Trieste, il ponte in via Brigata Casale sarà rinforzato con 2,5 milioni
TRIESTE Primo stadio progettuale per rinforzare il ponte in via Brigata Casale, che sorpassa il rio Spinoleto. L’altro giorno - annuncia l’assessore all’Urbanistica Michele Babuder - la fattibilità tecnico-economica è stata consegnata alle Strade & infrastrutture comunali da parte dell’ingegnere Giorgio Altin, che coordina un pool di professionisti esterni incaricati di guarire un ponte settuagenario risalente al tempo del Governo militare alleato. Cinque campate lunghe 67 metri e alte 20, tra i più rilevanti dell’ambito triestino.
Nell’estate dello scorso anno l’assessore regionale Cristina Amirante diede 5,5 milioni di euro al Comune, 3 destinati a i ponti Bianco-Verde sulle Rive, mentre verso via Brigata Casale - la vecchia SS 15 - ne viaggiarono 2,5. Furono quattrini molto graditi, perché per tre lunghi anni le richieste triestine al governo centrale si rivelarono vane.
Con il progetto di fattibilità tecnico-economica parte il count-down del risanamento, le cui tappe vengono così riepilogate dal dirigente del servizio Gustavo Zandanel: si comincia con la delibera giuntale, si bussa alla porta della Soprintendenza, si passa alla fase progettuale esecutiva, si chiede udienza alla Regione per la verifica.
In autunno si potrà finalmente parlare di gara, con un’ipotesi di cantiere nei primi mesi del 2025 e con una previsione di lavori di 8-9 mesi. Alla fine della giostra, se il cronoprogramma di Zandanel verrà rispettato, lo scavalcamento di rio Spinoleto ringiovanirà tra la fine del 2025 e l’inizio del 2026.
Il primo, positivo riflesso di questo intervento sarà il venir meno delle limitazioni di traffico, che dall’anno scorso, previa ordinanza del dirigente della Mobilità Andrea de Walderstein, impongono ai mezzi di non superare le 3,5 tonnellate. Questo ponte è più importante di quanto appaia, perché in pratica - ricordava lo stesso Zandanel in una relazione di due anni fa - è al servizio della strada che rappresenta l’unica alternativa alla Grande viabilità. Quindi la riqualificazione della struttura diventa un importante supporto all’intero sistema viario del territorio.
Da un po’ di tempo il ponte è malridotto. Nel 2020 l’ingegnere Iztok Smotlak aveva eseguito un’analisi statico-sismica del manufatto, sollecitando l’adozione di misure per la messa in sicurezza: il Municipio predispose una prima risposta bloccando il transito dei mezzi speciali-eccezionali, ma in seguito ampliò i limiti dello “stop” fino alle 3,5 tonnellate sopra citate.
La struttura è malandata perché è vecchia e perché venne costruita in un periodo post-bellico di risorsa scarsa in cui i materiali utilizzati erano quello che erano. Un ponte da cold war, insomma. Gli uffici comunali avevano già impostato un progetto di fattibilità, firmato da un tecnico interno, Paolo Giorgi.
Ma il finanziamento regionale consente un intervento a 360°, dove confluiscono il rinforzo strutturale e l’anti-sismico. Significativo l’elenco delle opere da cantierare: ammalorati gli elementi in cemento armato, da rimettere in sesto i giunti di dilatazione a livello del manto stradale, da realizzare la raccolta e lo smaltimento delle acque meteoriche, da ripristinare i parapetti. L’elevata umidità ambientale, lo scarso copriferro hanno causato la corrosione dell’armatura di pilastri e traversi in cemento armato. Comunque, tra iter amministrativo e lavori, necessiterà ancora un anno e mezzo prima di vedere la luce in Brigata Casale.
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