Trieste, il business delle false assunzioni di colf
TRIESTE Hanno assunto badanti virtuali. Perché quelle vere, in carne e ossa, non le hanno mai nemmeno viste. Ma le carte, i documenti per regolarizzare amministrativamente la posizione delle cittadine cinesi falsamente assunte, quelli li avevano invece firmati.
Alla fine Emilia Mirabella, 55 anni e Fabio Goruppi, 68 anni, hanno scelto la via del patteggiamento - di fatto accettando «per economia processuale», come dice il difensore, l’avvocato Antonio Zonta, le risultanze delle indagini del pm Pietro Montrone. Le pene concordate davanti al gip Guido Patriarchi sono state di 11 mesi (con la condizionale) per Mirabella e un anno (sempre con la condizionale) per Goruppi. L’accusa è stata appunto quella di aver assunto falsamente.
Condannata a un anno e 6 mesi, al termine del processo celebrato con rito abbreviato un’organizzatrice del business. Si chiama Mei Suilan e ha 50 anni. È cinese, ma sta in Italia. La pena di 6 mesi e 20 giorni a ciascuno è stata poi comminata ad altri due componenti dell’organizzazione: Dong Dichiao e Hu Con Gquian, rispettivamente di 43 e 53 anni. Per Mei Suilan il pm Montrone aveva chiesto 2 anni e per gli altri due un anno.
La vicenda giudiziaria che ha coinvolto i due triestini e i tre cinesi fa parte di una vasta indagine del pm Montrone sugli ingressi irregolari di cinesi, nordafricani e bengalesi. Tra questi figurano lavoratori irregolari ma anche prostitute.
Le indagini sono iniziate esaminando la posizione fiscale di alcuni titolari di attività commerciali triestine che risultavano di fatto non più operative ma che richiedevano ugualmente appositi permessi per far entrare in Italia lavoratori da impiegare però solo sulla carta. Società inattive o con una conclamata passività dedite alla ristorazione, all’edilizia o alla locazione immobiliare che chiedevano di assumere personale straniero per ottenere permessi di soggiorno. Di fatto invece gli stranieri che arrivavano nella nostra città venivano avviati al lavoro nero in attività in regione o in fabbriche clandestine in Toscana.
Il blitz era scattato all’alba del 20 novembre 2011. Poderoso lo spiegamento di forze: 120 finanzieri e oltre 40 mezzi. Erano state effettuate decine e decine di perquisizioni. L’inchiesta del pm Montrone si era velocemente dipanata in tre filoni riguardanti gli ingressi irregolari di cinesi, oltre che bengalesi e nordafricani. Era anche emerso un vasto giro di prostituzione.
Gli stranieri arrivati in Italia attraverso l’organizzazione pagavano da un minimo di 2 mila e 500 ad un massimo di 10 mila euro e provenivano dal Bangladesh ma anche dalla Cina. Proprio come le badanti virtuali. Quelle che hanno inguaiato i due triestini.
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