Trieste, «Il bambino conteso va affidato alla madre»
Colpo di scena nel caso del bambino conteso tra i due genitori. La Procura dei minori di Trieste ieri ha chiesto il rimpatrio del bimbo in Sudamerica, dove vive la mamma. Se l’istanza fosse accolta, il figlioletto di sette anni dovrebbe lasciare l’Italia e la città.
Ma non è detta l’ultima parola: il giudice, dopo l’udienza di ieri mattina, si è riservato di decidere. La sentenza, tecnicamente un decreto, sarà depositata nei prossimi giorni.
Si apre così un nuovo capitolo, l’ennesimo ma risolutivo, sulla complessa vicenda che vede contrapposti due genitori che vivono in due Paesi diversi. Un tira e molla legale che si trascina da due anni e di cui ha parlato sia la stampa nazionale che straniera.
L’udienza di ieri si è tenuta a porte chiuse e senza la presenza di “Andrea”, nome di fantasia, suo malgrado vittima di due adulti che non riescono a mettersi d’accordo. È stato il pubblico ministero Francesco Verderese ad avanzare la richiesta del trasferimento del piccolo, su cui insiste la madre. La quale aveva avviato il procedimento previsto dalla Convenzione dell’Aja per i diritti dei minorenni, dopo un primo rifiuto al rimpatrio stabilito dal Tribunale di Trieste.
Come? Sostenendo che il padre - un triestino di 45 anni - avrebbe sottratto con forza il figlioletto dal Paese sudamericano in cui viveva. La vicenda comunque inizia sei anni fa, quando “Andrea” è in culla. È la mamma che decide di portare il bebè nel suo Paese di origine. E non di certo per una vacanza, anche perché la donna non farà più rientro in Italia tenendosi stretto il neonato. Ma il padre non si dà per vinto e, pure lui attraverso la Convenzione Aja, riesce a ottenere il rientro del figlio in Italia. Ma in secondo grado la compagna riconquista il diritto di tenersi “Andrea”. Nel frattempo, stando a quanto emerso negli ultimi mesi, il Tribunale avrebbe ordinato un rientro del minore a Trieste riconoscendo la potestà genitoriale “esclusiva” al papà e dunque l’affidamento. Una versione, questa, smentita dalla controparte. Il quarantacinquenne triestino si è comunque imbarcato su un aereo per riprendersi il figlioletto e fare ritorno in Italia: una sottrazione di minore? La battaglia è aperta.
I legali del papà, gli avvocati William Crivellari e Paolo Gippone, ritengono che “Andrea” in tutti questi anni in Italia si sia abbondantemente integrato a scuola e con gli amici. I difensori insistono dunque sulla necessità di rigettare la richiesta di rimpatrio del bimbo in Sudamerica, presentata formalmente dallo Stato a cui si è rivolta la mamma. La donna è rappresentata dagli avvocati Michele Della Bella e Licia Amato, ieri sostituiti da un collega, specializzati in diritto familiare internazionale.
Il tema, in realtà, non è scegliere qual è il genitore “migliore” con cui il bambino deve stare; quanto, piuttosto, se “Andrea” deve essere riportato nella sua residenza abituale o meno. Dopo l’udienza, i giudici si sono ritirati in Camera di consiglio. Il Tribunale dei minori, presieduto dal giudice Silvia Balbi, dovrebbe uscire a breve con il verdetto. Nel dibattimento erano presenti entrambi i genitori, non il figlio, tenuto sempre lontano dalle aule di giustizia.
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