stato interrogato dal pm: l’indagato, difeso dall’avvocato Sabina Della Putta, si è detto disponibile a collaborare e a spiegare il motivo delle lunghe assenze. Concluso l’interrogatorio è venuto meno lo stato di arresto, visto che il pm Frezza non ha richiesto alcuna misura cautelare.

Rustia quindi non è più ai domiciliari, ma per effetto della sospensione dall’università per il momento non potrà riprendere a lavorare.

L’ingente somma di denaro rinvenuta all’interno dell’abitazione del sessantaquattrenne durante la perquisizione dei carabinieri – ben 171 mila euro in contanti – sono stati sequestrati. Anche questo è un aspetto che Rustia dovrà chiarire. Da dove provengono tutti quei soldi? Sembra da un risarcimento, così ha affermato l’uomo in un primo momento. Andrà comprovato.

Oltre ai contanti, gli investigatori hanno sequestrato anche le copie delle buste paga.

Rustia, addetto alla portineria dell’edificio “M” di piazzale Europa, sede del Dipartimento di Scienze per la vita, è stato indagato in seguito a una segnalazione partita proprio dall’Università. I colleghi si erano accorti che l’uomo era costantemente assente.

I carabinieri della sezione di Polizia giudiziaria della Procura hanno pedinato l’addetto per quindici giorni. Non solo. I militari dell’Arma, su mandato del pm Frezza, hanno installato una telecamera sulla porta di ingresso dell’abitazione dell’indagato e un Gps sulla sua auto. Un modo, questo per registrare e seguire con precisione gli spostamenti quotidiani. Rustia, come documentato, timbrava il cartellino, rimaneva al lavoro qualche ora (talvolta solamente alcuni minuti) e poi se ne andava. La maggior parte delle volte ritornava a casa.

Il giorno dell’arresto, lunedì scorso, il portinario era stato via dal posto di lavoro per l’intera giornata: otto ore e cinquanta minuti.

Gli investigatori, nel corso dei quindici giorni di indagine, hanno calcolato un’assenza complessiva di 102 ore e 17 minuti.

«Da parte del mio assistito, comprensibilmente scosso e frastornato per quanto è successo, c’è la massima disponibilità a collaborare con la Procura», osserva l’avvocato Della Putta. «Saprà spiegare sia il motivo delle assenze che la provenienza dei soldi sequestrati». —


 

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