Trieste, il leader della comunità albanese insulta Bossi e spacca una vetrina

Ha scelto il Caffè degli Specchi in piazza Unità per lanciare le proprie invettive contro il ministro Umberto Bossi e il Carroccio. Protagonista dell'episodio è Tari Xhaffer, 51 anni, presidente dell’associazione italo-albanese Illiria. La moglie: "Ha reagito alla notizia del connazionale picchiato in Laguna"
Il Caffè degli Specchi
Il Caffè degli Specchi
TRIESTE
Ha scelto il Caffè degli Specchi in piazza Unità per lanciare le proprie invettive contro il ministro Umberto Bossi e il Carroccio. È successo all’indomani della manifestazione padana di Venezia durante la quale un albanese è stato picchiato da otto camicie verdi.

Protagonista dell’episodio, che si è concluso con il lancio di una bottiglia contro una vetrina, è stato Tari Xhaffer, 51 anni, presidente dell’associazione italo-albanese Illiria. L’altro pomeriggio, dopo le parole contro i padani, complice forse anche una discreta dose di vino, l’uomo è passato ai fatti.


Ma il fatto è inspiegabile soprattutto perché coinvolge direttamente un personaggio da diciotto anni abitante regolarmente a Trieste che si è particolarmente adoperato negli ultimi tempi per favorire l’integrazione della comunità albanese che conta oltre 2500 persone in città con iniziative, feste e incontri. Ha quattro figli e fino a poco tempo fa lavorava alla Ferriera. Da qualche mese è in cassa integrazione.


Tutto ha avuto inizio alle 16. A quell’ora erano pochi i clienti all’interno del caffè storico di piazza Unità. L’uomo - secondo la ricostruzione dei poliziotti della squadra volante - dopo essere entrato superando i tavolini all’esterno del locale si è diretto al bancone dove ha ordinato e bevuto un caffè. Fin qui tutto normale.


Ma ai camerieri presenti in sala che lo avevano visto mentre arrivava non era sfuggita l’andatura barcollante del cliente che aveva con sè una borsa che teneva sotto la giacca. Ed è stato dopo aver consumato che l’uomo all’improvviso ha afferrato una bottiglia dalla borsa e l’ha lanciata contro il cristallo di una vetrinetta espositiva urlando frasi sconnesse in cui le uniche parole comprensibili ai presenti sono state il nome della Lega Nord, quello del ministro Umberto Bossi e alcune parolacce.


I camerieri che erano a pochi metri sono comprensibilmente spaventati e hanno temuto che la situazione degenerasse. Dalla cassa è partita subito una telefonata allarmata verso la questura.


In breve sono arrivati al Caffè degli Specchi due agenti della squadra volante che hanno raggiunto l’uomo. Gli hanno chiesto subito i documenti. Ed è stato a questo punto che Tari Xhaffer ha dichiarato, tra lo stupore generale che era il presidente dell’associazione italo albanese Illiria.


In breve l’uomo è stato accompagnato in questura dove gli è stata consegnata una denuncia per ubriachezza. Nel frattempo una querela nei suoi confronti per il reato di danneggiamento è stata presentata dalla direzione del caffè, come ieri ha confermato Andrea Sessa, il proprietario del locale. Il danno arrecato alla vetrinetta ammonta a circa 500 euro. C’è da aggiungere che qualche ora dopo l’episodio l’uomo si sarebbe presentato nuovamente nel locale ma il personale lo ha subito invitato a uscire.


"Nel nostro locale lavorano quattro camerieri extracomunitari e tra questi due albanesi. Non abbiamo alcuna preclusione nei confronti degli extracomunitari», ha precisato il proprietario della Caffè degli Specchi.


Sulla vicenda indagano gli agenti della Digos. Ma al momento non risulta siano state sporte denunce anche per le frasi oltraggiose pronunciate da Tari Xhaffer nei confronti della Lega Nord e del ministro Bossi in quanto l’episodio è stato per ora ricondotto sempicemente all’azione di una persona sotto l’effetto dell’alcol.


"Quando si è alzato l’altra mattina era furioso per quello che è accaduto a Venezia. Mi ha detto che Bossi ce l’ha con gli albanesi. Io gli ho risposto di stare tranquillo e di lasciare perdere. Ma Tari ha replicato che non si può andare avanti così", racconta la moglie. Ieri pomeriggio è stato impossibile raggiungere Tari. Il suo telefono cellulare era staccato. Il suo sogno, aveva dichiarato in un’intervista è quello di creare un ponte tra Trieste e la sua terra. "Vorrei ricordare - aveva detto - che se un singolo albanese trasgredisce la legge, ci sono tanti operai albanesi che lavorano onestamente e non fanno notizia".

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