Trieste. Il francobollo costa la metà, i triestini vanno in Slovenia per spedirsi le lettere
Inviare dalla vicina Repubblica una cartolina o un invito costa 35 centesimi al pezzo. In Italia, invece, 60. E così molte aziende optano per la soluzione slovena piuttosto che per quella locale. A sollevare il problema è il consigliere regionale del Pdl Piero Tononi

Prima la benzina e le preoccupazioni espresse ad alta voce dagli operatori locali. Poi, le sigarette e le collegate proteste dei tabaccai. Adesso, la concorrenza fra Trieste e la vicina Slovenia si sposta pure nel campo delle lettere e delle cartoline. Pare infatti che più di qualche azienda abbia deciso di optare recentemente per la soluzione postale slovena piuttosto che per quella locale. Il perché? Spedire dalla Slovenia una normale cartolina o una lettera d’invito, magari per un’inaugurazione oppure per un ricevimento, costa 35 centesimi al pezzo. In Italia, invece, 60 centesimi. «Quando si iniziano a mandare via 100 lettere, finisce che si vanno a spendere 35 euro invece che 60, un risparmio che alla lunga pesa». A sollevare il problema è il consigliere regionale del Pdl, nonché vicecoordinatore provinciale del partito, Piero Tononi.
«Domani (oggi,
ndr) presenterò un’interrogazione al presidente della Regione Renzo Tondo nella quale chiederò sia valutata seriamente l’ipotesi di arrivare qui alla “posta agevolata” per evitare la concorrenza slovena in questo campo», così Tononi. Una provocazione? Sembra più un allarme reale, dalle parole dell’esponente pidiellino: «Ho constatato come negli ultimi tempi ci siano stati vari casi di posta arrivata a Trieste e spedita dalla Slovenia con francobollo da 35 centesimi nonostante il mittente fosse locale, triestino. Rilevo anche nel contempo che in Italia il prezzo per lo stesso servizio sia fissato a 60 centesimi. La tariffa dal prezzo di quasi il 50% inferiore potrebbe spingere ditte, società e altre realtà a utilizzare sempre più la posta slovena, con tanto di mancato incasso per quella italiana». Tononi chiude infine con un’ultima riflessione: «Scriverò anche nel documento che una tariffazione di questo tipo, relativamente al settore di quanti operano su grandi quantità, potrebbe andare anche a discapito delle agenzie di distribuzione».
Pronta la presa di posizione rispetto a questo allarme da parte di Poste italiane attraverso il suo ufficio comunicazione: «Esiste una legge che vieta a quanti risiedono all’interno dei nostri confini di spedire attraverso la posta estera quantità rilevanti di corrispondenza indirizzata al nostro stesso territorio. Se uno si sposta oltre confine per spedire dalla Slovenia, insomma, non può farlo. In ogni caso, per la posta massiva i nostri prodotti propongono degli sconti e rispettano i prezzi calibrati in base alle indicazioni fornite dall’Unione europea, arrivando attorno alla cifra di 35 centesimi per la singola unità, proprio come in Slovenia». Peraltro, evidentemente, anche la posta che arriva dall’estero in Italia viene lavorata, attraverso smistamento e successiva consegna al destinatario da parte del personale di Poste italiane.
Nessuna preoccupazione, al momento, è stata registrata invece fra le diverse anime della Confcommercio. «Per quanto riguarda le varie associazioni di categoria - fa il punto il presidente della Confcommercio regionale, Franco Rigutti - i funzionari e i segretari di riferimento non hanno segnalato questa problematica. In ogni caso, sarà comunque necessaria una verifica prima di poter dare qualsiasi tipo di parere». «No, non abbiamo rilevato situazioni del genere - gli fa eco Dario Bruni, numero uno della Confartigianato regionale -. Però è importante, come per benzina e tabacchi, che si tenga conto delle peculiarità di una zona situata lungo la fascia di confine. Un discorso che vale per Trieste con la Slovenia piuttosto che per il Tarvisiano con l’Austria».
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