Trieste, il peso del “fattore sfida” sull’incognita affluenza

Dal 2001 in Fvg al secondo turno hanno sempre votato meno elettori che al primo. Ma l’importanza della posta in gioco potrebbe invertire il trend
Un seggio elettorale (foto Silvano)
Un seggio elettorale (foto Silvano)

TRIESTE. Il Friuli Venezia Giulia non è come l'Austria, dove al secondo turno delle recenti presidenziali l'affluenza è cresciuta. Negli ultimi quindici anni di ballottaggi alle comunali in regione, al contrario, si è andati sempre al ribasso. Di poco o di tantissimo, come è accaduto in particolare a Sacile nel 2004: il 12 e 13 giugno votò il 73,7% degli aventi diritto, due settimane dopo andò al voto non più di un elettore su cinque.

Complessivamente in 13 sfide (e due sole vittorie in rimonta) dal 2001, da quando cioè la Regione, con la Lr 9/2001, ha previsto il secondo turno nei soli comuni con più di 15mila abitanti, si sono persi al ballottaggio poco meno di 100mila voti.

«Questione di importanza della sfida», spiega Maurizio Pessato, presidente di Swg ricordando il 72% del secondo turno austriaco, tre punti sopra il dato del primo turno. Nel Paese confinante, visti i temi del dibattito, gestione dell'immigrazione in testa, «candidature opposte hanno fatto scattare il meccanismo dell'appoggio al cosiddetto meno peggio. Il cittadino che non aveva in campo nessuno, ha scelto comunque di andare alle urne per indicare il meno distante dalle sue posizioni». Chissà che oggi a Trieste, con Roberto Dipiazza a cercare di difendere il vantaggio e Roberto Cosolini a tentare il recupero, non ci sia un'inversione di tendenza in stile Vienna.

Se ne gioverebbe il centrosinistra, secondo Pessato, per un motivo oggettivo: «Premesso che non è possibile fare alcuna previsione, un'affluenza in crescita rispetto a due settimane fa sarebbe almeno il segnale di un rimescolamento della parti».

A vantaggio di Cosolini giocherebbe in questo caso una percezione da parte dell'elettore di una situazione molto divaricata, motivo di partecipazione da parte di chi cogliesse l'urgenza di fermare l'avanzata di una linea politica e amministrativa totalmente non condivisa.

«Solo a urne aperte - spiega però il presidente di Swg - potremo valutare se è scattato oppure no il fattore della sfida, con la conseguente volontà di contrastare il candidato meno gradito». Di certo il Pd spera di poter convincere chi si è astenuto al primo turno (il 5 giugno l'affluenza in città è stata del 53,5%), tenuto conto del fatto che dei voti persi dai dem rispetto alle europee 2014 un terzo è andato nel calderone degli assenti in cabina.

«Un margine di recupero nell'astensionismo è solitamente possibile - osserva ancora Pessato -. Dipende sempre dalla valutazione dei cittadini: se il risultato del primo turno gli va bene potrebbero confermare la scelta di non votare, altrimenti troverebbe spazio la decisione di presentarsi al ballottaggio».

Trieste, il duello Dipiazza-Cosolini

Quel che è certo, dati alla mano, è che al secondo turno in Fvg si è sempre votato meno che non al primo: 13 volte su 13. Con una diminuzione di votanti da quota 622mila a 532mila. Alcuni casi sono proprio relativi a Trieste. Nel 2001 Roberto Dipiazza prevalse al primo turno su Federico Pacorini (48,7%-42,3%) con un'affluenza del 64,2% e si ripeté due settimane più tardi con un margine ancora più ampio (53,5%-46,6%) e un'affluenza del 57,5% (quasi 13mila elettori in meno).

Nel 2006 il calo fu ancora più marcato. Dipiazza vinse il primo turno su Ettore Rosato (48,6%-48,3%) con il 74,5% di affluenza e fece il bis (51%-49%) al ballottaggio con oltre 24mila votanti in meno (61,6%). Quando invece nel 2011 Cosolini conquistò la poltrona di sindaco, lo scarto dal primo al secondo turno fu di 9.474 persone (ma con una partecipazione ridotta: da 104.830, 56,7%, a 95.356, 51,6%).

A guardare gli altri confronti in regione, Sacile 2004 a parte, diminuzioni molto evidenti si sono riscontrate nel 2014 a Porcia nel ballottaggio tra Giuseppe Gaiarin e Marco Sartini (29,3% voti in meno rispetto al primo turno), nel 2008 a Udine (Furio-Honsell-Enzo Cainero, -23%) e nel 2011 ancora a Udine (Honsell-Adriano Ioan, - 20,1%).

I ballottaggi più affollati si sono invece tenuti nel 2011 a Cordenons tra Mario Ongaro e Carlo Mucignat (la diminuzione degli elettori è stata pari al 9%), a Monfalcone tra Silvia Altran e Anna Maria Cisint (-11,7%) e a Pordenone tra Claudio Pedrotti e Giuseppe Pedicini (-11,9%).

In questo particolare capitolo della storia elettorale del Fvg solo in due occasioni chi partiva da secondo è riuscito a centrare la rimonta: Sergio Bolzonello nel 2011 a Pordenone, recuperando lo svantaggio su Alberto Scotti, e Roberto Cappuzzo (su Roberto Ceraolo) proprio in quel fine giugno 2004, quando quasi tutti i sacilesi preferirono andare al mare.

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