Trieste, il Parco del mare gioca l’ultima carta e divide il Consiglio
Il Parco del Mare è a Porto Lido. O non è. Semplicemente.
Dopo 12 anni di attesa Antonio Paoletti, nell’audizione in Consiglio comunale, non ci sta più a essere sotto esame. «Il Parco del Mare non è l’ossessione di Paoletti che vede solo il Parco del Mare. Mi fa piacere essere qui, ma dopo 12 anni si dovrebbe già poterlo visitare», attacca il presidentedella Camera di commercio Venezia Giulia nell’aula consigliare dopo gli interventi delle istituzioni.
Non esiste più l’opzione alternativa di Porto vecchio come chiesto in apertura dall’ex sindaco Roberto Cosolini che, con il gruppo del Pd, aveva richiesto espressamente l’audizione di ieri sera. Il dado, insomma, è tratto. «Assieme alla Fondazione CRTrieste abbiamo acquisito le quote di Trieste Navigando che detiene la concessione dell’area. Si parla di una vasca da 5 milioni e mezzo di litri e di 11mila metri quadrati di superficie. Non è stato ridimensionato nulla. L’ipotesi della vasca da 9 milioni si litri di Chermayeff non stava in piedi», spiega quasi stizzito il presidente che ha avuto più “pazienza” di Giobbe e che ora chiede al Comune una variante al piano regolatore per calare il Parco del mare in sostituzione del porto nautico.
«Se si vuole farlo in Porto Vecchio possiamo rivederci tra 12 anni. Porto Lido è l’unica scelta dove si può realizzare subito questo progetto».
Roberto Dipiazza, che ha già affrontato il tema in passato, non se la sente di cambiare le carte in tavola. «Lo vedrei meglio in Porto vecchio, ma visto che da 12 anni è un progetto di Paoletti mi pare giusto lasciare carta bianca», afferma, dando in un certo senso appalto alla Camera di commercio (e alla Fondazione CRTrieste) la visione della città.
La parola chiave è “attrattore”. «Se anni fa vi avessi chiesto di votare 27 milioni per il vecchio Magazzino Vini mi avrebbe dato del pazzo. E, invece, ora c’è Eataly che è un attrattore importante. La città ha bisogno di un altro attrattore per il periodo invernale come il Parco del mare. Non c’è un luogo più degradato della Lanterna. Del resto non si può mandare la gente alle Maldive per vedere il pesce Napoleone».
Il Parco del Mare a Porto Lido sarebbe perfetto per lo sviluppo futuro di Campo Marzio che ha in mente Dipiazza; «A breve sposteremo il mercato ortofrutticolo per fare una Spa con alberghi, ristoranti e parcheggi». Paoletti di rimando gli offre anche una soluzione per l’ex Meccanografico che il Comune ha messo in vendita. «Si potrebbe realizzare un albergo low cost per ragazzi».
Zeno D’Agostino, presidente dell’Authority e titolare dell’area di Porto Lido, è pronto a collaborare: «Non compete a noi la visione della città, ma siamo pronti a collaborare di fronte a una scelta».
La Regione, rappresentata dall’assessore alle Finanze Francesco Peroni, ha scelto un basso profilo: «Siamo più defilati, non disattenti. Esprimiamo una preferenza per il Porto vecchio, ma senza preclusioni».
La copertura economica. Eppure la Regione ha già stanziato 2 milioni di euro per la progettazione e realizzazione del Parco del Mare ed è pronta a metterne altri due sul piatto. Il piano finanziario sostenibile del Piano del mare (elaborato con 8mila visitatori dalla ACB Group) resta un oggetto misterioso specie nel rapporto tra pubblico e privato. Il costo di 47,7 milioni sarà sostenuto dalla Cciaa (9 milioni), Fondazione CrTrieste (9 milioni) Regione (4 milioni) e privati (5 milioni tra costruttore ed eventuale gestore).
Il resto sarà finanziato con un mutuo ventennale da 25 milioni della società che sarà controllato dalla Fondazione CRTrieste (non dalla Camera di Commercio). Il mutuo sarà pagato con l’affitto della società di gestione del Parco del Mare, probabilmente la Costa Edutainment (ieri era presente il manager Lorenzo Senes). A sottolineare le perplessità su Porto Lido restano gli ecologisti, gli ambientalisti e il Comitato La Lanterna che ha raccolto più di 1330 firme su una petizione poi ritirata.
«Il degrado non si risolve piazzando un corpo estraneo in mezzo ai mostri esistenti, si rischia di creare un mostro in più», ha spiegato la portavoce Giorgietta Dorfles che ha fatto vedere, con una simulazione in 3D, l’effetto “cubone” dalle Rive. «Quando una scelta investe l’intera comunità e condizionerà la città per decenni - ha concluso - non si può decidere con il gusto personale di un politico». Le ossessioni rischiano di costare care. Soprattutto se coltivate per 12 anni.
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