Trieste, il degrado infinito delle case Ater a Gretta

Slitta la riqualificazione del complesso dove cinque anni fa venne ucciso Novacco. Cortili invasi a erbacce e rifiuti
Le case Ater a Gretta sono in completo stato di abbandono
Le case Ater a Gretta sono in completo stato di abbandono

TRIESTE È un po’ come se lì il tempo si fosse fermato. Ormai da anni. Il complesso di case Ater di via Gradisca e via Gemona nel rione di Gretta assomiglia sempre di più ad un'area dimenticata. Una zona che giocoforza non può essere come le altre. In uno di quegli stabili abbandonati, in una notte di follia di fine estate di cinque anni fa, fu commesso uno dei delitti più atroci che Trieste ricordi. Quello di Giovanni Novacco, torturato e ucciso dai suoi aguzzini.

Il destino di quelle palazzine era di essere completamente demolite per far posto a nuovi appartamenti moderni e funzionali. Un progetto in cantiere da tempo, ma che avrebbe dovuto subire un'accelerazione proprio dopo quel terribile episodio. E invece tutto è rimasto come prima. Un iter tormentato, passato attraverso modifiche e cambiamenti in corso d'opera.

Sarà demolita la casa dell’orrore dove fu ucciso Novacco
La casa dell'orrore di via Gemona che sta per essere smantellata

Gli oltre 120 alloggi, costruiti negli anni ’50 per rispondere all'emergenza abitativa dell'epoca e distribuiti su cinque palazzine dismesse peraltro già nel 2008, sarebbero stati rimpiazzati da un'ottantina di appartamenti realizzati ex novo, dotati di soluzioni tecnologiche all'avanguardia, spazi verdi per la collettività e un parcheggio interrato. Una vera e propria rivoluzione per l'intero quartiere. Ma al momento solo sulla carta.

Di 13 milioni di euro il finanziamento per l'opera, derivanti da contributi regionali in materia di recuperi edilizi. Circa quattro anni il tempo stimato all'epoca per completare l'intervento. In pratica, pur considerando qualche inevitabile ritardo, il taglio del nastro era previsto in questo periodo.

E invece, come detto, non si è ancora mossa foglia. Eppure il progetto originario, passato attraverso una serie di intoppi e bocciature, e che aveva dovuto essere rivisto in un percorso avviato di concerto tra Ater, Comune e Sopritendenza, per risultare «maggiormente in linea con il contesto di edilizia popolare», sembrava esser giunto finalmente ad un punto fermo. Pronto insomma per il via ufficiale dei lavori.

Tanto che si era partiti con una doppia operazione preliminare di bonifica del sito: interventi di rimozione dei pavimenti in vinilamianto e di altri materiali pericolosi avviati in discariche differenziate da parte di imprese specializzate. Poi però più nulla.

Trieste, complesso Ater di via Gemona: in estate via alla riqualificazione
Lasorte Trieste 17/03/14 - Gretta, Case ATER Via Gradisca, Via Gemona

«Purtroppo il percorso di confronto con la Soprintendenza si è rivelato più lungo e tortuoso del previsto - spiegano i dirigenti Ater -. Le palazzine saranno demolite e ricostruite, ma non ci saranno grosse variazioni dal punto di vista estetico. Il bando europeo scatterà a breve e i lavori dovrebbero partire all'inizio del prossimo anno».

Dunque un ennesimo rinvio oltre che un deciso cambio di rotta nella qualità dell'intervento. Ma intanto i segni di abbandono e degrado dell'area sono più che evidenti. Le erbacce sono cresciute a dismisura, tanto da oscurare in parte le stesse palazzine, soprattutto quelle posizionate nella parte retrostante.

Una vera e propria foresta in città. Rami secchi, cespugli e pietre si mescolano a detriti, mattoni, pezzi di intonaco e cornicioni caduti a terra. La zona è interdetta e recintata ma facilmente superabile da chiunque visto che le reti di protezione non raggiungono i due metri di altezza. Alcune finestre sono murate, altre completamente sventrate. Uno scenario che nel suo complesso si presenta decisamente cupo e sinistro.

Nella parte alta, che sfocia su via del Collio, la zona si è trasformata in una sorta di discarica a cielo aperto. Immondizie varie, cartacce, plastica e persino uno stendibiancheria. Non mancano scritte e disegni sulle murature che peraltro giorno dopo giorno continuano a deteriorarsi.

Una scritta su tutte non può passare inosservata. Una citazione di Italo Svevo tratta dal celebre romanzo "La coscienza di Zeno", pubblicato nel 1923. “Precedimi, ti seguo subito! Io, pronto, mi volgevo”. Forse una sorta di messaggio nemmeno troppo velato. Dall'altra parte della strada, su via Gemona, appeso al corrimano, c'è ancora un fiore che ricorda quella morte atroce. Ingiallito e rinsecchito certo, ma forse l'unico che non ha intenzione di arrendersi al tempo che passa.

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