Trieste, il papà di via Conti accusato di sequestro

Il pm chiede al gip la convalida dell’arresto. L’uomo aveva lasciato la moglie in Croazia fuggendo con le figlie di 6 e 12 anni
L'intervento dei pompieri in via Conti
L'intervento dei pompieri in via Conti

TRIESTE Si è consegnato ai carabinieri e ai vigili del fuoco, che lunedì sera gli erano piombati dalla finestra in casa, dove si era barricato per tre ore con le sue due figlie di 6 e 12 anni, senza opporre la minima resistenza. A quel punto è rimasto a lungo in silenzio, ripiegato in se stesso, lo sguardo fisso e una smorfia che a vederla pareva (ma non era) un sorriso. Una chiusura a riccio che si è protratta oltre la sua prima notte dietro le sbarre, fino a ieri. Se deciderà di sciogliersi, o per lo meno di aprirsi un minimo, per provare a dare a parole un senso al comportamento da lui tenuto lunedì, per raccontare insomma la sua verità, lo si saprà presto.

G.M. - il cinquantenne triestino, incensurato, protagonista del pomeriggio che ha tenuto con il fiato sospeso mezzo quartiere cittadino - dovrebbe comparire proprio in queste ore davanti al giudice per le indagini preliminari Laura Barresi per l’interrogatorio di garanzia in occasione dell’udienza di convalida o meno del suo arresto. Udienza nel corso della quale, alla presenza di un avvocato (se non ne nominerà uno di fiducia gliene sarà assegnato uno d’ufficio) dovrà rispondere di sequestro di persona. Su di lui, infatti, pende la richiesta di convalida della misura restrittiva avanzata ieri al gip dal pubblico ministero Lucia Baldovin, che non appena ha acquisito i verbali redatti dai carabinieri - intervenuti in via Conti con le pattuglie del Nucleo radiomobile del Comando provinciale e delle stazioni di via dell’Istria e Rozzol, dipendenti dalla Compagnia di via Hermet - ha aperto un fascicolo a carico di G.M. con l’accusa appunto di sequestro di persona.

A inquirenti e giudice, dunque, il compito di completare (se possibile) proprio attraverso le parole dell’indagato ora in manette la “scansione” di una giornata, quella di lunedì, ad altissima tensione, ricostruita finora più che altro con la testimonianza della moglie. Da quanto si è appreso la “miccia” delle azioni costate poi all’uomo l’arresto in flagranza per sequestro di persona risale al mattino della stessa giornata. Non in quella casa, ma a chilometri e chilometri di distanza, in Croazia, dove G.M., la moglie e le loro due figlie - come detto di 6 e 12 anni - si trovavano in vacanza al mare. Doveva presumibilmente essere, nelle intenzioni dei due coniugi, un momento di distensione, di raccoglimento famigliare, se è vero che alcuni vicini di casa hannoo ammesso di aver sentito, nell’ultimo periodo, un’escalation di parole grosse tra mamma e papà. E invece la gita fuori porta si è rivelata, evidentemente, l’apice delle loro incomprensioni. L’uomo, dalle prime ricostruzioni, non ha preso armi e bagagli ma solo le due piccole e si è messo in macchina, lasciando lì la moglie. La quale, comprensibilmente molto preoccupata, e senza parte dei documenti rimasti in tasca al marito, ha cercato di dare quanto prima l’allarme ed è potuta rientrare a sua volta a Trieste non senza difficoltà. G.M. nel frattempo aveva fatto rotta verso la loro casa, al terzo piano di via Conti 38, asserragliandovisi con le bimbe.

Transennato alla presenza del 118 l’ultimo tratto della via che sfocia in piazza Perugino, dove tutt’attorno si era raccolto un capannello di inevitabili curiosi, diversi dei quali armati di altrettanto inevitabili videotelefoni, mentre si spargevano le voci (poi smentita dai fatti) che il “sequestratore” potesse essere armato o preso da istinti suicidi, i pompieri hanno fatto salire l’autoscala fin di fronte alla finestra dell’appartamento. E lì sono iniziate le trattative col papà barricato con le figlie. Dall’altra parte della persiana, però, vigili del fuoco e carabinieri muniti di giubbetti antiproiettile (una dotazione ordinaria a prescindere in casi come questi) hanno potuto avere ben poco dialogo con il loro “interlocutore”. Alla fine, quando quest’ultimo aveva deciso di non rispondere nemmeno più, l’irruzione decisiva. Dopo un po’ l’uscita di lui in manette e quindi delle due piccole - che dentro in casa è certo non sono state sfiorate dal papà, e pare non abbiano nemmeno temuto per quelle ore “strane” passate con lui - che hanno potuto ricevere l’abbraccio della mamma.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Argomenti:sequestrolitigi

Riproduzione riservata © Il Piccolo