Trieste, il complesso Ater fa rinascere via Negri

Conclusa la riqualificazione nel rione di Poggi Sant’Anna. Nuovi alloggi per 71 famiglie. Sistemati strade e marciapiedi
il complesso Ater di via Negri
il complesso Ater di via Negri

TRIESTE Un intervento atteso da tempo, sofferto, passato attraverso intoppi in corso d'opera, ma che adesso può dirsi finalmente concluso. Il complesso Ater di via Negri nel quartiere di Poggi Sant'Anna, oggetto di un recupero edilizio partito nel 2010, è pronto ad ospitare 71 famiglie negli altrettanti alloggi distribuiti su 9 palazzine, dal civico 9 al 25. Per le assegnazioni si farà riferimento alla graduatoria tuttora valida del bando 2010. Gli alloggi saranno consegnati tra circa un mese, ai primi di maggio, una volta espletate le procedure.

L’intervento si è concretizzato in virtù dell'iniziativa bandita dal ministero dei Lavori Pubblici, denominata "Contratti di quartiere II"e grazie ad un confinanziamento di Stato e Regione per un totale di oltre 9 milioni di euro. La riqualificazione ha interessato quelli che erano gli originali mini-appartamenti realizzati nel lontano 1952, di circa 30 metri quadrati l'uno (144 in tutto), trasformandoli in 71 alloggi più ampi, con una superficie che va dai 45 ai 70 metri quadrati, e dotati delle più moderne tecnologie. Edifici isolati con materiali rinnovabili e riciclabili, serramenti ad elevate prestazioni, impianti di riscaldamento ad alto rendimento e bassa emissione, fino all'utilizzo di pannelli solari e fotovoltaici.

Trieste, Ater pronta a “sfornare” quasi 500 alloggi
Alloggi di edilizia residenziale realizzati in via Flavia dall'Ater

Un progetto non solo abitativo, ma, come previsto peraltro dal bando ministeriale, volto anche al recupero sociale di quartieri particolarmente disagiati, con pochi servizi e inseriti in un contesto edilizio ed urbanistico compromesso. Si è intervenuto dunque anche sulla risistemazione di strade e marciapiedi, sul rifacimento dei sottoservizi, oltre che su viabilità, parcheggi, spazi verdi e trasporto pubblico, attraverso un accordo di programma che ha visto quale capofila il Comune di Trieste, insieme ad Ater, Provincia, AcegasApsAmga e Azienda Sanitaria. Nel complesso ci sarà infatti spazio anche per un presidio socio-sanitario, una sorta di ambulatorio di quartiere, e per un progetto di assistenza rafforzata h 24 che coinvolgerà 5 dei 71 utenti occupanti gli alloggi, sempre all'interno della graduatoria, curato dal Dipartimento di salute mentale dell'Azienda sanitaria.

«Si tratta di un intervento significativo che va nella direzione del reperimento di nuove soluzioni abitative, ma che allo stesso tempo riqualifica una porzione importante della città - ha osservato Antonio Ius, direttore Ater Trieste -. Un progetto sviluppato a partire da un’iniziale situazione di degrado urbanistico, sociale e abitativo. Non possiamo però fermarci qui perché le cose da fare per contrastare l'emergenza abitativa sul territorio sono ancora molte». Un numero su tutti: le circa 4mila domande ancora da soddisfare all'interno della graduatoria.

Si procede dunque per piccoli ma significativi passi in avanti. Dopo l'inaugurazione del complesso di via Negri, il prossimo "step" riguarderà via Flavia, dove tra l'estate e l'autunno saranno pronti ulteriori 62 alloggi (25 a giugno e 37 ad ottobre), cui si aggiungono altri 147 appartamenti cosiddetti “di risulta”, vale a dire restituiti all'Ater a causa di decessi, cambi di abitazione o revoche, distribuiti in varie zone della città, che prima di essere riassegnati, saranno oggetto di lavori di manutenzione e adeguamento impiantistico. «Questo è un esempio concreto di come le problematiche abitative vanno affrontate in sinergia partendo dalle tante e diverse esigenze del territorio - ha affermato Mariagrazia Santoro, assessore regionale alle Infrastrutture -. Dobbiamo però essere ancora più celeri come sistema pubblico nel dare le risposte alle domande dei cittadini». Pensieri condivisi dagli assessori provinciale Mariella Magistri De Francesco e comunale Elena Marchegiani, che si sono soffermate in particolare «sul carattere sociale del progetto, dove possono integrarsi le diverse realtà che operano sul territorio, al fine di mettere a disposizione della comunità ulteriori spazi e servizi, sull'esempio dei progetti "Habitat microarea” realizzati in via Cumano e a Opicina».

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