Trieste, il fisco mette sotto tiro i conti del Tennis Club

Indagine dell’Agenzia delle entrate su 250mila euro di spese “sospette”. Lievitati i costi per i team di vertice
L’ingresso del Tennis club triestino di Padriciano
L’ingresso del Tennis club triestino di Padriciano

TRIESTE Nel 2016 festeggerà i suoi primi 118 anni di attività. Ma le grandi celebrazioni, per il momento, possono attendere. Le priorità sono altre, oggi, per il Tennis club triestino, glorioso sodalizio sportivo fondato nel 1898: rimettere ordine nei conti, nella consapevolezza che comunque il circolo rende e funziona, e non tirare fuori un centesimo più del dovuto.

È quanto si ripromette il direttivo guidato, da un mese e mezzo, dal nuovo presidente Francesco Franzin, di professione medico di famiglia, da lungo tempo socio Tct e con esperienze anche in politica (nel 2011 si era candidato con il Pdl per il Consiglio comunale e per la sesta circoscrizione, nella quale è stato eletto e dove è in carica ricoprendo pure i ruoli di coordinatore della Commissione affari sociali e componente della Commissione cultura).

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Le elezioni erano state convocate dopo le dimissioni del precedente vertice guidato da Antonio Fogazzaro, nome noto nel mondo dello sport triestino anche per aver fatto parte del cda della Pallacanestro Trieste sino al fallimento del 2004 e la cui gestione al Tct ha fatto storcere il naso a più di qualche iscritto al club di Padriciano.

Oggi la situazione ereditata da Franzin vede anche in piedi un contenzioso con l’Agenzia delle entrate, che chiede chiarimenti al Tct su spese per un totale di 250mila euro. Per certe uscite, ammette Franzin, «è stato fatto probabilmente il passo più lungo della gamba. Per questo ci troviamo ora di fronte a qualche difficoltà. Non tanto per i guadagni: l’attività, infatti, prosegue bene, abbiamo circa 500 iscritti, la scuola tennis, i camp estivi. Sarebbe bastato, in passato, operare con maggiore oculatezza.

All’Agenzia delle Entrate - continua il presidente - stiamo per presentare le nostre controdeduzioni, la questione riguarda i canoni per le diverse tipologie di socio e i relativi diritti. Democraticità, insomma, per la quale non dovrebbero esistere distinzioni fra soci, puntualizza l’Agenzia (che contesta i differenti esborsi richiesti agli associati in relazione ai diritti, ad esempio di voto in assemblea, nel club, ndr)». Querelle con le Entrate a parte, il Tct si trova in una condizione tale che «dovremo fare attenzione per i prossimi tre anni, dopo i quali potremo nuovamente definire dei progetti per il futuro».

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Entrando nel dettaglio, vi sono alcuni elementi che hanno contribuito all’impennata delle uscite. A iniziare dai costi dei team di vertice: da una previsione di 25mila euro totali per la scorsa stagione in A2 maschile (con la squadra promossa in A1) e B femminile (compagine sconfitta da Padova negli spareggi per la A2), si è passati infatti a una spesa effettiva di 60mila euro. Trentacinquemila in più.

Voci si sono rincorse nelle settimane scorse su problemi di liquidità e debiti con fornitori: questa sarebbe stata la situazione trovata dal nuovo direttivo all’atto dell’insediamento. E tra i nodi da sciogliere subito a inizio mandato, pure quello del contratto triennale sottoscritto dal precedente presidente con il direttore tecnico Giancarlo Di Meo per le squadre di punta: un accordo contestato perché mancante di un passaggio necessario, l’approvazione del direttivo. Il caso specifico è stato chiuso poi con la risoluzione del contratto, cosa che ha comportato comunque una buonuscita a favore di Di Meo da 42mila euro.

Ora, il Tennis Club Triestino ha voltato pagina, ottenendo garanzie di «aiuti anche dai soci, dalle banche e dalle istituzioni. Non avrei mai creduto di trovarne così tanti. Ora facciamo attenzione - ripete Franzin -, rimettiamo a posto i conti. Ma, attenzione, credevo di trovare un quadro peggiore, invece il circolo rende». E guarda con fiducia verso la più importante delle prossime ricorrenze: i 120 anni nel 2018.

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