Trieste, il busto di Santin “veglierà” su San Giusto
TRIESTE Cosa si cela lassù, dietro quel drappo bianco? Il quesito è sulle bocche dei triestini più attenti, quelli dall’occhio fine. Quelli che, terminato il lockdown, hanno dato uno sguardo approfondito alla cattedrale di San Giusto. Alla facciata, per esattezza. Perché alla destra dell’ingresso principale, è spuntato un nuovo manufatto. Proprio alla stessa altezza dei tre busti in bronzo realizzati dal maestro magiaro Béla Brestyanszky, i busti che dal 1862 ornano il luogo di culto per eccellenza della città. Quindi? Quindi, la notizia è ormai ufficiale: la cattedrale di San Giusto sta per calare il poker: il poker dei vescovi di Trieste.
Accanto a Enea Silvio Bartolomeo Piccolomini, vescovo della città per 30 mesi nel XV secolo e successivamente divenuto Papa Pio II, accanto a Rinaldo Scarlicchio, vescovo di Trieste dal 1622 al 1630 poi divenuto vescovo di Lubiana, accanto ad Andrea Rapicio - l’unico dei tre nato, vissuto e morto a Trieste, vescovo, umanista e lavorista del ’500 - sta per essere inaugurato un quarto busto. Quello di Antonio Santin, vescovo di Trieste (e Capodistria) dal 1938 al 1975.
L’inaugurazione del busto si sarebbe dovuta già tenere in questi mesi prima che l’emergenza sanitaria imponesse una revisione dei piani. La data originaria era quella del 17 marzo, giorno della scomparsa di Santin, che morì nel capoluogo giuliano nel 1981. Ma c’era in ballo anche la data del 6 maggio, quando nel 1938 venne nominato vescovo di Trieste.
Un’operazione condotta in gran silenzio e attuata in un anniversario peraltro nemmeno “tondo”.
Quello che si sa è che il busto in questione è opera di Marcello Mascherini, scultore nato a Udine nel 1906 ma trasferitosi all’età di quattro anni a Trieste, città dove operò e dove ottenne il San Giusto d’oro nel 1980. La scultura, in bronzo, custodita per anni nel Seminario vescovile di Trieste, risale al 1982 e venne realizzata un anno dopo la morte di Santin nonché un anno prima della scomparsa dello stesso Mascherini.
«Non ce ne vogliano i suoi predecessori o successori, ma Santin è il vescovo che più di tutti meritava di trovare posto accanto a baluardi come Piccolomini, Scarlicchio e Rapicio, vescovi che hanno dato enorme lustro alla città durante il loro operato», rileva in proposito il vicario episcopale della Diocesi, monsignor Ettore Carlo Malnati. Lo stesso professore di Teologia spiega, in sintesi, il perché della scelta di Santin: «Ha affrontato Mussolini non condividendo le leggi razziali, tutelando gli ebrei della nostra città. Ha lottato prima contro il nazifascismo e poi contro la dominazione dei titini in Istria e a Trieste, difendendo la libertà religiosa e l’italianità di queste terre. È stato un indiscusso difensore della dignità umana»
A questo punto rimane un unico quesito: quando verrà tolto il drappo bianco per inaugurare ufficialmente il busto di Antonio Santin? «Saltate le possibili date che erano state individuate, a questo punto cambia poco», conclude Malnati: «Certamente sarà nostra cura informare la popolazione affinché vi sia il giusto riconoscimento a questo straordinario vescovo, orgoglio per la nostra città».—
Riproduzione riservata © Il Piccolo