Trieste, il Magazzino 26 si apre alle “lezioni di marineria”

L’associazione Italian Liners organizza con il Comune un ciclo di conferenze. Si parte il 30 con Daverio e le opere d’arte a bordo dei transatlantici italiani
Il Magazzino 26 in Porto Vecchio
Il Magazzino 26 in Porto Vecchio

TRIESTE Dovrebbero chiamarsi “Lezioni di Marineria” anche se il titolo è dichiaratamente provvisorio. Ma sono sicuramente qualcosa di più di un normale ciclo di conferenze. Sono un nuovo passo del Comune verso la riappropriazione, in Porto vecchio, di strutture che in una zona in via di sdemanializzazione possono rientrare nel piano strategico per la riorganizzazione sostenibile dei contenitori culturali triestini.

L’amministrazione comunale se ne dice certa, al punto da stanziare una somma che, per quanto modesta (18mila e 500 euro), consentirà dal 30 gennaio al 28 maggio prossimi, con cadenza bimensile, di ospitare nella suggestiva cornice della sala conferenze del Magazzino 26 numerosi relatori di pregio.

La proposta è partita dall’associazione culturale Italian Liners, fondata e gestita da un piccolo gruppo di professionisti triestini e non, che già nello statuto mostra idee chiare e voglia di realizzarle. Italian Liners punta infatti su «studio e archiviazione di documentazione storica riguardante la marina mercantile in genere e in particolare le navi passeggeri di linea e da crociera, digitalizzazione dei documenti e loro messa in rete, allestimento di mostre e organizzazione di conferenze».

Dell’associazione fanno parte, oltre ai cofondatori Nicolò Capus architetto specializzato in allestimenti navali e Michele D’Iorio web designer e consulente informatico del progetto di sviluppo dello spazio espositivo virtuale, anche tre superesperti del settore navale come Maurizio Eliseo, Antony Cooke e Paolo Piccione.

Il ciclo di appuntamenti, tutti a ingresso libero, inizierà il 30 gennaio con Philippe Daverio, che parlerà di “Arte in viaggio: le opere d’arte a bordo dei transatlantici italiani e i loro autori” e si concluderà il 28 maggio con un dibattito finale che tirerà le conclusioni di quanto sarà stato esposto nei quattro mesi dell’iniziativa.

Tornando al Comune, la filosofia che sta dietro a questa “occupazione” simbolica degli spazi del Porto vecchio era maturata già il 15 settembre scorso, ai margini della discussione che aveva portato all’approvazione del bilancio comunale. In quel frangente era uscita la famosa frase «Trieste da città sul mare deve ritornare ad essere città di mare» ed erano state poste le basi per tutte una serie di iniziative collaterali ideali. Partendo da traghetti e strutture turistiche da potenziare era venuto fuori anche il discorso dei musei, in cui «gli spazi a breve sdemanializzati del Porto vecchio» avevano pari dignità rispetto alle strutture già in essere.

Questo del Magazzino 26, dunque, è il primo esempio di una riapertura alla città non “random” ma con una certa regolarità, dopo i precedenti legati ad esempio alla Biennale diffusa, branca di quella di Venezia, e dell’ultima mostra ospitata, quella su Nereo Rocco. Un ulteriore passo verso una destinazione d’uso, quella del Magazzino 26, apparsa finora tutto fuorchè chiara.

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