Trieste, il Carciotti alla quarta asta: vendita o nuova strategia
TRIESTE Palazzo Carciotti, o la va o la spacca. Due settimane per sperare. Il tempo per gli interessati di presentare le offerte in Comune scade alle ore 10.30 di giovedì 27 febbraio, perché le buste saranno aperte il giorno seguente, venerdì 28, sempre alle ore 10.30. Nel bando, pubblicato il 18 dicembre dell’anno passato, si chiede l’accompagnamento di un advisor, si abbassa la cauzione a 350.000 euro, si prospetta la possibilità di realizzare 21 appartamenti nella parte posteriore affacciata su via Cassa di risparmio.
Questo quarto tentativo viene effettuato allo stesso valore del terzo esperimento, cioè a 14,9 milioni. Finora il mercato ha fatto lo schizzinoso: no alla prima battuta quotata 22,7 milioni, no alla seconda battuta a 19,9 milioni, alla terza si verificò il curioso caso di Gehrard Fleissner, l’imprenditore austriaco di Graz che presentò sì l’offerta ma auto-riducendo la cauzione da un milione e mezzo a 155.000 euro. Per cui, dal punto di vista formale, l’asta si tenne ma senza aggiudicazione. Va detto che durante un anno di prove Fleissner è stato l’unico a portare al protocollo comunale una proposta, era intenzionato a fare del Carciotti un albergo a 5 stelle, sotto il quale costruire un garage: servivano molti soldi ma purtroppo quello spassoso venerdì 25 ottobre 2019 le premesse non furono incoraggianti. Poi si fecero vivi imprenditori ungheresi. Vedremo.
Lorenzo Giorgi, assessore al Patrimonio, è esplicito: «Se l’edificio non dovesse trovare compratori neanche stavolta, allora dovremo cambiare metodo». Giorgi non entra nel dettaglio delle alternative, che andrebbero dal project financing all’affitto “lungo”, perché la decisione sarà oggetto di una valutazione tecnico-politica.
Negli ultimi giorni ci sono state due visite al neoclassico isolato, che si estende tra Rive, via Genova, via Cassa di risparmio e Canal grande. Visite che avrebbero coinvolto un imprenditore e un rappresentante di fondi di investimento.
Negli ambienti comunali si vive la vigilia con un certo disincanto, perché il problema di fondo non è tanto la quotazione dell’edificio, tutto sommato abbordabile in relazione all’ampiezza e alla qualità dello stabile, quanto il successivo e necessario cantiere di restauro e di riqualificazione. Che deve tener conto delle condizioni poste la scorsa estate dalla Soprintendenza, tese alla conservazione delle parti “nobili” (pavimenti, stucchi, stufe, camini, serramenti originali, opere di Bosa e Bison, ecc.) e alla pubblica fruibilità della facciata rivolta a mare.
Il cantiere viene valutato non meno di 30 milioni di euro, anche perché, oltre alla riconversione economica (finora l’ipotesi più accreditata è stata quella dell’albergaggio), deve affrontare il restauro delle strutture lignee piantate nell’acqua che puntellano la creazione di Matteo Pertsch. —
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